Loading
Search results for:

maschile e femminile

  • Il metodo

    La leadership inclusiva abbraccia tutte le forme di intelligenza

    Come la leadership inclusiva  aumenta profitto e benessere in azienda

    In un momento storico come questo, dovuto a scenari pandemici, economici spesso incontrollabili, quella che i leader stanno vivendo nelle organizzazioni è una delle sfide più grandi di sempre: far sì che le persone, pur essendo delocalizzate, lavorando a distanza e spesso in preda ad emozioni di ansia, possano sentirsi comunque unite e motivate.

    Si inizia a ripensare ad un nuovo modello di leadership all’interno delle organizzazioni che è una leadership legata all’essere creatori di senso.

    Oggi trovare il senso da parte del leader vuol dire, nonostante tutti i cambiamenti, rispondere ad alcune significative domande: Come devo vivere? Qual è il valore del mio lavoro e dell’organizzazione presso cui lavoro? Come azienda, che contributo possiamo dare alla società? In cosa facciamo la differenza? 

    Cosa si intende per senso? 

    Il senso ha a che fare con la DIREZIONE (proprio come un cartello stradale ci indica la strada) e il SIGNIFICATO di ciò che facciamo. Se conosco il significato riesco a convogliare tutte le mie energie in ciò che faccio. Nota la differenza tra vagabondo e pellegrino: ha a che fare con il significato.Il vagabondo gira senza meta, il pellegrino ha una meta.

    Ma chi è un leader oggi?

    Il leader è colui che guida, guarda avanti, sa ascoltare e comunicare con tutti coloro che lo seguono ed anche con chi non lo segue, ma potrebbe seguirlo più avanti, qualcuno che vede prima la possibilità di cambiare, in senso positivo.

    Si può essere leader nel proprio gruppo familiare, con amici e in azienda, piccola o grande che sia.

    Formare un leader oggi significa fornire un’educazione intellettuale, associata ad una parte etica ed emotiva.

    Come dice Don Bosco l’educazione è un’azione di cuore.

    Quindi l’istruzione intellettuale deve essere affiancata ad un’educazione emotiva, capacità di ascolto, rispetto verso l’altro, empatia, flessibilità per interagire con tutti, capacità di vedere il cambiamento che arriva e saperlo trasformare, praticare valori come la gratitudine, la contemplazione e la gentilezza.

    Ogni potere deve essere sempre controbilanciato dalla responsabilità.

    Il leader oggi deve integrare, includere tutte le parti di Sé maschile e femminile. Valori come la gratitudine, la gentilezza ecc. sono per lo più legati all’energia femminile. A differenza delle caratteristiche di profitto, determinazione e competitività,  tipici della leadership tradizionale, maschile.

    Il leader oggi deve superare l’ego.

    Il leader oggi deve spingere gli altri al senso del “noi”.

    La leadership inclusiva è un cambio di paradigma

    La leadership di senso o inclusiva si sposta da una precedente visione up down ad una espressione più trasversale e per fare questo passaggio è indispensabile:

    • attingere a nuovi accordi
    • decidere per assenso
    • celebrare 
    • agire
    • dare feedback 

    Il nuovo concetto di leadership risponde a “è abbastanza buono e abbastanza sicuro per provare e lascia spazio al margine d’errore“.

    Non risponde all’idea di perfezione che, peraltro non esiste e ha sempre creato competitività e frustrazione.

    La nuova leadership deve tenere conto che ognuno è una scintilla “divina” ed ognuno è stato ferito. E’ così.

    L’obiettivo della nuova leadership deve tutelare l’equivalenza e l’equanimità. Tutti sono coinvolti.

    Una leadership di senso coinvolge un lavoro di crescita personale. Cambiare dentro per manifestare fuori.

    Significa lavorare con il giudizio. Il primo giudice interiore siamo noi stessi. Il giudizio è una reazione automatica della mente.

    Non possiamo spegnere la mente. Possiamo però osservare lo spazio tra un pensiero e l’altro e nutrirci di quello spazio, perché lì avvengono le migliori intuizioni e chiarezze.

    Abbiamo detto cambiare dentro per manifestare fuori: la gratitudine è la benzina per creare la manifestazione.

    Coltivare la gratitudine e trasformare il giudizio sono 2 aspetti fondamentali per la leadership inclusiva

    E’ necessario trasformare il giudizio in ascolto, rispettare il cammino di ognuno, portare la propria passione e la propria luce.

    Il nostro mondo è palesemente in una crisi di leadership resa manifesta – pienamente e senza eccezioni in tutto il mondo – dal collasso sanitario e sistemico scatenato dal virus COVID19 e dalla conseguente pandemia che ci affligge da qualche mese.
    Le sfide che già stavamo affrontando – il cambiamento climatico, i sempre più frequenti e terribili disastri naturali, l’esaurimento delle risorse, le costanti emergenze sanitarie nei paesi in via di sviluppo, le crisi etiche nelle aziende di tutto il mondo, il sovraffaticamento e burnout dei lavoratori nei paesi sviluppati – dipingono un quadro cupo.
    Aggravato, in moltissimi casi, da una implacabile spinta alla redditività a breve termine, da programmi sociali che si basano sulla crescita continua per garantirne il finanziamento, dal potere – ancora in espansione – delle grandi corporation. Oggi è difficile azzardarsi a ‘prevedere’ un futuro, ma tutti stiamo, ciascuno a suo modo, provando a immaginare, la ripresa nella direzione di una maggiore sostenibilità e un maggiore benessere del pianeta.

    La leadership inclusiva prevede persone – e leader – che possano accedere al meglio di ciò che sono per mettersi/o continuare ad essere al servizio degli altri e creare un cambiamento positivo e duraturo.

    Cosa intendiamo qui per leadership?

