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  • Il metodo

    Come migliorare l’energia personale nei momenti di stanchezza e stress in azienda

    stress-in-azienda-myhara

    Cos’è l’energia?Si può aumentare l’energia vitale al lavoro ?

    L’energia è la base della vita.

    Alla domanda:” Tu sapresti dire quando hai l’energia alta o bassa ?”  solitamente la risposta e’ immediata.

    E’  qualcosa che percepiamo, di molto concreto, che tutti sperimentiamo, ma non è tangibile.

    Ha a che fare con la NON-MENTE, ciò non vuol dire che non sia NIENTE.

    Questo è il motivo per cui a volte ne abbiamo paura, perché l’energia ci porta fuori dalla mente. 

    E andare fuori dalla mente, significa perdere il controllo. E’ un processo di NON-MENTE, anche se puoi usare la mente per rispondere alla domanda che ti ho fatto, per parlare.

    Posso parlare di energia, posso emanare energia, posso sentirla, ma non posso toccarla.

    E’ una percezione interiore.

    Di fatto noi abbiamo a che fare con l’energia continuamente.

    A volte ci basta entrare in un ufficio o in una stanza e percepiamo piacere o disagio senza motivo chiaro.

    Andiamo in una direzione e non in un’altra: quella è energia.

    Ci piace un luogo e non un altro: quella è energia.

    Anche lo stress in azienda è una forma di energia.

    In ognuno di noi esiste un sistema energetico, proprio come esiste un sistema cardio circolatorio.

    La Medicina Tradizionale cinese ci parla di 70.000 canali sottili (nadi) che scorrono dentro di noi, che alla nascita sono tutti attivi, poi crescendo e accumulando traumi, esperienze, sofferenze, si “ingorgano” e si chiudono e noi moriamo.

    Arriviamo alla morte quando si è consumata la nostra energia vitale.

    Accanto allo strato esterno dell’energia, che abbiamo attorno al corpo e che entra in contatto con lo strato degli altri, a volte in collisione altre volte in fusione, c’è un centro in ognuno di noi, di cui dobbiamo diventare consapevoli.

    In Giappone viene chiamato Hara, in Cina Tan Tien, nello yoga Kanda.

    E’ un luogo tangibile, 4 dita sotto l’ombelico ed è in connessione con l’energia dell’esistenza.

    Anche se, come esseri umani, siamo un microcosmo, siamo esistenza.

    Ognuno di noi contiene la possibilità di entrare in contatto con questa energia.

    L’energia è UNA ed è nostra responsabilità farla emergere al meglio, a contatto con il corpo fisico, il corpo mentale e il corpo emozionale|spirituale.

    Aprirci all’energia per portarci nella presenza, per avere una vita migliore, per liberarci dalle tensioni e dallo stress in azienda e nella vita privata.

    Da dove vengono le decisioni?

    La maggior parte delle decisioni nella vita lavorativa e personale vengono dalla mente e dai processi di pensiero.

    La mente è duale, per questo spesso nel valutare le decisioni ci sentiamo schiacciati tra giusto/sbagliato, bene/ male, destra/sinistra, buono/cattivo.

    Questo spesso ci fa prendere decisioni o da uno o dall’altro punto di vista, portandoci in una situazione in cui viviamo nel dubbio. Coltiviamo molti dubbi nella nostra mente.

    Spesso le decisioni che prendiamo non ci soddisfano pienamente  perché riguardano questa dualità e cioè uno solo dei due punti di vista. Di fatto però la mente  è una parte dell’energia, non è l’energia intera.

    Quindi portare consapevolezza all’energia come fenomeno (=manifestazione), come possibilità di entrare in contatto con qualcosa di più grande di ciò che pensi di essere, ti offre anche l’opportunità di rispondere alla vita invece di reagire alla vita.

    Ti apre uno scenario più ricco di elementi, più comprensioni di ciò che succede e allora la tua decisione verrà da uno “spazio” migliore, avrai più elementi, non sarà solo frutto della mente.

    La mente non è sbagliata, noi abbiamo bisogno della mente, ma non deve essere l’unica cosa che interferisce nelle nostre decisioni.

    Abbiamo emozioni, sentimenti, percezioni che vanno ben oltre la mente.

    A volte abbiamo intuizioni così incredibilmente preziose.

    Permettere a più energia di attraversarci, di esserci in toto per noi, ci dà tutto questo e le nostre

    Decisioni verranno sicuramente da un’intelligenza che non è solo razionale, ma molto più grande.

    Come avere un livello alto di energia, ed abbassare la soglia dello stress in azienda?

    Generalmente pensiamo di avere un certo livello di energia, ma in realtà quella  che abbiamo a disposizione è ben maggiore di quella che, solitamente,  pensiamo di avere normalmente.

     Quando entriamo in contatto con il potenziale della nostra energia viviamo:

    ·      più liberi

    ·      più vivi

    ·      più espansi

    ·      più presenti

    ·      con meno divisioni

    ·      con meno tensioni

    E’ un processo di apprendimento di come le diverse qualità di energie influenzano la nostra vita. 

    Spesso nonostante un buon lavoro, un’appagante vita affettiva, macchine, tecnologie di ultima generazione, beni mobili e immobili, qualcosa dentro di noi non si sente a proprio agio.

    Quello è uno stato interiore, di allerta !

    I 4 parametri più importanti per la nostra energia vitale per trasformare lo stress in azienda

    Molte persone si trascinano nel percorso quotidiano della loro vita.

    E’ importante avere obiettivi chiari ed eccitanti, appassionati.

    L’uomo principalmente risponde a 3 bisogni principali:

    ·      Sopravvivenza

    ·      Preservazione della specie

    ·      Evoluzione

    Ed è proprio per l’evoluzione, che peraltro è l’aspetto che sta più a cuore al genere umano, che bisogna avere obiettivi chiari e vibranti.

    Cosa stai lasciando ai posteri?

    Ti svegli al mattino grato della nuova giornata, con la sensazione che hai tutto da riscrivere e non vedi l’ora di affrontare la tua mission?

    Ecco, allora che ti vengono in aiuto i 4 parametri da monitorare che costituiscono la nostra energia vitale e che permettono di abbassare la soglia dello stress in azienda e nella quotidianità:

    ·      fisico

    ·      mentale

    ·      emozionale

    ·      energetico/ spirituale

    FISICO:

    Cura l’alimentazione. Noi siamo ciò che mangiamo. L’alimentazione è il tuo carburante ideale.

    Mangia per nutrirti. Meglio mangi e più energia hai. 

    Idratati con acqua. L’acqua è l’integratore numero uno. L’acqua la puoi bere, mangiare nella frutta e nella verdura cruda.

