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maschile e femminile

  • Il metodo

    La leadership emotiva passa attraverso l’energia del corpo

    Nel 2005 sono stata operata alle corde vocali perchè avevo un nodulo che ostruiva il passaggio del suono. Le corde vocali si erano irrigidite e mi ritrovai completamente afona.

    Per il mio lavoro in particolare, sempre a contatto con le persone, anche nell’insegnamento, era un disagio penalizzante.

    Ma è stata anche la mia fortuna.

    Venivo da un’esperienza aziendale di leadership tradizionale, up & down, e la mia difficoltà principale era “starci dentro”.

    Avevo un ruolo manageriale e il lavoro mi piaceva, ma ero sempre in conflitto con ciò che sentivo e con l’ambiente aziendale.

    Ecco che il sintomo fisico mi arrivò proprio colpendo la gola. 

    Non riuscivo a comunicare quello che ero. 

    Le mie corde vocali erano impregnate di un miscuglio di emozioni, di conflitto e dolore.

    Lavoravo già da parecchi anni sull’intelligenza emotiva e le emozioni nel corpo, mi ero laureata con una tesi sulla comunicazione non verbale, ma era più facile riconoscerle negli altri che in me.

    Dopo il 2005 ho compreso che, se non mi fossi presa la responsabilità di lavorare in primis su di me, non avrei mai potuto guidare, ispirare nessun altro, nemmeno i miei figli, anzi soprattutto loro.

    Non ci addentriamo in questa sede sul significato dell’intelligenza emotiva essendoci una bibliografia amplissima e, trovando in Goleman, il padre dell’intelligenza emotiva.

    Saper guidare è un’abilità importante per chi lavora in gruppo. Che si tratti della direzione di un’impresa o della necessità di motivare i colleghi, essere capaci di ispirare e dirigere è fondamentale per raggiungere qualunque obiettivo.

    Goleman ci parla di 6 tipi di leadership emotiva ma ci dice anche che non esiste uno stile di leadership emotiva migliore di altre. 

    Si basano tutti sulla capacità di capire le emozioni altrui.

    Ma come faccio a comprendere le emozioni altrui se non riconosco le mie?

    E’ importante notare che molte persone non riescono a capire le proprie emozioni perché non sanno interpretare bene i segnali inviati dal proprio corpo. 

    Solitamente associamo le emozioni a un sentimento, ma in realtà tutte le emozioni partono da una sensazione fisica. Questo vuol dire che, indipendentemente dal nostro grado di confusione, possiamo entrare in contatto con un’emozione prestando attenzione a cosa succede al nostro corpo.

    Essere consapevoli del proprio corpo può sembrare la cosa più semplice.

    In realtà scopriamo che non è proprio così. 

    Se stiamo fermi non lo sentiamo. Se camminiamo siamo distratti da altre sensazioni.

    Le ragioni per cui e’ importante essere consapevoli del proprio corpo sono :

    • la consapevolezza del proprio corpo è un evento in continuo movimento che ci ancora al momento presente
    • le sensazioni fisiche sono porte d’ingresso per riconoscere le proprie emozioni
    • le sensazioni fisiche accompagnano i processi di pensiero e, a volte, attivano pensieri ripetitivi
    • la consapevolezza corporea riduce l’eccessiva identificazione con gli stati mentali negativi
    • ci permette di incontrare, in modo delicato, quello che tendiamo ad evitare emotivamente

    Evitare di sentire il corpo ha una ragione principalmente pratica: evitare di sentire le emozioni.

    E’ piu’ accettabile avere una tensione sulle spalle, piuttosto che sentire la rabbia; avere un vuoto allo stomaco piuttosto che sentire la paura.

    Quindi il  primo passo è sicuramente allenarsi ad ascoltare il proprio corpo.

    Vantaggi e Svantaggi della leadership emotiva

    La sfida è riconoscere vantaggi e svantaggi della leadership emotiva e “surfare” in equilibrio tra il fare e il sentire, l’imporre e l’accogliere, l’azione e la riflessione. 

    Tutto ciò ha a che fare con la nostra energia personale maschile e femminile. 

    • Prosperare in periodi di caos e di cambiamenti turbolenti
    • Essere sincero nel comunicare verità “dolorose”
    • Ispirare, generare, rendere sentito l’obiettivo dell’azienda
    • Promuovere innovazione e creatività
    • Creare relazioni cordiali e durevoli sia all’interno che verso i clienti
    • Essere empatici ma autorevoli

    La leadership emotiva comprende ognuna di queste possibilità.

    Come qualunque altra competenza o approccio, può avere  aspetti positivi e negativi. Considerarli ci aiuterà a decidere se fare appello alle emozioni sia la scelta più adeguata o se, al contrario, sia meglio ricorrere a un approccio più basato sulla logica e meno sull’empatia.

    Vantaggi:

    Non si può negare che dirigere un gruppo avendo a disposizione una buona dose di intelligenza emotiva offre benefici di ogni tipo. Tra i principali troviamo un ottimo equilibrio tra il raggiungimento degli obiettivi e buone relazioni all’interno del gruppo. Questo probabilmente significa dover sacrificare, in certa misura, l’efficienza dell’impresa, in cambio offrirà maggiore benessere ai dipendenti.

    Un buon leader emotivo deve essere capace di valorizzare le qualità dell’equipe, di aiutare gli altri a scoprire e sviluppare talenti e competenze. Uno dei risultati sarà una maggiore motivazione del gruppo, fondamentale per il buon andamento dell’azienda.

    Svantaggi:

    Adottare la leadership emotiva, tuttavia, può non essere sempre ottimale. In alcune circostanze potrebbe dare corso ad una serie di ripercussioni negative, tra cui:

    • Portare il leader ad agire in modo impulsivo. Un atteggiamento simile può essere svantaggioso per l’azienda e per il raggiungimento degli obiettivi nel caso in cui richiedano un orientamento più razionale.
    • Causare problemi di autocontrollo. In alcune occasioni, un leader deve prendere decisioni difficili, dure a livello emotivo. Un eccesso di empatia può rendere la gestione complicata o andare contro il processo stesso.
    • Provocare fluttuazioni emotive. Un eccesso di empatia o connessione con le proprie emozioni può far sì che queste influiscano troppo sullo stato d’animo del leader. Un leader, in linea di massima, deve essere un esempio di solidità e stabilità; diventa invece complicato esserlo quando si è in balia di emozioni non controllate.

    Come l’intelligenza emotiva influenza la leadership emotiva

    L’intelligenza emotiva può essere riconosciuta come l’insieme di specifiche capacità quali: consapevolezza, padronanza di sé,  motivazione, empatia, abilità nelle relazioni interpersonali, che permettono di utilizzare le emozioni come un patrimonio di ricchezza a vantaggio nostro e della collettività.

    L’IE ( intelligenza emotiva) incontra la leadership là dove si manifestano capacità di: 

    • ascolto
    • empatia
    • autorevolezza
    • capacità di ispirare gli altri a partire da ciò che li motiva, capacità di creare un ambiente emotivamente sicuro
    • influenzare emotivamente i propri collaboratori, saperli motivare innescando sentimenti positivi e riuscendo a liberare l’espressione del talento personale

    Goleman in Leadership emotiva. Una nuova intelligenza per guidarci oltre la crisi, afferma che Il leader emotivo è una persona “dotata di uno speciale talento di calamita limbica” che ha la capacità di creare risonanza, di stimolare comportamenti che permettano di suscitare emozioni positive, entrando in contatto e influenzando il cervello emotivo dei propri collaboratori.

    Come afferma Goleman, “ I leader sanno scuoterci. Accendono il nostro entusiasmo e animano quanto di meglio c’è in noi.”

    La leadership emotiva è sinergia tra energia maschile e femminile

    La cultura occidentale ha da sempre scelto lo sviluppo dell’intelligenza cognitiva e ha fatto della mente e del logos la propria coppia d’assi, ignorando che le emozioni sono alla base di ogni comportamento umano. 

    Così sono stati costruiti i nostri modelli di management, e il ruolo di leader costruito su valori maschili, indipendentemente dal gender del leader, e per tradizione associato al concetto di forza, decisione, e razionalità.

    Sarebbe riduttivo negare che valori come empatia, nuova leadership, balance sono entrati a livello concettuale nelle organizzazioni ma non ne permeano ancora il terreno.