    Non è solo l’abilità di guidare, ispirare, influenzare qualcuno, ma è colui che scegli di fare un cammino di crescita personale.

    Siamo sicuri che la leadership inclusiva riguardi solo i “capi”? 

    Direi di no. Tutti noi, per prima cosa, ogni giorno, ‘guidiamo’ noi stessi, diamo una direzione al nostro agire.

    Ciascuno poi, all’interno del proprio contesto sociale, influenza in qualche modo la vita degli altri, nel privato, nel lavoro in maniera consapevole o inconsapevole.

    Quindi a tutti è richiesto di avere leadership, di mettere in campo la propria capacità di guidare altri, sia questo per un giorno, per un anno, per tutta la vita.
    Essere il proprio leader significa cercare di assumersi la piena responsabilità di se stessi, della propria motivazione, della salute, della felicità, dello sviluppo e degli sforzi per ispirare e motivare se stessi (e gli altri) a raggiungere un obiettivo o uno stile di vita dotato di senso.

    La figura dei leader sta evolvendo dall’essere l'”eroe” posto su un piedistallo, all’imparare ad essere anche “ospite” creatore di contesti in cui sia possibile facilitare lo sviluppo della self-leadership nelle altre persone.

    Ecco che il nuovo paradigma di leadership implica un ‘movimento autentico del Sé inside-out’ (da dentro a fuori di noi) integrando e valorizzando le proprie parti maschili e femminili di ognuno e concependola più armonica e completa.

    La leadership di senso risponde alla domanda: «Qual è il mio contributo al Mondo?».

    Presupposto indispensabile per esercitare una leadership di senso, sia verso se stessi che verso gli altri, è sviluppare la percezione e la conoscenza e di sé e curare il proprio sviluppo in un’ottica sistemica. L’individuo va considerato, quindi, nella sua completezza, come risultato di una integrazione di tutte le dimensioni – mentale, emotiva, fisica – che, riguardando l’intero Essere. 

    Le competenze fondamentali della leadership inclusiva

    Apprendere la leadership inclusiva  significa includere ed integrare a tre competenze fondamentali:
    1) ‘presenza autentica (mente). La presenza autentica può essere coltivata attraverso diverse pratiche contemplative, come ad esempio la meditazione, lo yoga o il movimento, che aiutano ad allenare la mente e ad accedere alla propria esperienza peculiare e unica.
    2) relazione autentica (cuore). La relazione autentica si attiva attraverso il dialogo, l’ascolto attivo, le pratiche sistemiche di risoluzione 

    3) azione autentica (corpo). L’azione efficace consiste nel guidare il cambiamento e nel saper mobilitare, dall’interno, le risorse per riuscire, per ‘farcela’. E’ l’azione forte e radicata, perché fondata, maturata, nelle prime due che la rendono possibile.

    Coltivare la propria leadership di senso è oggi una pratica e necessita di disciplina, esercizio costante e consapevole teso al miglioramento continuo, al superamento quotidiano di un limite, all’evoluzione del proprio Sé. 

    La leadership inclusiva o di senso è anche etica. Ovvero è necessario che ciascuno – soprattutto quando si trovi a guidare anche altri – non solo curi i propri interessi e quelli della propria organizzazione ma si ‘prenda cura’ del Bene comune.

    I leader etici promuovono la cultura etica e favoriscono la crescita delle organizzazioni e delle comunità, offrono buone risposte ai bisogni reali della società, hanno la capacità di affrontare i problemi prima che diventino disastri e, di conseguenza, risultano anche competitivi rispetto ai rivali, facendo da traino e da esempio per gli altri.
    I leader virtuosi praticano, quelle che Hackett e Wang2 hanno definito come le sei virtù fondamentali estrapolandole da una gamma di 54 virtù confuciane e aristoteliche. Queste sono: il coraggio, la temperanza, la giustizia, la prudenza, l’umanità e la sincerità.
    Nella loro pratica i leader etici trovano la propria felicità, la propria soddisfazione e anche l’efficacia del proprio agire.
    – Il coraggio è la capacità di agire in modi che superano l’opportunità costituita dal momento per capitalizzare il potenziale e l’impatto della visione sistemica a lungo termine. Il coraggio è la capacità di agire in un modo che serve il bene superiore, quando c’è un’immensa pressione a servire sè stessi e la ‘bottom line’. Il coraggio ha a che fare con cor-agire, azione del cuore.
    – La temperanza è il potere di controllare sè stessi in modi che portano a risultati morali e benefici per tutti.
    – La giustizia è la capacità di agire in modo equo, di ascoltare e difendere coloro che sono spesso indifesi, o in uno stato di difficoltà. La giustizia è la capacità di usare il potere personale e quello derivante dalla posizione ricoperta in modi che mirano a realizzare il bene comune piuttosto che un guadagno egoistico. “Il mondo è il mio regno e non c’è nulla che ne resti fuori” diceva Draco Daatson
    – La prudenza è la capacità di far leva sulla saggezza per scegliere non solo il buono per le persone, il pianeta e l’economia, ma anche il meglio.
    – L‘umanità è la capacità di esercitare il principio africano ‘Ubuntu’. Ubuntu significa semplicemente che “io sono in virtù di molti”. È ospitalità reciproca e non solo. Ubuntu, o umanità, suggerisce che «quando tu vinci, io vinco, e quando tu fai del male, io faccio del male».
    – La sincerità è la capacità di agire in modo autentico, di parlare onestamente e di sforzarsi di sostenere e fare il bene, anche quando queste azioni possono essere impopolari o difficili.


    Socrate ha detto: «La vita non esaminata non è degna di essere vissuta per un essere umano». Nei tempi di grande incertezza e ambiguità che stiamo attraversando è necessario, da parte di tutti coloro che si occupano dell’apprendimento della leadership, anche saper creare il giusto spazio per consentire alle persone di trascorrere più tempo nella riflessione e nell’autosviluppo e saper difendere un tale spazio dagli attacchi quotidiani della velocità e dell’urgenza.