    Fai sport o movimento. Non siamo nati per stare seduti. Molto utile sia il movimento aerobico ( con maggiore apporto di ossigeno) che quello anaerobico che aiuta a rafforzare la muscolatura.

    Il nostro sistema immunitario si rafforza con il movimento, si debilita con la sedentarietà.

    Tecniche di rilassamento. Per restaurare e rinnovare la tua energia puoi attingere da diverse tecniche, come yoga e meditazione.

    Sfrutta la tua fisiologia ed impara ad utilizzare bene la tua postura. Come sono le tue spalle e il tuo petto mentre cammini?  Camminando con spalle aperte e sguardo alto, oltre ad essere più belli, generiamo reazioni chimiche che aumentano l’energia.

    MENTALE:

    Reazioni abitudinarie ad eventi esterni. Cambia la forma pensiero. Solitamente vince sempre l’abitudine più forte. Se ho abitudini improduttive creerò stati emozionali improduttivi e viceversa. E’ necessario creare nuove sane abitudini.

    Riposa. Il riposo è fondamentale. Tutti dormono, ma non tutti dormono un sonno ristoratore.

    Oltre al riposo notturno, c’è anche il riposo attivo (piccole pause che ti prendi dalle attività diurne principali). Il riposo attivo tiene alta la qualità di ciò che stai facendo.

    EMOZIONALE:

    Elimina i blocchi emozionali. I blocchi emozionali si verificano quando si rifiutano le emozioni. Le emozioni piacevoli ci rigenerano.

    Rabbia e rancore sono killer dell’energia vitale.

    Elimina le paure, affronta le paure.

    Neuro associazioni negative, credenze depotenzianti ecc. abbassano l’energia vitale

    ENERGETICO | SPIRITUALE:

    Il sense of life non ha nulla a che fare con le religioni.

    Ha “solo” a che fare con il tuo perché: perché fai quello che fai?

    Mindfulness, Yoga, Chi kung sono pratiche che aiutano a rendere vibrante e appassionata la tua energia.

    Meditare significa chiudere gli occhi, che guardano fuori, per aprire gli occhi che guardano dentro e contattare tutte le nostre emozioni con osservazione, distacco e presenza. il distacco e’ “spazio” per agire.

    Il respiro come comune denominatore dei 4 parametri

    Si può stare 20 giorni senza mangiare e si sopravvive

    Si può stare 5 giorni senza bere e si sopravvive.

    Si può stare pochi minuti senza respirare e si sopravvive.

    La respirazione è un atto involontario naturale, ma quando diventa volontario amplifica la propria potenzialità che si traduce in maggiore ossigenazione in circolo e aumento di energia.

    Spesso nella nostra quotidianità la nostra respirazione è solo toracica. Se non respiriamo bene abbiamo poca energia.

    Dobbiamo imparare a respirare istintivamente con il diaframma.

    Chi sono i ladri della nostra energia vitale?

    Qui di seguito ti riporto alcuni esempi per aiutarci ad essere osservatori attenti di come alimentiamo spesso inconsapevolmente il nostro livello di stress in azienda e nella vita 

    ·    Le persone lamentose e critiche o semplicemente sempre e solo follower

    ·  L’ uso smoderato della tecnologia

    ·  Il senso del dovere. Inizia a chiederti quante sono le cose che durante il giorno fai per dovere e quante per piacere? Dai più spazio al piacere

    ·  I mezzi di comunicazione. E’ vero che dobbiamo informarci, scegliamo e non facciamoci scegliere.

    ·  Dire si, quando vorremmo dire di no

    ·  Gli spazi disordinati (casa, scrivania, macchina)

    ·  Cattive abitudini fumo, alcool, dormire poco

    ·  Non accettare le cose come sono e che non puoi cambiare (niente ci fa perdere più energia che resistere).

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Cosa ti auguriamo per un Nuovo Inizio

    Noi di myHara ti auguriamo che il Nuovo Inizio sia sempre più consapevole:

    Il colore della tua energia puoi sceglierlo ogni attimo, ogni ora, ogni giorno!

    In questo modo, i tuoi risultati si manifesteranno con la stessa forza ed intensità della frequenza vibratoria della tua energia.

    Ti sei già chiesto che colore ha la tua energia in questo nuovo inizio?

    Se ti sei perso  il percorso “ I colori dell’energia” qui puoi trovare :

    • il video completo dei 3 interventi IMMAGINA, SOSTIENI,VIVI tenuti da Sara Ronzoni, Laura Padovese e Simona Santiani.
    • i link agli articoli del percorso : 

    IMMAGINA

    SOSTIENI 

    VIVI

    Auguri  da myHARA.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Come migliorare la tua energia personale attraverso il colore

    Il colore è un’energia molto potente, influenza il nostro umore, i nostri pensieri, le nostre emozioni, lo stato di salute.

    il colore è una frequenza energetica, un’onda di vibrazione e può influenzare la nostra esistenza profondamente.

    Secondo recenti studi, le vibrazioni energetiche entrano nel nostro corpo fisico e nel nostro corpo energetico stimolando la ghiandola pituitaria e la ghiandola pineale.

    A turno, queste ghiandole interessano la produzione di ormoni e influenzano profondamente una grande varietà di processi psicologici e fisici ed emotivi.

    Siamo stati creati per nutrirci col colore e per armonizzare la nostra energia personale  ogni volta che entriamo in connessione con queste frequenze.

    In realtà, siamo attratti da alcuni colori e non da altri a seconda del momento, della giornata e delle emozioni che viviamo, oppure abbiamo la tendenza a circondarci di  un colore rispetto ad altri proprio perché la nostre energia personale è  carente di quella vibrazione.

    Il colore è utilizzato a livello mentale ed emotivo nel marketing commerciale per influenzare il cliente nell’acquisto dei diversi prodotti. Questo significa che la scelta del colore ha un enorme impatto sull’emotività della persona.

    I colori vengono utilizzati per armonizzare gli ambienti, alleviare lo stress e attraverso la terapia del colore anche a curare dolori e disarmonie fisiche.

    In uno studio dell’Università della British Columbia oltre 600 soggetti sono stati sottoposti a sei prove ciascuno, in cui dovevano svolgere dei compiti cognitivi, in ambienti in cui era fortemente presente il colore rosso e in ambienti in cui era presente il colore blu. Dai risultati è emerso che il rosso aumenta del 32% le prestazioni nei compiti orientati ai dettagli. Al contrario il blu stimola i processi creativi.

    Siamo attratti dai colori che possono riportare la nostra energia personale alla giusta frequenza.

    IMMAGINA, SOSTIENI, VIVI

    Abbiamo esplorato insieme queste 3 key words come suggerimenti ed ispirazioni per utilizzare il colore, in diverse modalità, ma sempre focalizzate al miglioramento della nostra  energia personale  nella vita lavorativa e personale.