    Definiamo il femminile come l’energia dell’emotività, dei sentimenti, della sensibilità e della ricettività, della cura, della creatività. Viceversa il maschile richiama razionalità, azione, freddezza, coraggio, lealtà, individualismo e spinta all’avere. Il femminile è per lo più interiore e si declina nella cura del particolare, nell’andare dentro. Il senso prevalente è il tatto, legato alla carezza, al gesto che guarisce. L’energia maschile è orientata al sociale, al dominio, all’andare verso l’esterno e conseguentemente la vista prevale sugli altri sensi.

    Come  attuare una trasformazione a favore di una  leadership emotiva?

    Un primo passo è osservare in che equilibrio sono le nostre 2 energie maschili e femminili.

    Perché il successo di un’autentica leadership emotiva deve tenere conto del proprio femminile. Altrimenti il conflitto interno si manifesta all’esterno e non siamo riconosciuti.

    Permettere all’uomo di riconoscere le proprie emozioni significa integrare la propria energia femminile. Permettere alla donna di esprimere il potere femminile con le caratteristiche del femminile permette di abbassare il disequilibrio dell’energia maschile della donna in azienda.

    Per esercitare una bisogna riscoprirsi esploratori.

    Fare l’esploratore significa sapersi muovere su qualsiasi tipologia di terreno, sapersi orientare in qualsiasi momento della notte e del giorno, riconoscere i pericoli affrontarli e trovare la giusta soluzione. Ecco perché oltre al piano delle competenze, è opportuno sapersi destreggiare in ogni occasione che si presenta.

    Ma fare l’esploratore significa anche ascoltare, accogliere il sentiero. Fidarsi di sé e dei propri compagni di viaggio. Prendersene cura affinché la traversata sia sicura per tutti, per sé, per loro, per il mezzo di esplorazione e per la meta da raggiungere.

    E’ con questo spirito, e con la ricerca dell’equilibrio tra il proprio maschile e femminile che si affinano gli strumenti da mettere in campo di volta in volta affinché la situazione sia sotto controllo ma non controllata, sia gestita ma non schiacciata.

    In più una leadership emotivamente intelligente si riconosce nella capacità di dare cattive notizie in modo comunque generativo per il gruppo e per le persone. https://www.energyogant.it/la-nuova-leadership-e-adattiva-e-condivisa/

    Tra le principali caratteristiche di coloro che hanno un’alta intelligenza emotiva viene individuato l’essere perenni apprendisti, life-long learners che costantemente sentono il bisogno di crescere, di farsi domande, di imparare cose nuove e in nuovi modi, persone disposte a cambiare le loro idee per aprirsi al nuovo.

    Per concludere in leggerezza, suggerisco di dare un’occhiata alla serie New Amsterdam su Netflix dove Max,  il leader, a mio parere è un buon tentativo di leadership emotiva.

    “Un pittore mi disse che nessuno può disegnare un albero senza diventare in qualche modo un albero; o disegnare un bambino studiando soltanto il profilo della sua forma… ma col guardare per un po’ di tempo i suoi movimenti e i giochi, il pittore entra nella sua natura e quindi può disegnarlo.” (Ralph Waldo Emerson)

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

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  • Il metodo

    La prima risorsa di diversità ed inclusione in azienda sei tu

    diversità ed inclusione in azienda

    Seconda parte (la prima parte dell’articolo la puoi leggere qui)

    La  gestione dello stress, o gestione dell’energia personale, è intrinsecamente collegata al concetto di diversità e inclusione in azienda e alla responsabilità che abbiamo di osservare, conoscere e rendere manifeste le nostre parti opposte, integrandole e armonizzandole tra loro.

    Lo stress è positivo quando è il “motore”, la “scintilla” che ci spinge a trovare il modo giusto, per noi, per andare oltre alla persona (maschera) che siamo e al ruolo che ricopriamo, riconoscendo  l’importanza di valorizzare, noi per primi, la nostra diversità ed inclusione in azienda e nella vita.

    Solo in questo modo impariamo a superare il conflitto interno. 

    Il conflitto interno non è altro che la distanza che si crea tra le nostre due energie (maschile e femminile) quando in azienda, o nella vita, diamo espressione più all’una che all’altra.

    C’è uno scollamento che crea frustrazione, al di là del gender. 

    Il genere è l’insieme delle prestazioni, della mascolinità o della femminilità che ci si aspetta da individui che possiedono determinati organi.

    Secondo la dott.ssa Amanda Solomon Amorao, viviamo in un

    “… sistema di relazioni di genere e ideologie in una cultura specifica ed in un periodo storico specifico che detta esso stesso cosa significa essere uomo o donna. La gerarchia di genere influenza ed è influenzata dalle ideologie dominanti e rispetta e fa rispettare le istituzioni sociali. Il determinismo biologico rafforzato dalle istituzioni sostiene il dominio degli uomini sulle donne (patriarcato)”.

    Ma la nostra energia è UNA e va ricercata e nutrita nella diversità, che ci appartiene.

    Abbiamo visto l’estate scorsa l’energia dei numeri UNO

    Il Tao cinese ci insegna che l’Energia è Una e che, nell’esperienza umana, appare come dualità: Yin e Yang, femminile e maschile.

    Non esiste la conoscenza di una polarità, senza considerare l’altra

    L’energia maschile ha a che fare con il manifesto, l’essere, mentre l’energia femminile fluisce in ciò che non si vede, il non essere.

    L’energia maschile si manifesta nel modo in cui operiamo verso il nostro mondo esterno e si esprime con l’azione, la forza, il movimento e la fermezza. 

    L’energia femminile è espressa nel modo in cui operiamo verso il nostro mondo interiore e rappresenta la fluidità, la creatività, la sensibilità, l’introspezione ed il nutrimento.

    L’uomo e la donna hanno in Sé entrambe queste energie che  sono profondamente connesse: la crescita dell’una promuove l’altra.

    Questo è a fondamento della valorizzazione della diversità e dell’inclusione in azienda.

    Ciò sta nella natura delle cose. Non vi è antagonismo tra di esse. 

    Anche il nostro cervello, pur essendo uno ha in sé la complementarietà di 2 forze: 

    • l’emisfero sinistro è più abile nella capacità di sviluppare operazioni logiche, linguaggio, e gli spettano compiti analitici come l’espressione e la comprensione del linguaggio, l’analisi dei dettagli, il ragionamento simbolico, razionalità, maturità, passionalità, memoria numerica, conoscenza delle regole, il pensiero lineare (una frase per volta), la ricerca logica di una soluzione;

    Da qui generiamo forme di energia maschile.

    • l’emisfero destro è responsabile della riduzione dei riferimenti spazio-temporali, quindi disegno geometrico, lettura di mappe, somiglianze visive, sintesi temporale e senso musicale, della prevalenza delle funzioni rappresentativo – emotive e dell’attenzione non specifica; grazie a questo emisfero riusciamo a ricostruire la realtà da una piccola parte, cogliendo contesti, strutture e configurazioni complesse, nella loro totalità. 

    Questo emisfero genera forme di energia femminile.

    Il corpo fisico, è noto, risponde a questi 2 emisferi in un equilibrio dinamico: 

    • la parte sinistra del nostro corpo risponde all’’emisfero destro, quello delle immagini, della musica e della geometria, della creatività. 
    • la parte destra del nostro corpo risponde all’emisfero sinistro che si esprime nella logica, nell’analisi, nella razionalità.

    E’ un’energia distinta ma non separata, un movimento continuo “naturale”.

    Per collegare le due aree, a livello funzionale, si attiva il corpo calloso: un fascio di assoni che comprende più di 200 milioni di fibre commessurali e che interconnette i due emisferi cerebrali, garantendo  quindi il trasferimento di informazioni e la loro coordinazione. 

    L’aspetto interessante è che tali connessioni sono molte più numerose da parte dell’emisfero destro (femminile), nei confronti di quello sinistro (maschile) che non il contrario.

    Il femminile crea e trasforma, il maschile concretizza e cristallizza.

    E’ importante notare come il nostro corpo crea sempre connessioni e scambi tra le parti per raggiungere l’omeostasi e quindi la capacità di autoregolazione degli esseri viventi: diversità ed inclusione sono un naturale processo per l’evoluzione dell’essere umano.