    “Se hai un problema grosso vuol dire che tu sei piccolo, non sei sufficientemente ampio da contenere il problema. Se davvero vuoi cambiare concentrati sulla dimensione tua, non sulla dimensione del problema” Salvatore Brizzi.

    La leadership inclusiva  non è un optional.

    Quando si attraversa un mare in tempesta la leadership di senso ci garantisce l’entrata in porto.

    La leadership di senso deve essere creata, generata, nutrita.

    E’ stata fatta una ricerca in Google quasi 200 team: Qual’era il fattore più importante che determinava il successo della produttività? Al di là della performance individuale, ciò che ha fatto la differenza sono state 2 cose: la fiducia e la gentilezza. I team che avevano sviluppato più fiducia e gentilezza hanno prodotto di più in azienda.

    Questo perché è significativo? Perché per la prima volta possiamo invertire un paradigma e mettere i valori al servizio del numero e fare esattamente il contrario e mettere il numero al servizio dei valori.

    Il leader gentile quindi crea più successo, crea più salute, più benessere, più inclusività. 

    Padre Brescianini, monaco benedettino camaldolese che ha scelto di diffondere la sua spiritualità attraverso il coaching, definisce la leadership di senso attraverso 4 aree fondamentali:

    • Prendersi Cura
    • Educare
    • Bene comune
    • Visione

    Ora ti invito a fare un esercizio:

    Prova a prendere carta e penna e scrivere una descrizione di:

    • Cosa significa per me prendersi cura?
    • Cosa significa per me educare?
    • Cosa significa per me bene comune?
    • Cosa significa per me visione?

    Poi ad ogni area, associa un simbolo/ disegno simbolico

    La leadership inclusiva  è una necessità evolutiva. Non si tratta di una rivoluzione, ma di un’evoluzione.

  • Il metodo

    I 4 indicatori del Benessere organizzativo e dello Sviluppo Umano in azienda

    Su cosa stai puntando per cogliere l’opportunità di questo intenso periodo?

    A quale tipo di leadership ti stai appellando? 

    La nuova leadership deve essere una leadership di relazione a favore dell’integrazione ed armonizzazione tra energia maschile e femminile, nel riconoscimento e potenziamento della creatività e del talento dei singoli.

    Queste sono le leve fondamentali che se integrate concorrono al benessere organizzativo.

    Solitamente, a livello di letteratura psicologica e cultura organizzativa aziendale, si definisce il benessere organizzativo, secondo le seguenti categorie:

    1. Domanda: carico, organizzazione ed ambiente  di lavoro, adeguatezza di risorse e competenze rispetto alle richieste aziendali, ritmi, pressioni, scadenze, comfort, salubrità dell’ambiente di lavoro.
    1. Controllo: autonomia decisionale rispetto allo svolgimento del lavoro.
    2. Supporto: strumenti e disponibilità adeguati per svolgere il proprio lavoro e superare eventuali difficoltà. 
    1. Relazioni: clima aziendale in termini di spirito di collaborazione, correttezza reciproca, libertà di esprimere il proprio pensiero nel rispetto e senza minaccia, gestione tollerabile di tensioni e conflittualità.
    1. Ruolo: definizione chiara, condivisione e comprensione di posizioni, compiti, responsabilità, obiettivi ed aspettative reciproche, rispetto ai processi e gli obiettivi aziendali, disponibilità di risorse adeguate per svolgere il proprio ruolo, riconoscimento e valorizzazione delle competenze, opportunità formative e di sviluppo professionale.
    1. Cambiamento: disponibilità al miglioramento e alla trasformazione attraverso il coinvolgimento dei collaboratori.
    1. Condizioni economiche: equità di trattamento e opportunità di crescita professionale. straordinari, benefit/welfare aziendale.
    1. Sicurezza: prevenzione infortuni e gestione dei rischi.
    1. Immagine aziendale: consapevolezza delle esigenze, aspettative, valutazioni e riscontri dei diversi stakeholder aziendali (clienti e mercato, fornitori e partners, collettività, competitors, enti locali, proprietari, dipendenti e collaboratori).
    1. Leadership: modalità attraverso cui si perseguono gli obiettivi aziendali e si promuove l’integrazione sociale.
    1. Comunicazione: struttura degli scambi, comunicazione a una o a due vie, ruoli e atteggiamenti nelle comunicazioni.
    1. Motivazione: fattori che orientano l’attività lavorativa (orientamento al potere, alla riuscita, all’affiliazione).

    Eppure lo sapevi che  l’80% delle aziende è consapevole che il successo di un’organizzazione, in questo momento così complesso, dipenda dal benessere organizzativo e che, contemporaneamente, il 79% delle aziende riferisce che le suddette strategie non sono ancora state integrate nei piani aziendali. (Deloitte, Futuri trend per le organizzazioni 2020)

    Il tema del wellbeing è noto ma non applicato. Perchè?

    Il benessere organizzativo è uno stato continuo di ricerca attiva, non la somministrazione di procedure e automatismi (che tali per altro non sono) ma la stimolazione quotidiana all’abitudine di sintonizzarsi su frequenze personali alte.

    Le persone vanno sostenute in un percorso di  benessere e crescita dello sviluppo umano, perché per risolvere i problemi globali relativi all’economia e al denaro, occorre prima risolvere le questioni relative al tempo. 

    Dobbiamo iniziare da noi, dal singolo. 

    Sembra una questione complessa, ma non lo è. 

    Il benessere organizzativo fa crescere il  mercato

    Prendo spunto dal libro di Gabriele Policardo, “Anche i soldi hanno un’anima” per addentrarmi in questo affascinante tema.

    Il mercato, siamo noi. Tu sei il mercato. Solo tu  (azienda) solo tu (singolo), fai quello che fai.