    Immagina di possedere un caleidoscopio che ti permette ogni giorno e in ogni momento di cambiare frequenza e, attraverso combinazioni sempre nuove, esprimerti al meglio nel tuo lavoro e nella tua vita. 

    Non sarebbe bellissimo? 

    La buona notizia è che il caleidoscopio sei tu e che la frequenza del colore è uno  strumento semplice, ma potente, che puoi gestire per dare forma nuova e luminosa al tuo lavoro, e alla tua vita.

    Concludiamo così questo percorso de “ I colori dell’energia” con il video completo dei 3 interventi IMMAGINA, SOSTIENI,VIVI tenuti da Sara Ronzoni, Laura Padovese e Simona Santiani che ti invitiamo a seguire fino in fondo…

    Oltre al video, se non li hai ancora letti, ti lasciamo qui i link agli articoli del progetto.

    IMMAGINA

    SOSTIENI 

    VIVI

    Ti auguriamo perciò festività colorate, e così facendo ci prepariamo insieme ad accogliere con fiducia, gratitudine e azione quello che il futuro ci vorrà concedere. Per ogni sfida, per ogni dono.

    Immagina, sostieni, vivi.

    Buon Natale da myHARA.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Events

    Benessere organizzativo: i 5 pillars per un nuovo modo di vivere l’Azienda

    Il capitale umano come investimento garantito.

    Quali sono i fattori che generano il benessere organizzativo?

    In un mondo aziendale sempre più sfidante e impegnativo, sono necessarie menti vigili e creative in stato di quiete.

    Questo periodo di Covid 19 ha visto il ribaltarsi di abitudini consolidate da tempo, prime fra tutti la gestione del così detto smart working, che ha tanto del working ma poco, per non dire nulla, dello smart.

    Basti pensare che la cucina è diventata luogo di lavoro, i bambini e/o gli animali domestici entrano nelle inquadrature durante le video chiamate, etc. 

    D’altronde i dati evidenziano un aumento del 70% delle conversazioni via web, tra Instagram, Zoom, Skype, Messenger e WhatsApp.

    Che importanza ha il Benessere Organizzativo adesso?

    Per benessere organizzativo o wellness si indicano tutte le misure volte a promuovere e tutelare il benessere fisico, sociale e psicologico di tutti i collaboratori in azienda.

    Non si può pensare all’agire e al produrre, al lavorare senza tener conto del bello, del bene e del buono

    E’ ormai un assioma che un’azienda è sana se il dipendente è felice e in salute. 

    Oggi però l’azienda, intesa come luogo fisico è cambiata e si spera che questo cambiamento sia una reale trasformazione e non il desiderio di far tornare tutto come prima.

    Tornare alla normalità è il nostro sbaglio, nulla torna, per fortuna. Tutto si trasforma sempre.

    E così anche il nostro modo di pensare all’azienda e al benessere organizzativo dei collaboratori.

    Questa accelerazione ci vede ora ripensare all’azienda come uno spazio fluido, che si espande tra il sito aziendale, inteso come luogo fisico, la propria casa, e il “concetto di Azienda” come un grande corpo, composto da membra. Ed ogni membro (proprio come le nostre membra del corpo fisico) hanno funzioni proprie a se stanti, che devono funzionare in autonomia, ma necessariamente concorrono alla salute dell’intero corpo.

    Il corpo fisico, nella sua integrità, se anche ha solo una piccola parte non in salute soffre, sta male e si muove con fatica. Pensate solo quando ci tagliamo o prendiamo dentro ad uno spigolo con il dito del piede… Di fatto noi per vivere in salute e benessere, non ci occupiamo, ogni momento, delle singole membra del nostro corpo, ma sviluppiamo consapevolezza e fiducia imparando a sentirlo e ad ascoltarlo.

    Il corpo aziendale è esattamente così!

    Oggi lo smart working è una funzione estensiva di queste preziose membra che sono i collaboratori.  

    E quindi consapevolezza e fiducia sono elementi fondamentali del benessere collaborativo e riguardano entrambe le parti, l’azienda e il collaboratore.

    Come può una risorsa lavorare per star bene e che ruolo gioca l’azienda in questo percorso orientato al benessere organizzativo?

    L’attenzione al benessere diventa fondamentale per migliorare le relazioni in casa e conseguentemente in azienda, ci sostiene nella gestione dei conflitti e ci aiuta a trasformare il nuovo modello di leadership evoluto, dove la relazione tra gli individui non deve più essere top/down ma virare verso una qualitativa trasversalità.

    Tutto ciò è possibile solo da un lavoro sulla persona e sulla consapevolezza del suo potere, delle sue attitudini, del suo talento per farlo scaturire nella pienezza della propria espressione più autentica, che sia in home working o in azienda.

    Un intervento focalizzato sulle risorse innate della persona, la sua creatività ed unicità, attraversando paure e credenze, spesso frutto di condizionamenti socio culturali.

    Si tratta di un lavoro costante che coinvolge, come in un puzzle, le diverse tessere di ognuno di noi. Solo collocandole al posto giusto permettono di ottenere nuove trasformazioni verso l’obiettivo: essere persone e professionisti più soddisfatti e attivi, consapevoli di meritarsi fiducia e altrettanto consapevoli di garantirla per l’intero sistema.

    Consideriamo alcuni piccoli passi verso il  benessere organizzativo, che come abbiamo visto, non è più solo il sito aziendale, oggi è un circolo virtuoso che parte da casa, va in azienda e ritorna a casa e così via all’infinito. Il volano deve ricevere il giusto impulso attraverso un metodo che porta al raggiungimento di quel benessere organizzativo alla base della nostre domande iniziali.

    1. Nutri il tuo umore e la tua concentrazione

    Partiamo da casa: Come abbiamo sostituito tra le mura domestiche i momenti conviviali coi colleghi?

    Probabilmente beviamo spesso un caffè al solo scopo di staccare un attimo.

    Gli studi dicono che il numero massimo giornaliero di tazzine consentite al fine di non incorrere negli effetti indesiderati della caffeina è quattro. Curioso, ma interessante notare che, anche solo percepire l’aroma proveniente dalla moka sul fuoco, potrebbe indurre il pensiero verso un momento di relax senza doverlo per forza ingerire. 

    Ma come potrebbero essere le nostre soste lavorative in casa con i colleghi ?

    Si potrebbero condividere video ispirazionali o musicali, ricette veloci da condividere in share screen, piccoli momenti di respirazione consapevole condivisi o qualche movimento per il benessere della schiena da seduti.