    Riconoscere la propria diversità ed includerla nella propria espressione in ambito lavorativo migliora la relazione con quella altrui e l’equilibrio in azienda, a vari livelli

    Molte  realtà aziendali oggi sono orientate  verso la costante ricerca di diversità ed inclusione in azienda attraverso il  riconoscimento delle potenzialità dei singoli.

    E’ del 2020 la dichiarazione di  Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric inserita nel 2020, per il terzo anno consecutivo, in Bloomberg Gender-Equality Index (GEI):

    Siamo onorati di avere avuto ancora questo riconoscimento dei nostri sforzi per arrivare alla parità di genere..La parità di genere è uno degli obiettivi più importanti che abbiamo; ….. L’equilibrio di genere è parte integrante del nostro modo di fare business e ne stiamo facendo una priorità”. 

    Schneider Eletric è una delle 325 società quotate al mondo, su 11.500 valutate, nell’ indice trasversale a tutti i settori di business lanciato da Bloomberg nel 2018, che valuta l’impegno e le azioni in materia di parità di genere delle principali società quotate a livello globale.

    Sempre nel 2020 abbiamo assistito all’elezione della prima Vice Presidente donna della storia degli Stati Uniti d’America: “I may be first, not last!” dichiara il cambiamento in atto nel mondo del lavoro rispetto ai concetti di gender balance.

    I benefici di diversità ed inclusione in azienda del maschile e femminile

    Lo squilibrio, abbiamo detto, si verifica quando si valuta un tipo di energia superiore all’altro. 

    Qualità e benefici dell’energia femminile:

    La sacra energia femminile pulsa attraverso di noi, sebbene a volte ci dimentichiamo di accoglierla. Quando accettiamo e incoraggiamo l’energia femminile possiamo vedere le molte qualità che ne conseguono.

    Empatia, Fluidità, Morbidezza, Ricettività, Apertura, Devozione, Creatività, Compassione, Senso di comunità, Sentimenti, Supportività, Intuitività, Comprensione.

    Quando ti sintonizzi e valorizzi queste qualità dentro di te e negli altri, tu:

    • Magneticamente attrai ciò che desideri 
    • Sviluppi progetti alla giusta velocità
    • Ti godi il processo di creazione indipendentemente dal risultato finale
    • Riesci a visualizzare il grande progetto
    • Lavori con gli altri, creando un senso di comunità 
    • Ti riconnetti alla vita emozionale e fisica come catalizzatore di cambiamento e sviluppo 
    • Ti relazioni agli altri con l’ascolto e la condivisione 

    Qualità e benefici dell’energia maschile:

    La sacra energia maschile pulsa allo stesso modo attraverso di noi, sebbene a volte ci  dimentichiamo di accoglierla. 

    Leadership, Azione, Motivazione, Logica, Avventura, Forza, Lealtà, Fermezza, Sopravvivenza, Sicurezza, Focus, Orgoglio, Onore, Efficienza, Potere, Carattere.

    Quando riconosci il valore di queste qualità dentro di te e negli altri, tu:

    • Persegui tenacemente ciò che desideri
    • Decidi quando e come far crescere il tuo progetto
    • Ti focalizzi sul risultato finale del progetto
    • Ti focalizzi su una cosa alla volta
    • Ti affidi a te stesso ed ai tuoi traguardi
    • Stabilisci i confini delle tue emozioni e del tuo corpo al fine di raggiungere i tuoi obiettivi

    Le considerazioni sulle energie maschili e femminili hanno conseguenze nella vita aziendale e privata. Mentre ci muoviamo per cercare l’equilibrio tra queste energie, ci muoviamo verso la salute, l’armonia e la libertà

    Ridisegnare l’azienda, in ottica di valorizzazione della diversità e dell’inclusione, significa pensare all’azienda stessa come organismo vivente e riconoscere in essa le due energie

    Per la cultura aziendale sviluppatasi per lo più fino ad oggi, lo sguardo si è sempre posato esclusivamente sul profitto.

    Il nostro focus è condividere e comprendere che il valore genera profitto e non il contrario. 

    Il valore, in termini aziendali, è il risultato tra ottimizzazione di tempo e denaro.

    La gestione del tempo, in termini di efficienza, implica persone ed Azienda  integrate nell’inclusione della propria diversità (maschile e femminile).

    La diversità come differenziazione genera arricchimento e valore.

    Non è un fattore da prendere, ma qualcosa da dare: è un generarsi e rigenerarsi nell’azione e nello scambio.

    Abbracciare la complessità è “naturale”

    È questa la sfida che abbiamo di fronte: promuovere la costruzione individuale della persona riconosciuta nella sua infinita processualità.

    La sfida è guardare al maschile e al femminile in un’ottica che ne abbracci la complessità e non la appiattisca: queste le basi per i processi di valorizzazione della diversità e inclusione in azienda.

    Lavorare per abbracciare la complessità significa allargare il proprio orizzonte di senso volendo guardare il mondo al di là di stereotipi, che se da un lato semplificano, dall’altro ci fanno perdere grandi e stimolanti opportunità di crescita e trasformazione.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    La prima risorsa di diversità ed inclusione sei tu

    Prima parte

    Come riconoscere ed armonizzare la propria energia personale in azienda per essere unici, motivati e innovativi?

    Una ricerca del 2018 promossa da McKinsey evidenzia che quanto più è grande la diversità in azienda della forza lavoro, tanto più alti sono i profitti e le possibilità di generare valore. Solitamente per diversità si intende il genere, l’età, l’orientamento sessuale, l’etnia, la disabilità, il carico familiare, ecc.

    Meno frequentemente si pensa che la prima vera risorsa relativa a diversità ed inclusione in azienda riguardi proprio noi stessi con le nostre differenti parti, atte ad esprimere la nostra energia personale unica e differenziante come valore nel lavoro e nella vita.

    Tutto è energia?

    Se l’azienda si muovesse su due grandi forze, quella maschile e quella femminile? 

    Se ci fossero una parte femmina e una parte maschio in ogni situazione, oggetto, condizione che ci troviamo a vivere?

    Anche l’azienda, con la “A” maiuscola, e’ una chiara espressione ancora oggi di predominanza di energia maschile.

    L’ Azienda è un’energia aggressiva, competitiva, orientata al risultato.

    Eppure tutto…giorno e notte, bianco e nero, sinistra e destra, sole e luna, inspirazione ed espirazione, vita e morte, nascita e termine, ci parla di due energie contrapposte che si completano a formare l’unità del processo.

    Ognuna di queste parti è opposta all’altra e allo stesso tempo complementare. 

    Non può esistere l’una senza l’altra.

    Come può allora essere in equilibrio l’Azienda, se propende esclusivamente all’espressione di una delle due energie ?

    Di come sia difficile definire cosa sia l’energia, mentre sia piu’ facile dire cosa fa, l’abbiamo visto in questo articolo.

    Energia, dal greco ener-gheia = che è attivo, capacità di agire.

    In questo mondo tutto è energia: noi stessi siamo energia.

    I concetti di diversità ed inclusione, in ambito lavorativo, riguardano sia le persone che l’azienda stessa, se pensata come organismo vivente.

    Lavorare nel rispetto e nella valorizzazione della diversità ed inclusione di ognuno in azienda non significa focalizzarsi su donne e/o su uomini, ma su ognuno, al di là del gender, prestando ascolto alle proprie differenti espressioni energetiche per comprenderle ed includerle in una unicità creativa e differenziante.

    E’ interessante osservare che questo ragionamento vale sia per le singole persone che per l’anima/animus stessa dell’azienda.

    E’ tempo ormai di pensare all’azienda come organismo vivente dotato di mente, corpo ed emozioni.

    Noi non siamo capaci di comprendere l’altro/a perché abbiamo espulso l’altro/a che è in noi. 

    Lo stesso vale per l’Azienda che ha espulso l’altra che e’ in lei.

    C.G. Jung, già agli inizi del Novecento, ebbe la  prima fondamentale intuizione che la psiche umana presentasse componenti maschili (animus) e femminili (anima) in tutte le persone, a prescindere dal loro sesso, e che quindi ogni identità personale risultasse intrecciata psichicamente in termini soggettivi anche molto differenziati.