    Il mercato lo fa la bravura, il servizio, il tempo, l’intenzione e l’informazione.

    Alle persone, non importa così tanto il prezzo: importa l’esperienza, la sensazione, le emozioni e l’unicità.

    Il denaro e l’economia sono prima di tutto un contenitore del tempo.

    Il tempo di qualcuno. 

    Ed il tempo non è uguale per tutti: due collaboratori impiegano lo stesso tempo a svolgere la stessa mansione. 

    Ma il primo la svolge con distrazione e controvoglia, il secondo con passione ed attenzione, con l’intenzione di rendere felice il proprio cliente: dunque il valore finale del prodotto non è lo stesso, perché’ il tempo ha una qualità diversa: il secondo rispetto al primo ha un plus-valore che si può percepire e riconoscere, ma non misurare fisicamente.

    Ci sono altre due variabili fondamentali: il servizio e l’informazione.

    Il servizio è il punto di incontro tra il lavoro e il denaro. Nè il denaro nè il tempo hanno un valore oggettivo.

    Spesso ci sorprendiamo rispetto a compensi incassati da grandi star dello sport, del cinema o della musica.

    Eppure queste persone, oltre ad essere dotate di caratteristiche uniche e rare, non sono solo dotate di talento naturale: sacrificio, passione, competenza, curiosità, caparbietà, totale dedizione. Tutto questo è ciò cha fa la differenza.

    Linformazione è l’ENERGIA che una persona mette nella propria azione. 

    Si tratta di un valore sottile che agisce a livello inconscio, ma che è percepito dalle persone e che fa la differenza, tra i due collaboratori che svolgono la stessa mansione, coma abbiamo segnalato prima. 

    Conta molto l’informazione-intenzione che il singolo mette in quello che fa.

    Fare meglio ciò’ che ognuno sa già fare, ha a che fare con la crescita dello sviluppo umano integrato in un sistema vitale azienda che mette al primo posto dell’elenco summenzionato un benessere organizzativo che presterà sempre più’ attenzione agli aspetti evolutivi e sottili, che non a quelli pratici e concreti. 

    Al valore delle relazioni più che ai beni.

    L’ economia così cresce come conseguenza di un servizio ben reso.

    Il benessere organizzativo deve essere un benessere sensibile  allo sviluppo umano della persona, all’ambiente, alla natura in un sistema interconnesso.

    La definizione del Ministero della Salute è la seguente: ” per benessere organizzativo si intende la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno”.

    Il valore di questa capacità aziendale aumenta nel momento in cui la criticità è maggiore perché maggiore è la necessità di promuovere e mantenere una situazione di benessere del personale sul lato fisico, sociale e psicologico all’interno di un’organizzazione lavorativa in acque agitate.

    Si salvi chi può. NO, si salvi chi sa!

    l 2020 ci ha travolto come uno tzunami. 

    Molti sono stati trascinati alla deriva, altri portati al largo su nuove rotte di navigazione a vele spiegate. Tutti, in qualche modo disorientati.

    Senza il tempo di capire, ma solo di reagire. 

    Eppure, siamo davanti a un’occasione senza precedenti che ci sfida.

    Siamo in un cambiamento d’epoca.

    E la crescita, nasce dalla rottura. E’ nelle difficoltà che possiamo allenare e far emergere gli strumenti sommersi.

    Seneca scriveva : “Per aspera sic itur ad astra.” – Attraverso le asperità si arriva alle stelle.

    In questo caso la criticità è complessa e globalizzata.

    Il cambiamento si deve innestare su modelli rigidi che necessitano non solo di flessibilità e rapidità di adattamento ma, ancora prima, integrazione di processi non testati e non sperimentati all’interno della gestione delle risorse umane.

    A questo va aggiunta la necessità / vincolo di delega e fiducia che necessariamente va accordata alla forma liquida che ha assunto il posto di lavoro.

    Oggi i parametri di valutazione sono necessariamente cambiati ma gli obiettivi di rendimento no.

    Si evince così che in questo momento il sostegno alle persone, che sono “lontane”, determina la base per uno sviluppo sostenibile e proficuo.

    Il sistema manifesta così le interconnessioni e le esigenze prima sommerse in un “format aziendale” che si ripeteva da 50 anni e che è minato da criticità nuove:

    • conflitto nelle relazioni
    • confine tra vita e lavoro
    • continui adattamenti di organizzazione
    • innovazione e aggiornamento
    • integrazione generazionale
    • impatto della RA e IA.

    Possiamo supporre che l’accelerazione pandemica sia  solo l’inizio.

    E che il benessere organizzativo sia una questione di tempo.

    Il Benessere organizzativo e il fattore tempo

    In azienda il tempo è per lo più valutato in base a coefficienti quantitativi. 

    In modo analitico. Con un metodo di calcolo, razionale e distintivo.

    Il potere e’ espressione dell’ energia maschile che fluisce attraverso azioni di controllo e direzione.

    Ma in questo processo di cambiamento, che implica una vera e propria ri- nascita, il benessere organizzativo deve fare i conti con il tempo.

    Il processo di RI-NASCITA implica l’essere creatori (leggi – colui che fa dal nulla) e attori (leggi -colui che agisce) del nostro futuro in azienda. Tutto ciò si traduce nell’essere manager efficace =[dal lat. effĭcaxacis, der. di efficĕre «portare a compimento»] = Colui che produce pienamente l’effetto richiesto o desiderato.

    Ma come posso essere un manager efficace in grado di poter produrre l’effetto richiesto e desiderato se non ascolto e non sento autenticamente, se ciò che mi viene richiesto è allineato ai miei “desiderata”, al mio SENSO di ciò che faccio e di come lo faccio?

    Come si può dare valore all’azienda e al cambiamento se non percepisco il VALORE del tempo oltre che la sua valutazione?