    Cogliamo l’occasione per trasformare le abitudini quotidiane e sperimentiamo nuove abitudini vitali:

    Alzarsi alla stessa ora di quando si esce, prendersi un tempo per sé prima di iniziare la giornata per ascoltarsi, orientare il proprio intento personale, fare colazione impiegando il giusto tempo, vestirsi ed avere cura di sé come se si dovesse uscire.

    Sono piccoli accorgimenti, alla portata di tutti ma che, quando diventano una costante, modificano anche la comunicazione che, in termini cellulari, stiamo dando al nostro corpo e, di conseguenza, al nostro tono e umore, rafforzando il nostro livello di concentrazione e di efficienza. In questo l’epigenetica ci viene in soccorso.

    2. A me gli occhi please!

    In questo periodo gli occhi sono messi a dura prova. Se non stanno guardando il pc sono fissi sul tablet o sullo smartphone e, di sera, incollati al televisore o impegnati nelle video chat con gli amici ed i parenti.

    Trascorrere molte ore davanti ad una fonte luminosa comporta vari rischi, il principale è rappresentato dalla disidratazione dell’occhio, che può essere causa di secchezza, irritazione ed arrossamento. 

    Ricordiamoci di fare numerose pause, di non fissare il pc almeno mentre siamo al telefono, di sbattere frequentemente gli occhi ed utilizzare lacrime artificiali e/o colliri idratanti.
    Manteniamo la distanza corretta dallo schermo cioè, nel caso sia di dimensioni standard (15-17 pollici), deve essere indicativamente compresa fra i 50 e gli 80 centimetri. 

    Naturalmente, a schermi più grandi devono corrispondere distanze maggiori.

    Anche l’illuminazione dovrà essere buona e non provocare riflessi fastidiosi sul display. 

    Fatte una volta queste correzioni potremo dedicarci ad altro sapendo che i nostri occhi sono al sicuro.

    Un semplice esercizio che ci aiuta a portare il nostro sguardo all’interno di noi per sentirci, per sentire come stiamo e mantenere alta la concentrazione è…chiudere gli occhi per almeno 3 minuti.

    Chiudere gli occhi per qualche istante ci permette anche di affinare e amplificare l’utilizzo degli altri sensi. Questo a volte ci è molto utile quando siamo in fase di born out per riportare la nostra attenzione al nostro centro, acuendo magari quella che è una capacità percettiva di cogliere altro, a volte più intuitivo e creativo, proprio affidandosi agli altri sensi.

    Gli occhi sono lo specchio dell’anima e dalla loro luce emerge il nostro stato di salute e vitalità.

    3. Il relax è d’obbligo per migliorare la produttività e l’efficienza

    Indispensabile sentire di essersi meritati una pausa interrompendo il lavoro ogni ora, al massimo ogni ora e mezzo soprattutto se non si è riusciti ad ottimizzare la postazione di lavoro secondo piccoli accorgimenti che coinvolgono la scelta della seduta, la posizione del pc, la postura di schiena, spalle, avanbracci etc.   
    Ma come possiamo rendere proficue le pause?

    Fare qualche semplice esercizio di stretching per sciogliere la muscolatura degli arti superiori ed inferiori.

    Anche i movimenti di rotazione del busto o le flessioni del tronco su entrambi i lati possono risultare efficaci. 
    Pensate al collo, ruotatelo in senso orario ed antiorario, avrete così modo di allentare le tensioni che gravano sulla porzione cervicale della colonna vertebrale.

    Per ripristinare i livelli di cortisolo nel sangue dedicate un momento per compiere 5 respiri profondi, lasciando che l’espirazione sia un pò più lunga dell’inspirazione, concentrandovi su pensieri di gratitudine.

    La gratitudine è l’autostrada per la realizzazione di qualsiasi nostro obiettivo personale e/o aziendale. La gratitudine va allenata per farla diventare una nuova buona abitudine, come costanza e metodo.

    Infine idratare sempre il corpo significa mettersi in ascolto dei suoi messaggi: bere almeno 8 bicchieri d’acqua, durante il giorno allenta la fame, diminuisce le cefalee e permette l’autorigenerazione.

    L’acqua che scorre permette di lasciare andare e purificare, cosi come avviene in natura, avviene anche dentro di noi e, facilmente, si porta benessere al corpo.

    L’elemento acqua è l’elemento del fluire.

    Quanto siamo disposti a lasciare andare per essere felici, piuttosto che incaponirci per avere ragione?

    4. Muoviti, muoviti!

    L’essere costretti entro le mura domestiche non ha solo modificato la nostra routine lavorativa. Ed anche chi vive una settimana spezzata, fatta di giorni alternati azienda/abitazione rischia di togliere tempo all’attività fisica.

    In apparenza il tempo libero, grazie all’ottimizzazione degli spostamenti, sembrerebbe essere maggiore e molti praticano attività grazie all’ausilio di app, corsi online ecc.

    Ma come possiamo ripensare al movimento del nostro corpo in termini di benessere organizzativo e di un nuovo modo di affrontare la trasformazione ed il cambiamento?

    Il corpo non mente mai e imparare a vedere il nostro corpo è ben diverso dal guardarlo nelle sue performance sportive o davanti ad uno specchio.

    Vedere è qualcosa di più profondo del semplice guardare, che prevede il coraggio di trasformare in pensiero ciò che deriva dagli occhi.

    La nostra quotidianità fisica, mentale ed emotiva e’ sempre vincolata dalla nostra parte del cervello, chiamata amigdala.

    L’amigdala è all’interno del sistema limbico. L’amigdala è il centro della paura, il cervello antico, rettiliano, degli istinti.

    Noi siamo sempre nella paura. Dobbiamo guardare questa paura senza lasciarci travolgere.

    Attraverso pratiche di yoga e/o bioenergetica impariamo a vedere il nostro corpo e a renderci consapevoli che anche nelle asana (posizioni) il corpo si prepara a difendersi dai movimento e/o dalle posizioni che non conosce o di cui non si fida. Quindi anche nelle asana interviene l’amigdala, che determina la paura.

    Attraverso il corpo imparo a stare nella mia paura, ad ascoltare le mie rigidità per potermi liberare.

    Se imparo a fare l’esperienza nel corpo, il corpo registra una memoria cellulare che poi ci torna utile nei momenti in cui dobbiamo prendere delle decisioni e/o fare delle scelte.

    Allora ecco che il movimento del corpo diventa liberazione e trasformazione a sostegno della nostra autostima e fiducia. Aspetti, come abbiamo visto fondamentali, per conquistarsi e scambiare fiducia e consapevolezza.

    Se non mi fido e non mi conosco, come posso scambiare con gli altri ciò che non conosco? che sia l’azienda o le relazioni con colleghi e amici.

    Ecco che il benessere organizzativo sempre più chiama in causa una relazione di scambio, dove fondamentale diventa il senso di respons-abilità. Non esiste benessere organizzativo inteso come qualcosa che viene erogato dall’alto. Tutte le membra concorrono sempre.