    In un saggio del 1931, dedicato alle età della vita, Jung aveva osservato il trasformarsi degli uomini, invecchiando, in senso femminile, e delle donne in senso virile.

    Egli vide in questo un esito osservabile del processo di integrazione fra Io e Sé che egli considerava il compito dell’esistenza individuale. 

    Come facciamo concretamente a riconoscere l’altro/a (diversità)  che è in noi?

    Ci sono diverse possibilità, ne cito alcune, in quanto approfondire ora ci porterebbe fuori tema:

    • legge di risonanza: entrare in contatto con il mondo che viviamo attraverso l’ascolto di ciò’ che in noi risuona, suscitato dal racconto delle esperienze e delle emozioni vissute da altre persone in una determinata situazione. Succede così che il nostro corpo e la nostra mente vibrano insieme come un diapason. 
    • la legge dello specchio: tutte le volte che un’altra persona suscita in noi una reazione, disagio, fastidio, la maggior parte delle volte, significa che conteniamo proprio quell’aspetto che chi ci sta difronte ( come uno specchio ) ci sta solo mostrando.
    • l’Ombra: esiste solo in presenza della luce. Siamo abituati ad identificarci più  facilmente, soprattutto in azienda, con cio’ che e’ visibile e con il ruolo che ricopriamo, ma osservare le nostre “ zone d’ombra”, le parti di noi più istintive che tendiamo a reprimere perchè condizionati da cultura, educazione, ambiente può essere un buon modo per riconoscere l’altro che e’ in noi. La mindfulness, per esempio,  e’ un ottimo modo per entrare in contatto con le nostre zone d’ombra lasciandole emergere senza giudizio.

    Così anche l’azienda, intesa come organismo vivente, urge che faccia appello a queste possibilità per riconoscere ed includere tutte le sue parti e crescere nella ricerca di valor

    Valorizzare la diversità e favorire l’inclusione è una questione di equilibrio. 

    6 agosto 1974. ore 7,15 a.m. Philippe Petit raggiunge il tetto della Torre Nord delle Twin Towers del World Trade Center di New York.

    Sale su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri, sospeso a 417,5 metri dal suolo per compiere la sua impresa più famosa e spettacolare: la traversata sul filo da una Torre all’altra.

    L’impresa dura 45 minuti, tempo in cui Philippe ripercorre il cavo (42,5 metri) otto volte avanti e indietro, con il solo aiuto di un’asta per l’equilibrio e del tutto privo di sistemi di sicurezza. Durante la performance non manca un saluto alle Torri e anche al pubblico, che si è formato nel mentre.

    In un’intervista a  Le Figaro disse: «Una traversata sul filo è una metafora della vita: c’è un inizio, una fine, un progresso, e se si fa un passo in un’altra direzione, si cade

    Philippe Petit è la manifestazione di equilibrio come integrazione ed armonizzazione  di tutte le diversi parti di Sé, della sua energia maschile e femminile sul cavo d’acciaio: forza e concentrazione, azione e creatività, movimento e staticità, paura e coraggio.

    L’equilibrio come ricerca continua e costante. L’equilibrio come movimento di forze, come concentrazione di energia maschile e femminile che diventa una, integrata e sinergica verso il risultato.

    Come sperimentiamo ogni giorno questa ricerca di equilibrio nella diversità ed inclusione delle nostre differenti espressioni  in azienda ?

    Quanto siamo consapevoli delle nostre energie maschili e femminili e dell’importanza del loro equilibrio nella ricerca del nostro benessere ?

    La ricerca dell’equilibrio fa parte della nostra vita e della vita delle nostre aziende. O almeno dovrebbe farne parte.

    L’azienda urge che osservi, riconosca ed accolga la propria energia maschile e femminile armonizzandole. ( Prima parte )

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Generatività per il Manager efficace: il sostegno come strumento di supporto

    Percorso “Energia dei numeri UNO” #2

    Nell’articolo introduttivo al nostro viaggio abbiamo introdotto le 3 “deep skills” irrinunciabili per la RI-NASCITA del momento: generatività, leadership e teamworking.

    Oggi parliamo di SOSTEGNO come strumento efficace per essere AUTO-GENERATIVI e d’ispirazione per la GENERATIVITA’  dei propri collaboratori.

    Il processo di RI-NASCITA implica l’essere creatori (leggi – colui che fa dal nulla) e attori (leggi -colui che agisce) del nostro futuro in azienda. Tutto ciò si traduce nell’essere manager efficace =[dal lat. effĭcaxacis, der. di efficĕre «portare a compimento»] = Colui che produce pienamente l’effetto richiesto o desiderato.

    Ma come posso essere un manager efficace in grado di poter produrre l’effetto richiesto e desiderato se non ascolto e non sento autenticamente se ciò che mi viene richiesto è allineato ai miei “desiderata”, al mio SENSO di ciò che faccio e di come lo faccio?

    Come posso essere un manager efficace e pretendere che i miei collaboratori producano l’effetto richiesto, se non conosco i loro “desiderata” e cosa li muove nella vita?

    È una fatica immane spingere o esprimere qualcosa che è altro da noi e il risultato è garantito: basse prestazioni!

    Non c’è più tempo per vivere la vita di qualcun altro!

    Non possiamo più permetterci di tenere separati i nostri piani espressivi, fuori dal lavoro e dentro la nostra attività lavorativa.

    Siamo in una rivoluzione generativa della coscienza. Siamo un UNICUM che si esprime.

    Input forti ci arrivano dall’interno e dall’esterno al fine di migliorare l’efficacia manageriale delle nostre visioni e decisioni, in uno slancio auto generativo, che ci porti poi ad essere riferimento forte anche per gli altri.

    |Tieniti su.

    |Tieni il focus.

    |Tieni la mente libera.

    |Tieni lo sguardo aperto.

    |Tieni la testa alta.

    |Tieni coeso il gruppo.

    |Tieni il controllo

    |Tieni!

    Per vivere e ripensare ad un pianeta vivibile e sostenibile, dobbiamo fare il primo passo e occuparci di come la nostra energia personale è sostenibile.

    Quando si parla di valore del capitale umano si tratta seriamente di entrare in ascolto di sé e degli altri: un ascolto autentico.

    Come possiamo tenere, sostenere e sostenerci, se la nostra mente, e nostre forze a fine luglio ci dicono di mollare, o se, a fine giornata, ci sentiamo “prosciugati”?

    Possiamo.

    Dobbiamo entrare in contatto  con il nostro Se’: accettando la fine e ripensando ad un nuovo inizio!

    Connettendoci nella rete del TUTTO, che è ben più potente di quella digitale.

    TUTTO in Uno e UNO in Tutto.

    Questo TUTTO siamo NOI con TUTTE le nostre parti, gli ALTRI, la NATURA, il CONTESTO AZIENDALE, SOCIALE, FAMILIARE.

    Dobbiamo ripensare ad una RINASCITA distributiva e che rispetti i ritmi del sistema vivente.

    Il TUTTO è sempre ciclico e la GENERATIVITA’ appartiene al TUTTO.

    E se noi siamo il TUTTO noi siamo GENERATIVI

    Partiamo.

    Cosa significa generatività?

    Generatività deriva dal lat. generare, der. di genusnĕris «stirpe, nascita», dare vita.

    Con senso più ampio, produrre.

    Una definizione, in ambito fenomenologico, la descrive come:

    ‘ il processo del divenire, del fare e del rifacimento che si verifica nel corso delle generazioni; prevede un soggetto situato che nasce, muore, si sviluppa e costantemente cambia; emerge dagli antenati e si perpetua nelle generazioni a venire ‘ (E.Husseri; Merleau-Ponty)

    In ambito letterario viene identificato come il potere femminile di dare vita.

    Generatività si identifica, quindi, con un processo in continuo divenire che dà vita, che ha un inizio e una fine, e si avvia grazie all’attivazione del “femminile” presente in ognuno di noi.

    Quale sostegno è utile per migliorare la GENERATIVITA’ e rendere un MANAGER EFFICACE?

    La sequenza ciclica che dà “vita alla vita” equivale alla sequenza che dà “vita ad un progetto”: il sostegno utile per il Manager efficace parte dalla distinzione di ciò che possiamo cambiare da ciò che dobbiamo accogliere.

    Accettare e accogliere che il tempo precedente si è concluso, siamo alla fine di un ciclo.