    Perché non attingere a potenti strumenti come l’unione, la cura, l’accoglienza, tipicamente dell’energia  “femminile” che ognuno di noi porta con sé, per renderci più’ consapevoli che il tempo è UNO e che non c’è alcuna ragione per cui il tempo dedicato al lavoro debba essere meno piacevole di quello passato altrove.

    Terence H. White nel libro “ Re in Eterno” del 1958 narra la saga di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Vi suggerisco questa breve lettura 

    Il rimedio migliore quando si è tristi — replicò Merlino, cominciando ad aspirare e mandar fuori boccate di fumo — è imparare qualcosa. E’ l’unico che sia sempre efficace.

    Invecchi e ti tremano mani e gambe, non dormi alla notte per ascoltare il subbuglio che hai nelle vene, hai nostalgia del tuo unico amore, vedi il mondo che ti circonda devastato da pazzi malvagi, oppure sai che nelle chiaviche mentali di gente ignobile il tuo onore viene calpestato.

    In tutti questi casi, vi è una sola cosa da fare: imparare.

    E’ l’unica cosa che la mente non riesca mai ad esaurire, mai ad alienare, mai a esserne torturata, mai a temere o a diffidare, mai a sognarsi di essersene pentita.

    Imparare è il rimedio per te.

    In questo stralcio si può trovare l’essenza del segreto che sostiene da sempre gli esseri umani. La crescita e la nuova conoscenza.

    Lo sviluppo umano vive come prodotto dell’espansione di noi. 

    E’ uno stadio di profonda ri-conoscenza della persona come entità unica, nella sua complessità di corpo fisico – energetico, mentale, emotivo – spirituale.

    I 4 indicatori del BSU ( Benessere e Sviluppo Umano) in azienda è uno strumento immediato che ti mettiamo gratuitamente a disposizione per orientarti meglio, o semplicemente per avere più consapevolezza sullo stato di benessere attuale della tua azienda.  

    Se vuoi trasformare il benessere organizzativo e lo sviluppo umano delle tue persone nella risorsa più importante per il successo del tuo business è possibile attivare un confronto condiviso: questo è il primo passo che possiamo fare insieme, a costo zero.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Intelligenza creativa: il meglio è nemico del bene

    Voltaire, in Candido, afferma: “il meglio è nemico del bene”.

    Viviamo in un mondo dominato dalla ricerca della perfezione. 

    In ufficio le prestazioni perfette sono l’apogeo – per molti, la vera e propria definizione del successo. 

    Eppure, come scopre Candido, c’è un difetto intrinseco in questa logica. 

    Perché la perfezione è uno standard che non si può mai raggiungere e in definitiva non offre altro che infelicità per chi la ricerca.

    A tal proposito consiglio il libro Nessuno ci chiede di essere perfetti nemmeno Dio di di Harold S. Kushner 

    Alcuni studi di Thomas Curran, Andrew Hill “ Perfectionism and burn-out are close friends – best avoid them” hanno identificato perché il perfezionismo sia tanto diffuso quanto problematico sul posto di lavoro.

    Il lavoro è generalmente centrato sulla prestazione – e una scarsa prestazione implica costi significativi che, nel caso peggiore, determinano licenziamenti. 

    Quando il perfezionismo è alimentato da una pressione simile, i risultati della prestazione, invece che una motivazione, sono fonte di grave stress. 

    Un’altra spiegazione per lo stretto legame tra perfezionismo e burnout sul lavoro è da ricercare nei momenti in cui, come quello attuale, le opportunità di cambiare lavoro o avanzare nella carriera sono limitate. 

    Questa incapacità di sottrarsi ad un ambiente di lavoro sempre più stressante e meno piacevole, può determinare nei perfezionisti il burnout.

    E’ importante quindi chiarire che la perfezione non è un criterio per il successo. 

    Invece la disciplina, la flessibilità, la perseveranza, la curiosità sono qualità di gran lunga migliori del perfezionismo. 

    Come società tendiamo a portare in alto il perfezionismo come segno di virtù, di realizzazione. 

    Eppure la storia del Candido di Voltaire è eloquente: la perfezione è elusiva quanto accattivante. 

    Concentrarsi su l’impeccabilità in definitiva è controproducente.

    Per coltivare le potenzialità accennate, occorre comprendere meglio come l’intelligenza creativa attiva la nostra energia e il nostro benessere.

    Cos’è l’intelligenza creativa 

    L’ intelligenza creativa è inclusiva e ha a che fare con l’intelligenza emotiva, l’intelligenza cognitiva e l’intelligenza fisica.

    Nietzsche diceva: ”non mi fido di quei pensieri che non siano nati all’aria aperta, non mi fido di quei pensieri che non siano una festa anche per i muscoli “.

    E’ una caratteristica innata di ogni uomo. 

    Ci contraddistingue come persona umana. 

    Tutti siamo creativi, a patto di voler entrare in contatto con questa nostra potenzialità.

    L’intelligenza creativa è l’insieme che appartiene al tutto che è ben oltre la somma delle parti. 

    Quando c’è armonia tra il mio pensiero cognitivo, emotivo e la vitalità del corpo, la pienezza e il successo del risultato possono andare ben oltre l’immaginato. 

    Ha a che fare con l’intuizione e il coraggio.

    Ciò presuppone un distacco dalla “norma” e un’apertura al dialogo interno, in primis con se stessi. Imporre delle regole non porta al cambiamento.

    • Cosa devo sapere su ciò che mi limita ?
    • Cosa devo “guarire” perché il nuovo possa uscire?
    • Come posso esprimere sempre il meglio a favore del bene ?
    • In che modo il lavoro su di Sé’ coincide, si incastra con il modello aziendale ?

    Il business model competitivo e machista continua ad essere basato su  performance,competitività e la tensione è sempre solo rivolta all’eccellenza e alla velocità.