    5. Sii ciò che mangi

    L’alimentazione è un aspetto del nutrimento.

    Il nutrimento è qualcosa di molto più ampio del cibo. Il nutrimento coinvolge ambienti, relazioni, pensieri, parole, ed anche cibo.

    Il cibo è relazione. Relazione prima di tutto con noi stessi.

    Cosa introduco nel mio corpo, che gli orientali definiscono “tempio dell’anima “ per renderlo sano, forte e vibrante ?

    La qualità di ciò che introduco determina la mia energia, la mia vitalità e la mia capacità anche di impegnarmi, concentrarmi e migliorare le mia attività quotidiane, professionali e non.

    Spesso sia in azienda che in smart working per noia, malumore o senso di insoddisfazione i cibi rifugio quali dolci, snack e le bevande gassate sono le nostre prime scelte, con il risultato di un evidente peggioramento dell’apporto nutritivo, senza dimenticare che sono ingerite solo per sedare un fabbisogno mentale. 

    Dobbiamo essere consapevoli che aumentare il quantitativo di junk food ingerito per placare la nostra fame nervosa aumenterà in maniera direttamente proporzionale non solo il nostro peso ma abbasserà il nostro livello di vitalità ed efficienza.
    Rivalutare il piacere di utilizzare cibi semplici, piu’ vicino possibile alla loro “origine”, e’ un primo passo di consapevolezza. Cibi pronti e trasformati, riscaldati che tipo di apporto nutritivo possono dare alla nostra vitalità e alla nostra salute?

    E’ importante entrare in relazione con ciò che ingeriamo. Siamo ciò che mangiamo.

    Ecco come in questo nuovo modo di ripensare al benessere organizzativo, sia in termini ziendali che personali, il nostro focus va direttamente al capitale umano “ come valore imprescindibile”, oggi più’ di ieri.

     L’azienda è formata dalle persone e in un’azienda dove i collaboratori sono in salute, di buon umore e motivati si vive meglio, si lavora bene e si produce di più.

    Perché l’essere umano, in salute, proattivo e soddisfatto non lavora per lo stipendio, né in azienda né in smart working ma lavora per quella punta della piramide di Maslow che riguarda l’autorealizzazione e il proprio senso di vita.

    Condivido concludendo questa bellissima storia del Pellegrino e dei tre spaccapietre, come ispirazione per un nuovo orientamento al   benessere organizzativo in azienda che faccia scaturire nelle aziende e nei collaboratori fiducia, consapevolezza e responsabilità dell’importanza del capitale umano:

    Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi. Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.

    Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.
    “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.
    “Non lo vedi?” rispose l’uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”.
    Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.

    S’imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.
    “Che cosa fai?”, chiese anche a lui, il pellegrino.
    “Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l’uomo.
    In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.

    Giunse quasi in cima alla collina. Là c’era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.
    “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.
    “Non lo vedi?”, rispose l’uomo, sorridendo con fierezza. “Sto costruendo una cattedrale”.
    E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

    Se sei interessato ad approfondire questi argomenti  il 18 giugno dalle 9,30 alle 13,30 ci sarà la V edizione di ENERGYOGANT Day  ecc.

    www.myhara.it

  • Il metodo

    La noia al lavoro è il virus sempre più diffuso in azienda

    Lo stress al lavoro, se non è costante, è una spinta a fare meglio, la noia al lavoro può essere più insidiosa e meno riconoscibile e, se permane a lungo, divenire un fattore frenante in azienda.

    Spesso si confonde la noia al lavoro con la stanchezza.

    A volte passiamo periodi così in cui andiamo a dormire stanchi e ci svegliamo nello stesso modo. 

    La noia, secondo la psicologia classica, è un’emozione. La stanchezza è uno stato. Anche lo stress è uno stato.

    La noia al lavoro è una cosa che succede.

    La noia è quello che proviamo quando dentro di noi si muovono contemporaneamente due aspetti: da un lato il bisogno di far qualcosa, dall’altro il non sapere cosa fare. La noia è appunto l’incapacità di canalizzare questo desiderio di attività in qualcosa di specifico. Quando siamo annoiati, è come se avessimo fame ma senza sapere di cosa.

    La noia è dunque una spinta, una tensione verso qualcosa, come avere il motore acceso e il pedale pronto a schiacciare l’acceleratore, senza però sapere dove andare.

    Come viene definita la noia al lavoro?

    Nel 2007 in “Diagnose Boreout”, un libro di Peter Werder e Philippe Rothlin, due consulenti aziendali svizzeri introducono il concetto della Sindrome di Bore out. Secondo tali autori, la Sindrome del Boreout deriva da tre elementi principali:

    • Noia
    • Mancanza di sfida
    • Mancanza di interesse

    Tra le principali cause, che possono portare il lavoratore a provare sentimenti di noia, è possibile citare attività quali :

    • mobbing,
    • de-mansionamento del dipendente,
    • svolgimento delle  attività in cui il lavoratore è alla prese con un impiego che non gli richiede energia a sufficienza,
    • mancanza di attività stimolanti,
    • mancanza di promozioni professionali,
    • mancanza di benefit aziendali,
    • svolgimento di attività lavorative monotone,
    • scarsa retribuzione economica,
    • svolgimento di lavori precari,
    • mancanza di riconoscimento da parte dei colleghi e del capo per le attività lavorative svolte. 
    • Mancanza di pianificazione
    • Accaparramento dei compiti piu’ importanti da parte di altri
    • Essere troppo qualificati per un impiego
    • Limiti alle proposte di innovazione

    Bore out non equivale a pigrizia.

    La particolarità di questa sindrome è che può colpire dagli impiegati al top manager.

    Il Bore – Out è come un virus digitale, una sindrome d’ufficio, da scrivania e computer, tipico della moderna società high- tech.

    Il Bore – Out è insidioso, in quanto non è sempre facile riconoscerlo. Il mondo del lavoro è diventato altamente competitivo, e lo stress da performance è visto come un sinonimo di efficienza.

    Per questo il suo contrario, il sottoutilizzo, rimane nell’ombra, ma è errato pensare, come si crede comunemente, che siano i funzionari delle amministrazioni pubbliche a soffrirne di più. La burocratizzazione delle mansioni e la priorità dei processi sono una costante della terziarizzazione che ha investito molti ambienti di lavoro.

    Come fare a capire se soffriamo di noia al lavoro?