    Questo è il presupposto necessario per una ri-nascita attiva, orientata, creativa, produttiva e responsabile, capace di impattare positivamente sulle nuove forme del produrre e dell’organizzare. 

    Accettare ciò che non possiamo cambiare non è, però, un passaggio scontato.

    Accettare, accogliere significa mettere in campo la nostra energia di ascolto, riflessione, di comprensione e di preparazione. Tutto ciò ha una grande potenzialità energetica perché ci   libera dalla resistenza, dalle credenze e dalla paura, ed evita sprechi, “muda” (come dicono i giapponesi) in termini di tempo impiegato.

    È l’energia del femminile che prende spazio.

    La conseguenza è permettermi di “lasciare andare” ed essere grato di accontentarmi.

    Accontentarsi non ha nulla a che vedere con il rassegnarsi

    È una presa di consapevolezza. È valorizzare quello che c’è. È vivere nel presente ed agire da qui.

    “Stare con quello che è” significa, mollare la il controllo, entrare in uno stato di fiducia, allentare il conflitto interno con il Sé giudicante ed entrare in un percorso nuovo.

    La vera accelerazione, il vero sostegno, quando siamo sotto pressione è “fare vuoto”, sembra un paradosso, ma è nel vuoto, nel NON fare che agisce l’INTUIZIONE, la creatività e la generatività.

    Devo imparare a fidarmi di più del mio sentire e per poterlo fare devo ricercare un nuovo equilibrio tra ciò che penso e ciò che sento.

    Se non mi fido di ciò che sento, se non ho confidenza con la fiducia nel mio Se’ come un UNICUM, come posso dare e pretendere fiducia dagli altri?

    Il MANAGER EFFICACE: il SOSTEGNO applicato alla GENERATIVITA’

    Il primo sostegno alla generatività riguarda quindi l’osservazione ed il riconoscimento delle diverse parti che ci compongono.

    ESERCIZIO N. 1

    Scrivi su un foglio di carta un episodio che hai appena vissuto tra colleghi, via web o in azienda e prova ad osservare se riesci a riconoscere 1 espressione della tua energia maschile e 1 espressione della tua energia femminile.

    Cosa ne pensi della tua energia maschile e femminile ?

    La riconosci ?

    Quale difficoltà incontri?

    Come ti giudichi?

    Noi siamo sempre entrambe le energie!

    Ma quali sono le qualità che identificano la nostra parte femminile e maschile alle quali riconnettersi?

    Abbiamo già accennato ai temi relativi al “balance” tra la propria personale energia maschile e femminile in un’ottica di consapevolezza armonica ed integrata di un UNO (UNICUM)

    Energia femminile:

    accudimento, ascolto, creatività, empatia, fluidità, intuitività, nutrimento, vulnerabilità, ricettività, comunità, nel buio, nella notte, nell’energia della luna, nell’invisibile.

    Energia maschile: azione, fermezza, forza, calcolo, sicurezza, concretezza, pensiero razionale, problem solving, calore, fuoco, giorno, energia del sole, visibile e materiale.

    Imparando ad osservarsi e a riconoscersi in queste 2 importanti espressioni come un UNICUM, armonizzandole ed integrandole tra di loro si accede ad una potenza energetica vibratoria nuova e autogenerativa:

    + pienezza nella nostra espressione

    + orientamento

    + fiducia

    + coraggio

    + entusiasmo

    + libertà

    + leadership trasversale

    + capacità di comprendere

    + capacità di ispirare

    + autenticità

    ESERCIZIO n.2

    Siediti in una posizione comoda, trova la posizione migliore per stare qualche minuto in uno stato di totale calma e relax.

    Fai un respiro profondo e chiudi gli occhi.

    Comincia a portare l’attenzione al respiro.

    Inspira lentamente e profondamente ed espira. Segui l’onda del tuo respiro, dalle narici alla pancia e ritorno.

    “Semplicemente” osserva e rimani in ascolto, senti come ad ogni respiro tu sei sempre più rilassato.

    Ora fai un altro respiro profondo e porta la tua attenzione ai due emisferi del tuo cervello: Immagina di vederli, senti quale dei due è più attivo, piu’ pesante, quale sta elaborando più informazioni. 

    A quale dei due dai più retta ?

    Senza giudizio, semplicemente osservali.

    Ora porta l’attenzione sull’emisfero che senti che sta lavorando di più, quello più impegnato a lavorare per gestire tutte le informazioni. Osservalo e riconosci quanto lavoro sta facendo, ringrazialo per tutto quello che fa ogni giorno.

    Sposta ora la tua attenzione sull’altro emisfero, e immagina che inizi a stiracchiarsi un po’, a fare stretching e aumentare la sua attività. Guarda come si riattiva e inizia ad aiutare l’altro emisfero che stava già lavorando, e magari era anche un po’ affaticato.

    Nota ora come entrambi, piano piano, iniziano ad andare allo stesso ritmo, si passano le informazioni e iniziano a lavorare ancora di più insieme. Guardali come una squadra, come un team. 

    Incoraggiali, fai un bel respiro profondo e dai loro tutto l’ossigeno di cui hanno bisogno per lavorare al meglio.

    Continua a respirare, a ossigenare ogni parte del tuo cervello.

    Ringrazia il tuo emisfero sinistro per tutti i dati che elabora continuamente, poi passa all’emisfero destro e guarda quante idee e stimoli ha in continuazione. 

    Ringraziali e concediti di utilizzarli, a partire da ora, al massimo delle loro potenzialità.

    Ora fai un altro respiro profondo e, lentamente, inizia a tornare qui :in questa stanza, senti i tuoi piedi per terra, la sedia su cui sei seduto, senti le tue braccia e le tue gambe, inizia lentamente a muoverti e, quando te la senti, fai un altro bel respiro profondo e …apri gli occhi.

    Scrivi qui sotto i tuoi commenti e se credi interessante approfondire contattaci.

    Ti aspettiamo la prossima settimana sul blog per il prossimo appuntamento.

    Al termine di questo viaggio ci potremo confrontare approfondendo in modo pratico ed esperienziale tutti i pillars del metodo Energyogant durante la prossima edizione dell’ENERGYOGANT WEBDAY.

    Le iscrizioni sono già aperte e puoi riservare il tuo posto qui.

    Ti aspettiamo!

  • Il metodo

    L’energia dei numeri UNO

    Percorso “Energia dei numeri uno” #1

    Come anticipatoti nella scorsa NL, in questi mesi myHARA ti proporrà un viaggio per entrare in contatto con la tua UNICITA’, osservarla, riconoscerla, esprimerla, mettendola a servizio di qualcosa di più grande, che è il TUTTO a cui appartieni e da cui non puoi prescindere.

    Come abbiamo vissuto e concepito sinora il modello aziendale, pur avendoci dato dei risultati, ha funzionato parzialmente. E’ il tempo di una vera e nuova modalità di essere e vivere l’azienda.

    Ecco perché crediamo che questi mesi siano un buon momento per approfondire alcuni strumenti atti ad allenare 3 deep skills fondamentali per affrontare e crescere nel cambiamento.

    3 “deep” skills irrinunciabili per la RI-NASCITA di questi mesi

    GENERATIVITA’ – LEADERSHIP TEAMWORKING

    Ri-Nascere implica essere generato, venire alla luce una seconda volta, implica un ripensamento e, come viene definito oggi, un “new normal”: tutto ciò che è nuovo implica una generatività.

    Generatività intesa come “dare vita”.

    Dare vita implica creatività, progettualità, inclusione, energia ed anche entusiasmo, motivazione, stupore, eccitazione.

    Dare vita ad un progetto, ad un gruppo, ad un processo, ad un obiettivo…

    Il “dare vita” implica necessariamente attingere o entrare in contatto con una parte di noi che comprende tutte le caratteristiche dell’intuizione, riflessione, accoglimento, prendersi cura, nutrire, scoprirsi in una nuova normalità, essere un po’ “madre”, nel senso dell’energia e non del gender.

    Come ti senti pensandoti un generatore creativo di business nello scenario futuro aziendale?