    Il mercato è competitivo, dobbiamo anticipare il mercato ed essere leader.

    Tutti siamo leader.

    Conoscete qualche azienda che sul proprio sito non abbia scritto “ leader di mercato”?

    E’ una tensione continua e pressante ad essere il migliore, a dare il meglio.

    Ed è utopico non vivere l’ansia da prestazione.

    Ma un conto è fare meglio ciò che ciascuno di noi sa fare, un conto è essere il migliore se non corrisponde a ciò che sappiamo e vogliamo fare.

    L’intelligenza creativa, finalizzata al bene, genera successo garantito

    SVANTAGGI < Che vantaggi abbiamo a  focalizzarci esclusivamente sui nostri obiettivi e risultati individuali? 

    Probabilmente la garanzia di un benessere economico (siamo così sicuri oggi ?) una crescita di carriera, il rafforzamento di sicurezze materiali, case, macchine, vacanze.

    Ma a che prezzo?

    Un costante stato di tensione, ansia, stress, contrazioni muscolari, insonnia, bruciori di stomaco.

    Una vita spesa a lavorare in smart working, dove c’è molto working e poco smart.

    Cosa perderemmo se ci togliessimo un po’ del “nostro fare sempre il meglio” per far sostenere e innalzare coloro che stanno solo “facendo sempre bene” o per permettere, a chi non lo sta facendo, di farne almeno un pò?

    Probabilmente perderemo un po’ di: 

    visibilità, rafforzamento della nostra parte egoica che ha bisogno di sentirsi “ speciale”, crescita economica.

    Ma non credo che tutto ciò minerebbe la nostra sicurezza. Anzi.

    E’ indiscutibile che per restare sul mercato e rispondere sempre meglio alle necessità o addirittura anticiparle, dobbiamo dare il meglio.

    Ma il meglio lo dobbiamo dare come persone di senso.

    Il senso è quello che dà significato e forza a ciò che facciamo e al perchè lo facciamo.

    Il mercato infatti lo fanno la bravura, il tempo, il servizio, l’intenzione e l’informazione.

    Nel mettere a servizio il nostro meglio emergono meno “punte di diamante” ma aumenta il livello generale di bene aziendale, che si traduce in successo.

    Un po’ effetto marea, il livello si alza.

    VANTAGGI< Che vantaggi  trae il singolo a cui viene chiesto di mettere il meglio a servizio del bene collettivo? 

    Innumerevoli:

    • maggiore compartecipazione
    • allentamento della tensione, ansia stress
    • comprensione del valore della condivisione
    • nessuno è perfetto
    • integrare le proprie imperfezioni
    • alzare il senso di responsabilità comune 
    • maggiore successo per tutti
    • essere leader veri e cioè guide, ispiratori per far emergere il meglio da ognuno
    • dare ed ottenere fiducia

    Ecco come l’intelligenza creativa implica diversità ed inclusione: accoglienza delle nostre diverse forme di intelligenza ed inclusione del concetto di servizio come human skill che genera business. Qui un approfondimento.

    Come esprimere l’intelligenza creativa?

    L’intelligenza creativa è la capacità naturale (cioè che ci è data per natura umana) di attivare il pensiero nella direzione di una nuova creazione attraverso connessioni tra il nostro sentire, esperienze pregresse, informazioni date, acquisite o acquisibili, e scambio delle stesse con il nostro contesto di azione.

    Il nostro cervello è già “programmato” per creare meraviglia. 

    Il nostro pensiero fa da antenna trasmittente/ricevente. 

    Il nostro corpo porta l’azione nel mondo reale.

    Il nuovo, in questa accezione, assume una diversa identità staccandosi dalla stretta interpretazione di unico e inimitabile, e si distende al senso di cosa fatta, manifestata da poco.

    Etimologicamente le parola “diverso” e “divertente”, strettamente legate all’esplorazione della nostra intelligenza creativa, hanno la stessa radice.

    Divertire dal latino divertere, part.pass. di “diversus”, volgere altrove in direzione opposta.

    Entrare in contatto con il nuovo e il diverso implica anche il rischio di sbagliare, addirittura di fare figuracce.

    Accettare l’imperfezione e entrare in contatto con il giudice severo interiore che ognuno di noi ha è il primo passo per attivare la nostra intelligenza creativa.

    L’intelligenza creativa diventa strumento sostanziale per un nuovo umanesimo in azienda e per la nuova espressione di leadership che deve essere sempre più a servizio, inclusiva e trasversale.

    Dal meglio per te, al bene per l’azienda: connessioni intelligenti tra creatività e azione

    Una sorta di espansione a favore del gruppo, non solo nell’intento del soggetto in prima linea, ma come reale effetto che si sostanzia nel percepito di tutti i collaboratori. Una crescita a tutto tondo.

    Abbiamo parlato qui dell’atto creativo in azienda

    Creare in azienda significa principalmente apportare valore nella ricerca di equilibrio tra gravità e leggerezza connettendosi, ancora una volta, alla totalità dell’individuo e puntando al suo bilanciamento per sostenere il suo slancio creativo.

    Il meglio del singolo dovrebbe essere resettato a favore della crescita simultanea: il superamento del valore della conquista per raggiungere l’identità aziendale a tutto tondo.

    Ecco alcuni spunti di condivisione in tal senso:

    • dare valore al singolo, che agisce in funzione di tutta l’azienda
    • avere il coraggio di abbassare la soglia di competitività a favore di un più elevato grado di collaborazione
    • sostenere il benessere ( valore collettivo) a favore del meglio ( valore individuale)
    • informare sulla possibilità di attivazione del proprio maschile e femminile alla ricerca di un balance comportamentale e di azione che favorisca un riequilibrio di forze nei collaboratori.