    Osserva semplicemente come sono le tue risposte alle seguenti domande:

    • Ti dedichi a faccende private durante le ore di lavoro?
    • Ti senti sotto stimolato o annoiato?
    • Di tanto in tanto ti capita di far finta di lavorare, mentre in realtà non stai facendo nulla?
    • Alla sera ti senti stanco e spossato anche se non hai subito nessun tipo di stress?
    • Sei decisamente scontento del tuo lavoro?
    • Non vedi lo scopo del tuo lavoro, né il suo senso più profondo?
    • Saresti di fatto in grado di svolgere le tue mansioni molto più rapidamente di quanto tu non faccia?
    • Ti piacerebbe cambiare lavoro ma sei frenato dal timore di guadagnare troppo poco in un altro contesto?
    • Spedisci e-mail private ai colleghi durante le ore di lavoro?
    • Nutri uno scarso interesse nei confronti del tuo lavoro o non ne nutri affatto?

    Un recente articolo pubblicato su Psychology Today condivide uno studio che mostra che “tra il 30 percento e il 90 percento degli americani adulti si annoia nella sua vita quotidiana, così come dal 91 al 98 percento dei giovani”.

    Si tratta di un aspetto comune del lavoro e della vita. E, per quanto possa rivelarsi allarmante, è una bella situazione in cui trovarsi almeno momentaneamente, se sappiamo gestirlo adeguatamente.

    Spesso nelle interviste lette ai grandi imprenditori o negli incontri fatti in azienda ho avuto il piacere di parlare con diverse persone soddisfatte del proprio lavoro. E difficilmente, chiedendo loro come avessero raggiunto tale soddisfazione, la risposta è stata “ero annoiato”.

    Io stessa, nel mio piccolo, quando ho preso in mano la mia vita e l’ho ribaltata, (tra il 2012 e il 2014  ho aperto myHARA) non mi sentivo “annoiata”, mi sentivo  “ frustrata dalla situazione in cui mi trovavo”, “mi sono resa conto che le cose erano in stallo”.

    L’impatto della noia al lavoro sulla salute:

    Le conseguenze della noia sono peggiori di quelle del burnout! Trascorrere le tue giornate annoiate sarebbe dannoso quanto lavorare troppo perché il tempo della sofferenza è molto più lungo!

    Per darsi una parvenza di miglioramento, le persone che soffrono di noia sul posto di lavoro mettono in atto strategie per fingere di lavorare: coprire la propria scrivania di documenti, avere sempre un file di lavoro aperto, simulare un sovraccarico di lavoro…

    Ma alla fine, diventa un disordine psicologico difficile che genera stati come:

    • Paura di perdere le abilità
    • Le difficoltà relazionali con i colleghi
    • Perdita di autostima
    • Paura di perdere il lavoro
    • Stress
    • Depressione

    Il rischio di malattie cardiovascolari sarebbe moltiplicato per tre per coloro che sono esposti alla noia e alla frustrazione.

    Le persone arrivano alla depressione se non cambiano questa situazione.

    Cosa c’è di buono nella noia al lavoro?

    La noia al lavoro è sana perché ci permette di entrare in contatto con noi stessi, con il nostro mondo interiore.

    La noia ha un effetto centripeto, cioè ci porta dentro noi stessi, mentre l’opposto della noia, la bulimia psichica, quella capacità che abbiamo di riempirci le giornate di impegni, ovvero di fare, di rinnovare, ha effetto centrifugo rispetto alla nostra interiorità. Come sempre la virtù sta nel mezzo, nella capacità di trovare l’equilibrio della psiche, che è un equilibrio dinamico.

    La noia è simile al maggese, il fermo biologico che permette al terreno di rigenerarsi. Si lascia il campo a riposo per un periodo: non si semina né si raccoglie in quel lasso di tempo, ma intanto la fertilità del suolo aumenta.

    Oggi, soprattutto con l’avvento dei cellulari e dei social network, siamo poco abituati a contattare questa emozione, tentando di soffocarla all’istante. Riempire la noia con la tecnologia, a lungo andare, potrebbe provocare altra noia difficilmente colmabile (questo è uno dei motivi per cui gli adolescenti di oggi si annoiano così tanto).

    È qui che si entra nel circolo vizioso della noia: fare qualcosa per non annoiarsi e scoprire che questo ci crea ancora più noia.

    Ricerche condotte presso l’Università di York hanno dimostrato che spesso la noia è legata alla mancanza di connessione con le nostre emozioni e quindi alla difficoltà di riconoscerle o gestirle. In poche parole, ad una scarsa conoscenza di noi stessi.

    Chi si annoia lamenta del fatto che non ci siano abbastanza stimoli: in realtà ad essere noiose non sono né le persone, né le situazioni, ma è lo sguardo spento con cui ci approcciamo alla vita.

    Ci sono persone che sembrerebbero preferire la ricezione di stimolazioni continue anche se dolorose pur di ottenerne una distrazione che li distolga dai propri pensieri.

    A quanto pare star soli con i propri pensieri è più difficile di quanto ingenuamente si potrebbe pensare, siamo davvero una così brutta compagnia per noi stessi?

    La noia al lavoro serve a liberare la mente, stimolando attenzione e creatività:

    Come spiega Peter Toohey nel suo libro Boredom: A Lively History, nei periodi in cui crediamo di essere annoiati il nostro cervello rielabora i pensieri inconsci per poi portarli all’attenzione della coscienza.

    Lo yoga, come strumento di coaching, racchiude in se’ l’essenza della non noia: il sentire.

    Lo yoga conosciuto come unione di corpo, mente e spirito racchiude in sé l’essenza della non noia: il sentire!

    Dobbiamo allenarci al “suono dello stare” e che sconfigge ed esclude la noia. 

    La noia è assenza di azione.
    L’assenza di azione o la non azione non dovrebbe in alcun modo scalfire il nostro “essere” sia esso psicologico o meno; la demotivazione parte sempre dal nostro “ego”, dal nostro dover stare sempre in movimento, dal nostro “attivare” i sensori del “moto” per assicurarci che il “moto” sia onnipresente!

    Ascoltare una persona che parla per ore con lo stesso tono di voce, con la stessa cadenza porta l’individuo in ascolto alla non attenzione, alla non concentrazione ed a volte alla noia…quindi la noia nasce dallo stato della nostra psiche nel momento dell’ascolto? O dall’ego dell’oratore improntato sulla modalità “annoiante”?
    In entrambi i casi il moto è assente …ma ben presenti sono IL SUONO, LE VIBRAZIONI LA PAROLA, L’ASCOLTO….IL SENTIRE!

    Quando senti la noia al lavoro chiediti dove sei e dove la senti nel tuo corpo?

    Potremmo approcciarla nella sua interezza. Dal corpo:

    • Dove la sento? Nelle spalle, appesantite e ricurve?
    • Nella pesantezza delle palpebre?
    • Come sento la mia schiena ?
    • Nello stomaco? A volte chiuso, oppure bulimico.
    • Soffro spesso di mal di testa?
    • Ho dolori alla cervicale ?
    • Come’ il mio respiro? Diaframmatico alto o addominale?
    • Il mio sonno? Dormo molto, mi sento più stanco del dovuto. Dormo poco svegliandomi presto?
    • Come mi nutro? Di cosa mi nutro?
    • Dal punto di vista cognitivo ed emozionale:

    .