    Il World Economic Forum (WEF) del 2020 ci riporta le 10 skills più richieste per essere un buon manager in azienda

    1. Problem solving
    2. Pensiero critico
    3. Creatività
    4. Gestione delle persone
    5. Coordinarsi con gli altri. Teamworking
    6. Intelligenza emotiva
    7. Capacità di giudizio e di prendere decisioni
    8. Orientamento al servizio
    9. Negoziazione
    10. Flessibilità cognitiva

    E’ necessario rileggere queste skills alla luce del momento preciso di “new normal” che stiamo vivendo.

    C’è chi dice che siamo in una quarta rivoluzione, in qualsiasi modo la vogliamo definire, siamo comunque in una rivoluzione generativa e la miglior parte di noi, in grado di generare, è la nostra energia femminile, al di là del nostro gender.

    Ecco che, ancora oggi portare in azienda temi relativi al “balance” tra la propria personale energia maschile e femminile, in una consapevolezza armonica ed integrata di un UNO (UNICUM) , ai fini di poter ripensare il proprio modo di essere azienda propositivo e generativo, è ancora una sfida impegnativa, ma ineluttabile.

    La prima legge di Diversity & Inclusion aziendale è proprio questa: includere tutte le parti di noi, che ci caratterizzano e che ci rendono unici,riconoscendo e valorizzando le diversità personali, come ricchezza e nutrimento.

    Ecco allora che rileggere le 10 skills, di cui sopra, esplorando e verificando quale energia personale per lo più richiamano in noi, potrebbe essere un nuovo modo di ripensare a se stessi, ai collaboratori, ai team.

    Come posso essere un manager, un leader generativo di idee, strategie, ecc. se non accolgo e  riconosco tutte le mie risorse personali, le mie diversità?

    Questo è il punto di partenza per entrare nel cambiamento ed essere un nuovo generatore di business.

    Un business che attivi il senso di quello che faccio, ma soprattutto di come lo faccio per poter essere di ispirazione e guida.

    Il come lo faccio può rispondere solo ad una legge: quella dell’inclusione.

    L’inclusione di tutte le parti di me, corpo fisico, corpo mentale, corpo emozionale e corpo spirituale.

    Solo quando il COME lo faccio è connesso a CHI sono, i miei risultati saranno di successo.

    E la digitalizzazione, lo smart working, l’IA, gli analytics, virtual customer engagement ci devono servire per cambiare il paradigma del nostro essere, portandoci sempre più verso un’umanizzazione digitale.

    La tecnologia a servizio dell’uomo.

    Siamo di fronte ad un tempo di grande FECONDITA’ che ci permette di lavorare per la nostra felicità (etimologicamente dal latino felix = fecondo) e il nostro benessere.

    Come possiamo ispirare, coinvolgere gli altri, creare team working, se non entriamo in contatto con la nostra generatività?

    Anche il team working va ripensato in termini di generatività aziendale.

    Abbiamo visto che, secondo il WEF, la capacità di lavorare in gruppo, costruendo un sistema basato sul team working è una delle skills più richieste dalle aziende, soprattutto in questo momento di forti cambiamenti e distanziamenti.

    Per questo le posizioni di leadership si distinguono, e si distingueranno sempre più, in base alla capacità di offrire ispirazione e strumenti che permettano al Team una maggiore efficacia nella comunicazione interna, rispetto delle scadenze e raggiungimento di risultati ad alte prestazioni, indipendentemente dal luogo e dallo spazio d’azione.

    La corretta condivisione della visione comune, la sincronia nel perseguire gli obiettivi, l’impiego corretto delle energie personali e del gruppo, l’abilità di sostenere e indirizzare la propria creatività, l’accettare l’errore come correzione sono sempre più necessarie per trovare un nuovo equilibrio interno al Team.

    La leadership evoluta si sposta da una precedente visione up down ad una espressione più cross, trasversale e per fare questo passaggio è indispensabile attingere alle nostre risorse interne, autentiche.

    TEAM WORKING in REMOTE WORKING

    Non si tratta di ripartire!

    Il cambiamento repentino delle abitudini lavorative, lo smart working, la necessità di rielaborazione dei processi di comunicazione e collaborazione hanno creato uno scenario nuovo, e ancora in evoluzione, che impone una rilettura da parte di tutti noi del concetto di team working.

    Il ruolo di ognuno di noi diventa primario, indipendentemente dalle dimensioni aziendali, dalla tipologia di settore o dalla numerosità del gruppo.

    Siamo tutti chiamati ad una sfida che va oltre l’aspetto lavorativo e che, forse per la prima volta, ci coinvolge come leader di noi stessi assegnandoci il compito di ricercare e potenziare il nostro valore, sviluppando e riconoscendo l’AUTONOMIA come abilità fondamentale.

    Nella nuova vita di teamworking digitale, diventiamo sempre più imprenditori di noi stessi, al di là del ruolo che ricopriamo.

    Come ci sentiamo rispetto al ripensarci come liberi ed autonomi nel COME, ma respons-abili e disciplinati sul COSA ?

    La scoperta e l’affermazione dell’importanza dell’energia personale, il sostegno delle nostre capacità e il superamento dei vincoli mentali legati a “vecchi” schemi, sono percorsi necessari che ci offrono l’opportunità di trasformare le criticità del momento in grandi possibilità, per noi e per la nostra Azienda più in generale.

    Come ri-nascere?

    ENERGIA PERSONALE e BENESSERE ORGANIZZATIVO

    Avere a disposizione gli strumenti per lavorare su sé stessi diventa quindi necessario e utile all’Azienda, come al singolo individuo che ne fa parte.

    Ri-conoscere le proprie potenzialità, gestire i momenti di forza come quelli di debolezza, avere l’energia giusta per sostenere la propria motivazione quotidiana, il proprio benessere organizzativo significa anche sostenere il lavoro del gruppo.

    La saluta mentale e personale si riflette così sul benessere organizzativo, produttivo e sociale.

    La nostra unicità diventa parte fondamentale e integrante di un sistema allargato che può essere migliorato e rinforzato ad ogni passo.

    Ma ora, proprio in questo momento, nella vita reale come si alimenta l’energia personale?

    RICARICHIAMOCI ADESSO

    Il modo migliore è quello di lavorare a più livelli, fisico, piscologico, ed emotivo.

    In passato la persona poteva essere in un’espressione di sé dicotomizzata tra la vita lavorativa e quella personale.

    Al lavoro essere e rendere in un modo, fuori dal lavoro dedicarsi a tutte le proprie passioni con vitalità ed entusiasmo.

    Come se la dualità fosse considerata normale!

    Oggi, per questa rivoluzione radicale, che rende più sottile i confini tra vita privata e vita lavorativa, contaminandoli entrambi, siamo chiamati a ripensarci come un UNICUM che si trasforma, che vive il cambiamento e che necessita di risorse nuove che integrino tutte i nostri livelli.

    Imparare a gestire la propria energia personale proprio come la riserva…se vivi sempre in riserva ad un certo punto, la macchina si spegne.

    Siamo abituati a ricaricare il nostro computer, il nostro telefono ogni sera ma … come ci ricarichiamo noi ogni giorno?

    E’ la nostra energia personale rinnovabile e sostenibile?

    L’energia è un soffio vitale, è quella parte più essenziale, più “sottile” del nostro respiro.

    Sei consapevole del tuo respiro ogni giorno?

    Quando ti accorgi del tuo respiro?

    Eppure possiamo non mangiare e non bere per giorni, ma non possiamo non respirare.

    Come sappiamo il respiro è un atto involontario, ma ha la potente e trasformativa caratteristica di essere anche volontario. In tal caso, è sorprendente il risultato che si ottiene in termini di miglioramento della propria efficienza, chiarezza mentale, intuizione e azione.

    ESERCIZIO

    Ti propongo un semplice esercizio, ma estremamente efficace, adatto a tutti e senza controindicazioni:

    ogni volta che ti senti stanco, stressato e “prosciugato” chiudi gli occhi, siediti con la schiena dritta staccata dallo schienale della sedia e, semplicemente, inizia a porre attenzione al tuo respiro, all’ aria che entra ed esce dalle narici, osservane la diversa temperatura e porta la tua mano destra sul petto e la sinistra sull’addome.

    Inizia a respirare dall’addome sollevando e abbassando la mano sulla pancia.

    Fai un inspiro in 4 tempi, lento, ampio e profondo ed un espiro in 8 tempi, ancora più lento e profondo dell’inspiro.