    Tutti siamo creativi

    Intanto ricordiamo sempre che l’intelligenza creativa non va intesa come espressività artistica. Essere artisti vuol dire essere creativi, ma non tutti i creativi sono artisti.

    L’intelligenza creativa  presuppone

    • fiducia in se stessi
    • fede nel valore della nostra esistenza
    • gioia nel ricevere e nel dare
    • leggerezza nelle aspettative
    • libertà di pensiero

    Anche persone molto creative, non riescono ad essere creative in ogni cosa e in ogni momento. Come mai?

    L’intelligenza creativa per funzionare al meglio ha bisogno di tre fondamentali elementi:

    • L’esperienza nel campo
    • L’abitudine alla creatività
    • La passione

    Il primo elemento necessario è quello di essere esperti in un particolare ambito. Non è possibile essere creativi se non si conosce bene l’argomento.

    Mozart aveva talento, ma se nessuno gli avesse insegnato la musica, non avrebbe mai potuto esprimerlo pienamente.

    Il secondo elemento è di avere fiducia nella propria creatività tanto da farne una abitudine. Qui subentra l’utilità di allenarsi continuamente alla creatività.

    Ci sono parecchi modi per tenersi costantemente in allenamento. A partire da quelli più semplici, come ad esempio cercare di essere meno abitudinari.

    I migliori risultati creativi si ottengono quando è presente la passione.

    Se c’è passione per un particolare ambito, ti impegni per il piacere di farlo. 

    Una forte passione può compensare un talento non elevato e permettere ottimi risultati. È proprio la passione che permette di essere costante e di persistere anche quando i risultati si fanno attendere.

    Il colpo di genio creativo non avviene infatti senza impegno ed intento.

    L’intelligenza creativa ci fornisce strumenti concreti per distribuire il meglio a favore del bene, e vivere l’azienda in piena espressione di Sé nella ricerca di senso.

    Non esiste innovazione senza intelligenza creativa. 

    Trasforma il benessere organizzativo e lo sviluppo umano delle tue persone nella risorsa più importante per il successo del tuo business.

    Un confronto condiviso è il primo passo che possiamo fare insieme, a costo zero.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    La leadership emotiva passa attraverso l’energia del corpo

    Nel 2005 sono stata operata alle corde vocali perchè avevo un nodulo che ostruiva il passaggio del suono. Le corde vocali si erano irrigidite e mi ritrovai completamente afona.

    Per il mio lavoro in particolare, sempre a contatto con le persone, anche nell’insegnamento, era un disagio penalizzante.

    Ma è stata anche la mia fortuna.

    Venivo da un’esperienza aziendale di leadership tradizionale, up & down, e la mia difficoltà principale era “starci dentro”.

    Avevo un ruolo manageriale e il lavoro mi piaceva, ma ero sempre in conflitto con ciò che sentivo e con l’ambiente aziendale.

    Ecco che il sintomo fisico mi arrivò proprio colpendo la gola. 

    Non riuscivo a comunicare quello che ero. 

    Le mie corde vocali erano impregnate di un miscuglio di emozioni, di conflitto e dolore.

    Lavoravo già da parecchi anni sull’intelligenza emotiva e le emozioni nel corpo, mi ero laureata con una tesi sulla comunicazione non verbale, ma era più facile riconoscerle negli altri che in me.

    Dopo il 2005 ho compreso che, se non mi fossi presa la responsabilità di lavorare in primis su di me, non avrei mai potuto guidare, ispirare nessun altro, nemmeno i miei figli, anzi soprattutto loro.

    Non ci addentriamo in questa sede sul significato dell’intelligenza emotiva essendoci una bibliografia amplissima e, trovando in Goleman, il padre dell’intelligenza emotiva.

    Saper guidare è un’abilità importante per chi lavora in gruppo. Che si tratti della direzione di un’impresa o della necessità di motivare i colleghi, essere capaci di ispirare e dirigere è fondamentale per raggiungere qualunque obiettivo.

    Goleman ci parla di 6 tipi di leadership emotiva ma ci dice anche che non esiste uno stile di leadership emotiva migliore di altre. 

    Si basano tutti sulla capacità di capire le emozioni altrui.

    Ma come faccio a comprendere le emozioni altrui se non riconosco le mie?

    E’ importante notare che molte persone non riescono a capire le proprie emozioni perché non sanno interpretare bene i segnali inviati dal proprio corpo. 

    Solitamente associamo le emozioni a un sentimento, ma in realtà tutte le emozioni partono da una sensazione fisica. Questo vuol dire che, indipendentemente dal nostro grado di confusione, possiamo entrare in contatto con un’emozione prestando attenzione a cosa succede al nostro corpo.

    Essere consapevoli del proprio corpo può sembrare la cosa più semplice.

    In realtà scopriamo che non è proprio così. 

    Se stiamo fermi non lo sentiamo. Se camminiamo siamo distratti da altre sensazioni.

    Le ragioni per cui e’ importante essere consapevoli del proprio corpo sono :

    • la consapevolezza del proprio corpo è un evento in continuo movimento che ci ancora al momento presente
    • le sensazioni fisiche sono porte d’ingresso per riconoscere le proprie emozioni
    • le sensazioni fisiche accompagnano i processi di pensiero e, a volte, attivano pensieri ripetitivi
    • la consapevolezza corporea riduce l’eccessiva identificazione con gli stati mentali negativi
    • ci permette di incontrare, in modo delicato, quello che tendiamo ad evitare emotivamente

    Evitare di sentire il corpo ha una ragione principalmente pratica: evitare di sentire le emozioni.

    E’ piu’ accettabile avere una tensione sulle spalle, piuttosto che sentire la rabbia; avere un vuoto allo stomaco piuttosto che sentire la paura.

    Quindi il  primo passo è sicuramente allenarsi ad ascoltare il proprio corpo.