    Dal punto di vista cognitivo ed emozionale :

    Ci sarebbero tante mappe da utilizzare per sapere a che punto del nostro viaggio ci troviamo. Intanto, per iniziare, prendiamo la classica di Maslow (scienziato, psicologo americano): la piramide dei bisogni. Guardando la piramide potremmo chiederci: su quale scalino mi trovo? A quale prossimo gradino mi avvicino?

    Per salire ogni gradino c’è uno sforzo da fare, delle energie da attivare, così come per superare la noia. Fintanto che tentiamo di fuggire dalla noia rimaniamo ad essa legati, la nostra mente cercherà sempre più nuovi stimoli, effimeri e in quantità sempre maggiore. È una battaglia persa in partenza.

    L’unica soluzione è: entrare nella noia

    L’unica soluzione è entrare nella noia, con grado, fino ad arrivare giù in fondo.

    Riconoscere che “mi sto annoiando”. Attivare i cinque sensi e chiedersi:

    • cosa mi sta accadendo?
    • quello che sto facendo mi corrisponde, mi appartiene?
    • C’è qualcosa da cui sto fuggendo?
    • C’è qualcosa da modificare?
    • Sono stanco?

    Entrare in contatto con la noia in modo sano ci riporta al centro di noi stessi e ci aiuta a capire in che direzione spiegare le vele per continuare il nostro viaggio.

    Cosa fare per uscire dalla noia al lavoro?

    La lotta contro la noia sul lavoro dovrebbe senza dubbio iniziare dall’azienda, che deve svolgere regolarmente colloqui di valutazione per incoraggiare la motivazione a lavorare attraverso la formazione, nuovi compiti, riorganizzazioni di posizione o mobilità interna. Ma ovviamente, questo non è il caso di tutte le aziende.

    Tuttavia, suggerisco alle persone interessate di agire anche di propria iniziativa senza attendere che le azioni avvengano sempre dall’esterno.

    1. Stai nella noia: Un primo passo è quello di rimanere in contatto con questa sensazione. Prova, per cinque minuti al giorno, ad ascoltare la noia e non cercare in tutti i modi una distrazione. Questo serve per cominciare a temerla di meno e prendere pian piano consapevolezza del nostro mondo interiore.
    2. Pratica yoga ogni mattina. Alzati venti minuti prima e dedica questo tempo a semplici esercizi yoga per rigenerare il corpo. Un buon suggerimento è fare qualche respiro profondo di pancia, dove l’espiro è piu’ lungo dell’inspiro e avvicinarsi alla pratica dei Saluti al sole, una sequenza eccezionale che attiva 12 catene muscolari e che attiva energia nel corpo.
    3. Mindfulness. Concediti qualche minuto al giorno di silenzio e ascolto. Porta la tua attenzione su un oggetto preciso (può essere anche una penna) e mantieni il focus visivo per qualche minuto. Poi chiudi gli occhi e continua a portarti internamente quell’immagine finche’ non sfiorisce. Ripeti questo esercizio ogni giorno per 3/5 minuti.
    4. Riscopri le tue passioni.
    • Cosa ami veramente? (lettura? musica? sport?)
    • Cosa faresti anche gratuitamente se fosse il tuo lavoro?
    • Cosa ti fa alzare alle 5:00 del mattino di un sabato mattina?
    • Cosa sogni ad occhi aperti durante il giorno?
    • Cosa ti cattura così tanto da dimenticare il trascorrere del tempo?
    • Cosa ti dà piacere e allo stesso tempo sai ti renderà felice nel lungo termine?
    • Cos’è che non procrastineresti mai e poi mai?

    Prova semplicemente a vedere se con queste suggestioni, si attivano in te  nuovi scenari.Aiuta i tuoi colleghi.

    5. Piuttosto che semplicemente “non fare nulla”, cerca e sostieni i colleghi intorno a te. I tuoi colleghi ti ringrazieranno ed automaticamente svilupperai nuove competenze.

    6. Formati in modalità self made man

    Non perdere tempo in cose non proficue come post sui social, giochi, etc. etc. ma inizia a sviluppare nuove competenze professionali seguendo anche semplicemente dei video di YouTube.

    7. Fai un po’ di ordine

    Puoi ad esempio mettere un po’ d’ordine nella tua casella email. Sei sommerso da messaggi non letti, da email da eliminare, da spam e quant’altro? Questo allora è il momento giusto per riuscire a organizzare meglio i vostri file, la rubrica dei contatti e magari rispondere a qualche messaggio che latitava da troppo tempo tra quelli in attesa. Potete inoltre salvare le email che potrebbero tornare utili a voi o potrebbero rivelarsi importanti per la vostra azienda in una cartella a parte, in modo da averli subito a disposizione in futuro.

    8. Migliora il tuo ambiente di lavoro.

    Prova ad abbellire la tua scrivania, il tuo ufficio con delle foto o delle immagini. Cambia i colori sulla tua scrivania.

    9. Prova a chiedere maggiori responsabilità Se ti senti poco stimolato dal tuo lavoro, probabilmente le tue qualità non vengono sfruttate appieno. In questo caso, chiedi al tuo capo di poterti assumere maggiori responsabilità in modo permanente. Non fare promesse che non hai intenzione di mantenere.

    10. Varia la tua routine. Se ti senti annoiato perché il tuo lavoro è monotono, prova a cambiare le cose. Per esempio:

    Cambia strada per raggiungere il posto di lavoro.

    Se puoi lavorare da remoto, prova a farlo in un bar.

    Se fai la pausa pranzo a mezzogiorno, ritardala di un’ora o due per variare la tua routine.

    11. Impara una lingua.  Usa un programma online o un’app mobile per apprendere una lingua che non conosci.

    12. Aggiungi note positive alla tua giornata. Interrompi la monotonia del tuo programma quotidiano pensando a delle piccole ricompense. Per esempio:

    • Fai una breve passeggiata al parco durante la pausa pranzo.
    • Invita a pranzo un collega che non conosci.
    • Fai più apprezzamenti a chi lavora con te.

    Se sei interessato ad approfondire questo tema e ritieni che sia importante, puoi trovare altre informazioni qui.

  • Il metodo

    Il principio vitale del cibo che potenzia la nostra energia

    Il principio vitale del cibo potenzia la nostra vitalità, energia e concentrazione. Per questo è importante scegliere una corretta alimentazione giornaliera.