    Ripeti per almeno 3 volte.

    Poi ricomincia la tua attività da dove eri rimasto.

    Nelle prossime settimane ci addentreremo specificatamente su questi temi:

    IL PROGRAMMA “L’ENERGIA DEI NUMERI UNO”

    LUGLIO – 2 appuntamenti

    La base di ogni inizio: la capacità di sostenersi

    AGOSTO – 4 appuntamenti

    Guardare l’orizzonte, con leggerezza

    SETTEMBRE – 4 appuntamenti

    Avanzare, agendo con metodo

    Energyogant è un metodo, concreto e misurabile, che si occupa di migliorare e sostenere la gestione dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    Il metodo prevede un test autovalutativo sottoposto in 3 momenti differenti + un lavoro focalizzato sui 3 corpi fondamentali della persona:

    corpo fisico (Asana Dinamyc e Nutrition Efficiency) – corpo emozionale (Pranayama Focus e Nutrition Efficiency) corpo mentale (Thinking Growth).

    Un metodo strutturato e preciso per attingere a risorse innate e spesso inconsapevoli della persona per migliorare anche i suoi risultati in azienda, esprimendo al meglio la propria energia personale nella sua unicità ed armonia.

  • Il metodo

    DIRE FARE ABBRACCIARE: l’inclusione lavorativa è un abbraccio di vitalità e benessere

    Come può l’inclusione lavorativa essere considerata un abbraccio strategico? 

    Abbracciare è una parola “poliedrica” in azienda, che va dall’abbraccio fisico tra colleghi, alla pacca sulla spalla, all’accettazione ed accoglienza, sino all’inclusione e trasformazione.

    Abbracciare è una parola di ampio respiro.

    C’è un denominatore comune in tutte queste definizioni, abbracciare=apertura.

    Quindi, se mi apro respiro.

    Se non abbraccio, non mi apro, resto chiuso e non respiro.

    Se non respiro sto male e “muoio”.

    Se abbraccio poco, respiro male.

    Abbracciare quindi è un compito vitale per l’essere umano.

    L’ Inclusione lavorativa quindi ha a che fare con l’abbracciare  e significa:

    • accogliere
    • accettare
    • includere/integrare
    • amare
    • trasformare

    Accogliere racchiude tutte le sfumature dell’apertura all’altro. Dal latino: accolligere, derivato da colligere- raccogliere. A sua volta composto da co– insieme e lègere- raccogliere. Dunque accogliere significa “raccogliere insieme”, ricevere qualcuno o qualcosa, accettare, creare un legame.

    Accogliere vuol dire mettersi in gioco, che esprime una sfumatura maggiore rispetto al supremo buon costume dell’ospitalità.

    Accogliere è un atto di saggezza, nel senso di:

    • imparare che nella vita ci sono cose che non puoi controllare e che ti tocca invece imparare a gestire, dandogli un significato.

    Accogliere significa dunque aprire la porta a chi ti sta bussando, che si tratti di un ospite in casa o di un collega in ufficio. 

    Accogliere per fare entrare, per condividere un’esperienza, per creare scambio.  

    A volte è piacevole ed è molto semplice, altre invece ci chiediamo che senso abbia farlo… 

    Perché dovrei accettare e accogliere l’età che passa, una persona che non mi ispira o gli eventi imprevedibili che arrivano nella mia vita per esempio? 

    Perché fare la fatica di accogliere anche gli errori, i fallimenti o un ambiente che non mi aggrada?

    Talvolta accogliere significa ascoltare non solo ciò che vogliamo sentire, ma anche ciò che ci fa arrabbiare, che non condividiamo o che vorremmo zittire. 

    Per me accogliere è decisamente  più difficile dell’accettare. Significa aprirsi all’ipotesi che, forse, avevamo bisogno di quello che è accaduto per imparare qualcosa di nuovo. Personalmente  vorrei, a volte, imparare senza ripetizioni, buona la prima, invece di essere “ rimandata a settembre”.

    Tuttavia nell’inclusione lavorativa, con l’accezione che ci stiamo dando di accoglienza e accettazione, ci sono sempre 2 aspetti fondamentali:

    • Bellezza e Apprendimento. 

    La bellezza della scoperta, dell’incontro tra persone e culture diverse, l’arricchimento dello scambio, l’apprendimento di esperienze nuove.

    Inclusione lavorativa  significa avere il desiderio profondo di conoscere chi ci sta di fianco, che può essere che ci camminiamo a fianco da anni ma che in realtà non gli abbiamo mai stretto le mano. O non lo abbiamo mai abbracciato. Che siamo rimasti fermi alla prima impressione, o alla seconda, o all’immagine che avevamo di lui anni fa. Mentre fortunatamente evolviamo tutti, ogni giorno, e talvolta dobbiamo fermarci per riconoscerci di nuovo.

    Perché ci risulta così difficile l’inclusione lavorativa

    Quando mi trovo di fronte a questo dilemma, nel lavoro come nella vita, ringrazio il mio amore e la mia passione per lo yoga.

    Nella tradizione orientale Santhosa (= accoglienza, accettazione) è il secondo Nyama (disciplina) degli 8 principi dello yoga. Il termine deriva dal sanscrito sam, che significa “completamente” o “del tutto”, e tosha, che significa “soddisfazione” o “accettazione”.

    Questa pratica è caratterizzata da un generale appagamento e contentezza per ciò che è così com’è. Santosha è strettamente legata all’equanimità, in quanto praticarla permette di accettare qualunque circostanza si presenti, inclusi piacere, dolore, successo o fallimento.

    L’Hatha Yoga Pradipika, uno dei testi più antichi della filosofia dei Veda, la descrive così: “Santosha significa appagamento in qualunque circostanza. Possiamo possedere molto o nulla, guadagnare o perdere ma in ogni caso dovremmo coltivare la consapevolezza di possedere più che abbastanza. La situazione opposta è l’insicurezza, che genera stanchezza e instabilità…”. Letteralmente può essere tradotto con “contentezza”: stato d’animo (e le relative dimostrazioni) di chi è molto soddisfatto o si rallegra di una situazione o di un fatto.

    Santhosa consiste nell’arte di sentirsi contenti e appagati, indipendentemente dalle condizioni esterne. 

    Come si fa?

    Non significa non provare mai tristezza, rabbia ecc. ma coltivare la capacità di vedere le cose per come sono, anche se non sono come vorremmo noi e coglierne l’aspetto positivo.

    La perdita del lavoro, le relazioni difficili, le difficoltà economiche rendono spesso arduo coltivare l’accettazione ma Santosha vuol dire anche sviluppare la speranza mantenendo un atteggiamento positivo verso il futuro: se adesso stiamo attraversando un periodo duro, non è detto che duri per sempre. 

    Sviluppare fiducia, equanimità, non farsi sopraffare dalle aspettative ma osservare ciò che la vita ci offre, vedere sempre la metà piena del bicchiere, non scoraggiarsi se le difficoltà perdurano, sono tutti aspetti che riguardano il Santosha.

    Spesso la non-accettazione nasce dalla paura, dal non sentirti all’altezza, pensare che non hai la forza o le capacità per superare una determinata situazione. 

    Nel Sutra 42 di Patanjieli troviamo questa bellissima definizione “il risultato dell’appagamento (santhosa) è la felicità totale”

    Dunque accogliere, in questa ottica, risponde ai nostri scettici perché. 

    Accogliere non equivale a subire passivamente gli eventi, ma diventa una scelta strategica: accolgo quello che ho davanti, perché solo accettandolo posso conoscerlo meglio. E quando conosco meglio qualcosa o qualcuno, le mie difese si abbassano e riesco anche ad essere più lucido e creativo, riesco a trovare nuovi spunti e soluzioni.

    Lavorare sull’inclusione lavorativa significa ispirare, innovare e creare

    Dovrei lasciare che le cose siano così come sono? 

    Dovrei rinunciare al cambiamento e rassegnarmi che tutto rimanga com’è?

    L’idea che l’accettazione sia rassegnazione è molto forte perchè tendiamo ad avere una visione cristallizzata delle posizioni emotive. Così se accettiamo rimaniamo fermi ad accettare per sempre, se rifiutiamo, rifiutiamo per tutta la vita. 

    L’idea che la posizione emotiva sia un passaggio di un processo che si sviluppa e muta sembra improbabile.

