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  • Il metodo

    Se vuoi cambiare, ti devi radicare!

    Se vuoi trasformare la tua vita personale o professionale hai uno strumento potentissimo che deriva dalle discipline orientali: il radicamento

    Da qualche mese, e il periodo estivo è stato per me un amplificatore, mi capita spesso di fare coaching a manager e persone che desiderano cambiare.

    Chi desidera (molti) cambiare il proprio lavoro, chi desidera lasciare città, chi il marito o la moglie.

    Sta di fatto che il fattor comune è il non sentirsi più bene dove si sta.

    C’è come un impeto, uno slancio che vorrebbe velocemente seguire la voce del cuore e andare. Ma c’è anche la regina delle emozioni, la paura, che inibisce lo slancio e così subentra un incessante dialogo tra la voce della mente (razionale, analitica, logico deduttiva ecc) e quella dell’anima, che spesso si manifesta in stress, insonnia, sintomi fisici ecc.

    Da ciò emerge in primis il  conflitto. Si tratta di un conflitto interiore che, inevitabilmente, si manifesta in un comportamento conflittuale. 

    Non si sa più qual’è il posto giusto. C’è confusione.

    Henri Laborit,medico, etologo e filosofo francese. È considerato il fondatore della “psico-biologia” ed ha coniato il termine eutonologia, la  scienza di «star bene nella propria pelle». 

    Laborit studiava l’inibizione dell’azione. L’emanazione nasce come programma di risposta ad uno stimolo e dovrebbe risultare “buono per te“. Ma noi non possiamo sempre scaricare l’impulso.  La nostra vita si svolge tra continua negoziazione tra l’impulso dell’azione e l’azione. O noi siamo in presenza e restiamo coerenti con ciò che proviamo dentro, senza agirle e senza reprimerle

    Se non possiamo scaricare l’impulso , l’impulso implode e resta scaricato nel corpo fisico. 

     Chi sono davvero io? 

    Sono quello che ragiona e sta con i “piedi per terra” e prima di cambiare deve essere proprio sicuro che la scelta sia quella giusta, o sono quello che sa che, come se finalmente si risvegliasse, lancia in resta, sceglie consapevolmente di rischiare perché sente che la libertà non ha prezzo e che l’altro lavoro o l’altra persona mi faranno stare bene..

    Il risveglio non è un movimento così semplice e perfetto, proprio perché avviene in una realtà duale.

    Quando l’anima, il cuore, quella vocina interiore (chiamatela come preferite) si risveglia nel corpo “materiale” così pesante e intossicato da memorie di dolore, non ce la fa più a stare. Vuole andare.

    In realtà vuole tornare

    E’ come se si staccasse dal suolo, cercando di liberarsi dagli irretimenti del corpo, dei condizionamenti ed abitudini.

    I piedi non riescono più a toccare il terreno e si perde il contatto con sè stessi, e la propria centratura, con la propria vita quotidiana. Così si fanno delle scelte disfunzionali, spesso non allineate al proprio massimo bene e alla propria realizzazione, pensando che basti cambiare lavoro per ritrovare il proprio equilibrio.

    Si lascia nella convinzione di trovare.

    Trovare cosa?

    La ricerca del 2023 di Giovanni Degortes e di Marina Deledda, fatta per la Fondazione Consulenti del lavoro – Istituto Piepoli riporta un’impennata di dimissioni di lavoratori a contratto a tempo indeterminato e la motivazione principale sembra essere l’insoddisfazione.

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    Senza radicamento non si può volare, non si trova più niente, né il passato, ne’ il presente, tanto meno il futuro.

    Così contemporaneamente, mentre si sente parlare di impennata di dimissioni, si parla anche di Grande Pentimento.

    In realtà senza radicamento ogni passo diventa avventato e privo di significato.

    Non si sta andando verso il sogno, ma alla deriva senza porti ai quali approdare.

    La mancanza di radicamento, che si crea quando l’anima si risveglia ma la mente non è ancora pronta, ti può rendere il passo incerto, instabile nelle decisioni, ma anche nelle passioni e nell’interesse per quello che hai, portandoti a dubitare di quello che stai facendo. Generando noia, confusione, distrazione e facendoti passare la voglia, portandoti a pensare di dover evadere e fare altro.

    Nella vita vissuta all’interno della struttura a cui hai aderito per senso di appartenenza per essere accolto, di credenze e condizionamenti le radici non erano le tue.

    Stavi in piedi rispettando le regole che ti davano la direzione.

    Non ti davi il permesso di esistere come il vero/a te stesso/a e questo, quando l’anima si risveglia, non solo non si sana ma rischia di peggiorare perche’ non riesci più né a restare, né ad andare, ma soprattutto non riesci a tornare.

    Non basta il coraggio

    Non basta la fiducia

    E’ fondamentale lavorare sulla vera consapevolezza. E’ importante imparare a radicarsi bene, ma non come in passato, radicarsi nella nuova energia e nel rispetto e gratitudine di quella struttura che ti ha caratterizzato fino a quel momento.

    Puoi raggiungere tutto ciò che ti suggerisce la voce del cuore, ma non sarà mai il lavoro giusto che ti farà emergere, che ti darà appagamento e soddisfazione.

    Sarai tu quando entrerai nel tuo potere, nel tuo diritto di esistere, nel tuo radicamento, nell’uso della tua energia potente, che avrai la capacità di emergere in ogni cosa che farai.

    Quando sei nel tuo potere, nel radicamento, nella tua energia originale e nella tua missione come anima in cammino, emergi facilmente in tutto ciò che fai.

    Semplicemente per ciò che sei.

    Solo trovando le tue nuove radici, saprai che ciò che senti è vero e se davvero è il momento di cambiare. Quando il radicamento è saldo e ricalibrato, se la spinta a cambiare è veramente dell’anima, si ha la centratura, la potenza energetica, la lucidità necessaria e adeguata per cogliere ogni cosa al momento più opportuno. E dare concretezza all’intento e ai propri sogni.

    Quando invece la spinta a lasciare, a cambiare è solo dovuta alla perdita di contatto con la materia e con la propria storia umana, ritornando con “i piedi per terra” se ne può avere una giusta visione.

    Ricalibrando e ripristinando il radicamento, è facile che quella spinta, quasi forzata ad andare, che di fatto appartiene all’ anima, mentre il corpo materiale non è in grado di farlo, perderà intensità.

    Tutto ciò permetterà una percezione più consapevole di ciò che realmente si vuole.

    Forse quel lavoro, quel marito, quella moglie, ecc non sembreranno poi così male, almeno per ora.

    L’espressione “tornare con i piedi per terra”, oppure “rimani con i piedi per terra” per come ci sono state trasmesse, in ambito educativo, avevano l’intento di tenerci lontano dai nostri sogni, dalla nostra vita vera e dal nostro vero cammino.

    Oggi è fondamentale restare con i piedi per terra proprio per sognare bene perchè senza radici non si vola.

    Le radici sono concretezza di intenti, ancoraggio che permette di volare, materia, spirito incarnato. 

    Se sei interessato a questa tematica, scrivici a info@myhara.it

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