    Nutrition Efficiency, III pillar del metodo Energyogant ci sostiene nello sviluppo e nel mantenimento di una nuova consapevolezza rispetto alla relazione con il cibo.

    Cosa intendiamo quando parliamo di “cibo”?

    Nutrienti…. Gusti e sapori…Piatti e tradizioni…Piacere e curiosità…Ricordi ed emozioni…Socialità  e  rituali…

    Cibi sani, cibi spazzatura, cibi bio, cibi ogm… cibo vegan, crudista o macrobiotico… mangiare dissociato, alimentazione vegetale o onnivora….

    lo sguardo sul cibo può essere decisamente caleidoscopico, come tutto ciò che è possibile guardare da punti di vista differenti.

    Per questo motivo, in relazione al cibo, possiamo approfondire:

    • aspetti chimico-biologici, con le diverse azioni sul corpo dei vari nutrienti e gli effetti di diverse abitudini alimentari in ambito clinico… 
    • origini dei nostri imprinting e/o varianti di relazione con il cibo stesso e, in questo ultimo caso potremmo di influenze sociali, culturali,religiose..
    • oppure prendere in esame le variabili emozionali derivanti dalla relazione con il seno materno in primis e poi con la modalità in cui il cibo ci è stato proposto… consolazione, premio, riconoscimento, amore…
    • infine, potremmo guardare alla nostra relazione soggettiva con il corpo e quindi alle dinamiche spesso censorie che entrano automaticamente nella scelta quotidiana a seconda che si voglia dimagrire, ingrassare, mantenersi tonici o altro…

    Ma cos’è questo cibo?

    Lo puoi toccare, tagliare, frullare, cuocere, masticare o bere…

    Che cos’è?!?

    Non è solo chimica, non è solo caloria, e nemmeno solo colore, o sapore… sono, queste, solo alcune tra le caratteristiche di cui il cibo si può vestire… ma c’è altro!

    Fin dall’antichità ci sono pervenute conoscenze empiriche dei principi attivi contenuti del cibo in base, ad esempio, alle sue forme. La teoria delle segnature ci ha consegnato una preziosa letteratura sulla relazione tra la forma del cibo e la sua azione nel corpo umano. Per citare un esempio i fagioli, che nella loro forma richiamano quella dei nostri reni, cosa per altro, in tempi antichissimi, affermata anche dalla Medicina Tradizionale Cinese. Solo in tempi successivi, la nostra moderna scienza ha confermato che i nutrienti dei fagioli sono ottimi per sostenere alcune funzioni renali.

    Anche il colore è un fattore che contiene informazioni che anticipano e rivelano le azioni nel corpo degli stessi e che, con le loro vibrazioni, attivano in noi attrazione o repulsione.

    Un linguaggio, quest’ultimo, espressione delle dinamiche con cui la natura opera.

    Cibo e corretta alimentazione, c’è qualcosa di più:

    Al di là e dentro ogni caratteristica con cui il cibo può presentarsi, c’è QUALCOSA.

    C’è una essenza vitale, un principio vitale che contiene il mistero di ciò che c’è oltre la materia.

    Il cibo diventa quindi un COLLEGAMENTO con quella stessa NATURA, di cui noi stessi siamo espressione e manifestazione. Esso ci mantiene in collegamento con l’energia vitale, quella stessa energia che dona VITA a ogni nostra cellula.

    Ci sono moltissimi studi mirati all’osservazione di questi aspetti. Si pensi agli studi di Simoneton sulle vibrazioni degli alimenti, o a quelli di Masaru Emoto, che ci mostrano come la materia si trasforma nel suo aspetto in base alle sollecitazioni visive o sonore cui è esposta.

    Ci si potrebbe chiedere COSA agisce?

    ciò che mangiamo sono radiazioni: il nostro cibo consiste di quanti di energia”, ha affermato il dottor George W Crile di Cleveland in un congresso medico tenuto a Memphis il 17 maggio 1933. “

    (tratto da Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda)

    Potremmo quindi allargare il nostro sguardo e accorgerci che ci sono aspetti “sottili” nel cibo, che vanno oltre le preferenze personali, i gusti e le abitudini culturali o razziali.

    “..mangiando coscientemente potete ritrovare tutte le meraviglie della creazione, poiché il cibo vi racconta la sua storia, vi parla del sole, delle stelle, degli angeli, di dio stesso. La nutrizione è una sorta di radioestesia. Ogni essere, ogni oggetto emette radiazioni particolari e il radioestesista è colui che sa captare e interpretare le radiazioni. Il cibo ha ricevuto le radiazioni dall’intero cosmo: il sole, le stelle, l’atmosfera e i quattro elementi hanno lasciato su di esso impronte invisibili ma reali; lo hanno impregnato di ogni sorta di particelle, di forze, di energie. Se gli esseri umani fossero coscienti, se sapessero della ricchezza e del valore del cibo, se pensassero a ringraziare il Cielo e a mostrarsi pieni d’amore e di riconoscenza, potrebbero scoprire, captare, ricevere e decifrare tutti quei messaggi celesti…” Omraan Mikhael Aivanhov

    Spetta pertanto solo a noi aprire la mente e le nostre percezioni per accorgerci di tutto ciò che, con il cibo, entra nel nostro corpo.

    Per aiutarci potremmo:

    • Mangiare ogni tanto a occhi chiusi
    • Mangiare in silenzio, dedicando tutta la nostra attenzione ai sensi
    • Scegliere il cibo per la sua qualità, il che ci spinge a valutarne l’origine, il metodo di allevamento o coltivazione, l’esposizione a contaminazioni artificiali e a processi di raffinazione
    • mangiare avendo rispetto delle esigenze del corpo
    • Consumare prodotti di stagione e del territorio, portatori di un’energia che ci sintonizza e sostiene più facilmente di altre nella stagione in cui ci troviamo
    • Ascoltare gli effetti di quel cibo nel corpo: raffredda/riscalda/infonde energia o la toglie, per riconoscere con facilità i cibi più adatti a noi

    e, nel silenzio o nella attenzione rivolta a ciò che mangiamo, restare vigili per cogliere ciò che Omraan Aivanhov dice così bene: “Il cibo è una lettera di amore inviata dal creatore” .

    quindi, nell’incontro con il cibo, abituiamoci a GUARDARE OLTRE ciò che comunemente osserviamo e, se saremo capaci davvero di aprire il nostro sguardo, allora potremo cogliere il miracolo che siamo e di cui siamo parte, e riconoscere con molta più facilità COSA E’ AFFINE ALLA NOSTRA NATURA E LA SOSTIENE E COSA INVECE LA CONTRASTA O ADDIRITTURA DANNEGGIA.

    Se sei interessato, puoi approfondire Nutrition Efficiency, il III pillar del metodo Energyogant cliccando qui.