    Accettare è un passaggio emotivo in cui riconosciamo che qualcosa è avvenuto; qualcosa che è già avvenuto. Non abbiamo il potere di rifiutarlo perchè è già presente. Non lo cambieremo attraverso il rifiuto, che, spesso è proprio anche il rifiuto della sua esistenza. 

    Lo cambieremo attraverso il riconoscimento del fatto che c’è già nella nostra vita.

    Accettare = fare i conti con quello che è già avvenuto con tutto l’impatto che ha su di noi. 

    Non significa che dobbiamo mantenerlo con noi per sempre, né significa rassegnarsi alle sue conseguenze. 

    Se desideriamo che il cambiamento sia possibile, il punto di partenza fondamentale è accettare ciò che è già avvenuto, e focalizzarci sull’inclusione lavorativa con una visione aperta a tutto ciò che è.

    Altrimenti continueremo a combattere contro i mulini a vento, per negarlo. 

    La strada dell’accettazione è un percorso, non una meta, e inizia proprio dalla non-accettazione, dalla rabbia, dalla frustrazione e dalla voglia di mandare tutto a quel paese.

    L’inclusione lavorativa è proprio  l’opposto dell’evitamento esperienziale, significa aprirsi all’esperienza di tutte le emozioni e i pensieri, senza cercare di combatterli o scacciarli a forza. 

    Quali sono le strategie automatiche che mettiamo in campo per “evitare di sentire”?

    Qual è stata l’ultima volta che ti sei accorto di compensare con qualcos’altro per non abbracciare l’emozione che stavi vivendo?

    D’altro canto, anche l’approccio occidentale di una terapia comportamentale di terza generazione mette al centro del percorso di inclusione e trasformazione lavorativa l’accettazione e l’impegno. Si tratta dellAcceptance and Commitment Therapy, conosciuta anche come ACT (pronunciata come una singola parola, in inglese “azione”). L’ACT è stata fondata da Steven C. Hayes, professore di Psicologia dell’Università del Nevada, negli Stati Uniti.

    L’Acceptance and Commitment Therapy, (ACT)  trae le sue origini dalla psicologia comportamentista ed è ispirata dalla psicologia buddhista.  L’ACT è una psicoterapia basata su evidenze sperimentali, che usa strategie di accettazione e mindfulness insieme a strategie di impegno nell’azione e modificazione del comportamento. 

    I processi fondamentali sono sei e sono interconnessi gli uni con gli altri.

    1. il contatto con il momento presente 
    2. la defusione
    3. l’accettazione
    4. il Sè come contesto
    5. i valori
    6. l’azione impegnata

    L’interazione di questi 6 processi determinano la flessibilità psicologica, che è la capacità di stare nel momento presente con piena consapevolezza e apertura alle esperienze interne ed esterne, e di intraprendere azioni orientate da ciò che per noi è realmente importante.

    1. “Essere in contatto con il momento presente” significa essere pienamente consapevoli di ciò che ci sta accadendo momento per momento. E’ molto difficile nella nostra quotidianità rimanere nel momento presente. Molto spesso veniamo infatti rapiti da preoccupazioni che ci portano a preoccuparci del futuro o a rimpiangere il passato.
    2. Per defusione si intende quella particolare capacità della mente, tipica degli stati di meditazione, di potersi osservare mentre sperimenta il suo stesso funzionamento. Defondeersi significa togliersi dalla fusione con quell’emozione, stato, situazione ecc., fare un “passo indietro” ed osservare i propri pensieri guardandoli per quello che sono.Significa prendere la distanza senza reprimere le emozioni che stiamo vivendo, ma riducendo così l’impatto che queste hanno sulla nostra vita. Riuscire a prendere questa distanza aiuta a gestire meglio pensieri ed emozioni e a migliorare lo stato psicologico generale della persona.
    3. Il processo cardine è anche per ACT Accettare Significa aprirsi e fare spazio a sentimenti, emozioni e sensazioni anche dolorose. Significa smettere di combattere le emozioni negative, smettere di non volerle sentire e lasciare che semplicemente si manifestino per quello che sono.Secondo l’ACT infatti la causa di gran parte della sofferenza psicologica che proviamo è legata al nostro tentativo di evitare di provarla.
    4. Il Sè come contesto detto anche il “sé che osserva” è quella parte di noi che osserva la nostra mente mentre questa è in azione. Mentre tutti abbiamo consapevolezza del sè che pensa (quello con cui ragioniamo, progettiamo, immaginiamo e ricordiamo), molta meno consapevolezza abbiamo di un’altra parte della nostra mente che è in grado di osservarci mentre ragioniamo, progettiamo, immaginiamo etc. E’ il sé come contesto, quella parte della nostra mente che osserva il suo stesso funzionamento.
    5. Valori chiarificazione dei valori personali. Ogni persona ha infatti i propri valori, ma spesso, soprattutto quanto siamo molto sofferenti, facciamo fatica a ricordarli o vivere in accordo con questi.Fare chiarezza sui valori personali e operare di conseguenza delle scelte orientate da questi è uno degli aspetti centrali del percorso.
    6. Action Plan un’azione decisa mirata verso una nuova  direzione maggiormente soddisfacente. 

    Cosa fare concretamente per allenarci a migliorare l’inclusione lavorativa?

    Per quanto mi riguarda, non ho dubbi. Da questa breve riflessione fatta possiamo considerare come tutto, da qualsiasi approccio ci si avvicini, tutto ci riporta all’importanza di lavorare su di Sè.

    Non possiamo parlare di inclusione lavorativa  considerandola come una strategia da acquisire dall’esterno. Utilizzare Santosha in pratica significa lavorare su 3  diversi livelli:

    • Intento: impegnati al massimo in qualsiasi tua azione, quindi accetta qualsiasi risultato ne derivi. Potremmo riassumere questo principio nella frase “fai del tuo meglio.”
    • Stato interiore: adotta una mentalità di appagamento supportata anche da altre virtù come la compassione, l’assenza di invidia e il non rubare.
    • Espressione: la manifestazione esteriore di santosha è la serenità e la totale soddisfazione, senza desideri superflui.

    Uno dei modi per “fare spazio” e accettare pensieri e emozioni è attraverso la pratica della mindfulness.

    La mindfulness, pratica meditativa nata in oriente più di 2000 anni fa, consente infatti di sviluppare un atteggiamento curioso e non giudicante verso i propri contenuti mentali.

    l’accettazione  è un atteggiamento che va sviluppato e va scoperto; significa imparare ad accogliere quello che viviamo, con atteggiamento proattivo e aperto. Anche di fronte a momenti difficili della vita. La pratica della mindfulness può aiutarci in questo, a sviluppare un atteggiamento più aperto, per riconnettersi con se stessi e favorire un maggiore slancio nel cammino della vita.” Dott. Maffini, psicologo e psicoterapeuta

     “Non c’è colpa più grande che assecondare i desideri. Non c’è sventura più grande che non sapersi accontentare. Non c’è difetto più grande della sete di guadagno. Perché chi sa che abbastanza è abbastanza ha sempre a sufficienza.”

    Lao Tse

    Ascolta ora questa meditazione direttamente dalla voce di Simona e prova a seguirla e praticarla fino alla fine:

    Meditazione del fiume

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     Se ti sei perso i precedenti articoli ecco i link:

    IL DIRE E LA COMUNICAZIONE EMPATICA E POTENZIANTE

    IL DIRE E L’AVERE SUCCESSO IN AZIENDA E NELLA VITA

    IL DIRE E IL RISPETTARE LE REGOLE IN AZIENDA E NELLA VITA

    IL DIRE IMPLICA IL VERBO SBAGLIARE

    IL FARE E LA ROUTINE DEL MATTINO

    IL FARE E LA MIA ROUTINE QUOTIDIANA

    . Il FARE E IL CIBO CHE DA’ ENERGIA

    . IL FARE E L’INTELLIGENZA CREATIVA IN AZIENDA

    Se invece sei alla ricerca di un supporto, puoi contattarci e saremo felici di poterti accompagnare nello sviluppo del benessere organizzativo e dello sviluppo umano in azienda, attraverso il metodo Energyogant di myHARA, concreto e misurabile

    Simona Santiani 3387438166 – info@myhara.it