    Vantaggi e Svantaggi della leadership emotiva

    La sfida è riconoscere vantaggi e svantaggi della leadership emotiva e “surfare” in equilibrio tra il fare e il sentire, l’imporre e l’accogliere, l’azione e la riflessione. 

    Tutto ciò ha a che fare con la nostra energia personale maschile e femminile. 

    • Prosperare in periodi di caos e di cambiamenti turbolenti
    • Essere sincero nel comunicare verità “dolorose”
    • Ispirare, generare, rendere sentito l’obiettivo dell’azienda
    • Promuovere innovazione e creatività
    • Creare relazioni cordiali e durevoli sia all’interno che verso i clienti
    • Essere empatici ma autorevoli

    La leadership emotiva comprende ognuna di queste possibilità.

    Come qualunque altra competenza o approccio, può avere  aspetti positivi e negativi. Considerarli ci aiuterà a decidere se fare appello alle emozioni sia la scelta più adeguata o se, al contrario, sia meglio ricorrere a un approccio più basato sulla logica e meno sull’empatia.

    Vantaggi:

    Non si può negare che dirigere un gruppo avendo a disposizione una buona dose di intelligenza emotiva offre benefici di ogni tipo. Tra i principali troviamo un ottimo equilibrio tra il raggiungimento degli obiettivi e buone relazioni all’interno del gruppo. Questo probabilmente significa dover sacrificare, in certa misura, l’efficienza dell’impresa, in cambio offrirà maggiore benessere ai dipendenti.

    Un buon leader emotivo deve essere capace di valorizzare le qualità dell’equipe, di aiutare gli altri a scoprire e sviluppare talenti e competenze. Uno dei risultati sarà una maggiore motivazione del gruppo, fondamentale per il buon andamento dell’azienda.

    Svantaggi:

    Adottare la leadership emotiva, tuttavia, può non essere sempre ottimale. In alcune circostanze potrebbe dare corso ad una serie di ripercussioni negative, tra cui:

    • Portare il leader ad agire in modo impulsivo. Un atteggiamento simile può essere svantaggioso per l’azienda e per il raggiungimento degli obiettivi nel caso in cui richiedano un orientamento più razionale.
    • Causare problemi di autocontrollo. In alcune occasioni, un leader deve prendere decisioni difficili, dure a livello emotivo. Un eccesso di empatia può rendere la gestione complicata o andare contro il processo stesso.
    • Provocare fluttuazioni emotive. Un eccesso di empatia o connessione con le proprie emozioni può far sì che queste influiscano troppo sullo stato d’animo del leader. Un leader, in linea di massima, deve essere un esempio di solidità e stabilità; diventa invece complicato esserlo quando si è in balia di emozioni non controllate.

    Come l’intelligenza emotiva influenza la leadership emotiva

    L’intelligenza emotiva può essere riconosciuta come l’insieme di specifiche capacità quali: consapevolezza, padronanza di sé,  motivazione, empatia, abilità nelle relazioni interpersonali, che permettono di utilizzare le emozioni come un patrimonio di ricchezza a vantaggio nostro e della collettività.

    L’IE ( intelligenza emotiva) incontra la leadership là dove si manifestano capacità di: 

    • ascolto
    • empatia
    • autorevolezza
    • capacità di ispirare gli altri a partire da ciò che li motiva, capacità di creare un ambiente emotivamente sicuro
    • influenzare emotivamente i propri collaboratori, saperli motivare innescando sentimenti positivi e riuscendo a liberare l’espressione del talento personale

    Goleman in Leadership emotiva. Una nuova intelligenza per guidarci oltre la crisi, afferma che Il leader emotivo è una persona “dotata di uno speciale talento di calamita limbica” che ha la capacità di creare risonanza, di stimolare comportamenti che permettano di suscitare emozioni positive, entrando in contatto e influenzando il cervello emotivo dei propri collaboratori.

    Come afferma Goleman, “ I leader sanno scuoterci. Accendono il nostro entusiasmo e animano quanto di meglio c’è in noi.”

    La leadership emotiva è sinergia tra energia maschile e femminile

    La cultura occidentale ha da sempre scelto lo sviluppo dell’intelligenza cognitiva e ha fatto della mente e del logos la propria coppia d’assi, ignorando che le emozioni sono alla base di ogni comportamento umano. 

    Così sono stati costruiti i nostri modelli di management, e il ruolo di leader costruito su valori maschili, indipendentemente dal gender del leader, e per tradizione associato al concetto di forza, decisione, e razionalità.

    Sarebbe riduttivo negare che valori come empatia, nuova leadership, balance sono entrati a livello concettuale nelle organizzazioni ma non ne permeano ancora il terreno.

    Definiamo il femminile come l’energia dell’emotività, dei sentimenti, della sensibilità e della ricettività, della cura, della creatività. Viceversa il maschile richiama razionalità, azione, freddezza, coraggio, lealtà, individualismo e spinta all’avere. Il femminile è per lo più interiore e si declina nella cura del particolare, nell’andare dentro. Il senso prevalente è il tatto, legato alla carezza, al gesto che guarisce. L’energia maschile è orientata al sociale, al dominio, all’andare verso l’esterno e conseguentemente la vista prevale sugli altri sensi.

    Come  attuare una trasformazione a favore di una  leadership emotiva?

    Un primo passo è osservare in che equilibrio sono le nostre 2 energie maschili e femminili.

    Perché il successo di un’autentica leadership emotiva deve tenere conto del proprio femminile. Altrimenti il conflitto interno si manifesta all’esterno e non siamo riconosciuti.

    Permettere all’uomo di riconoscere le proprie emozioni significa integrare la propria energia femminile. Permettere alla donna di esprimere il potere femminile con le caratteristiche del femminile permette di abbassare il disequilibrio dell’energia maschile della donna in azienda.

    Per esercitare una bisogna riscoprirsi esploratori.

    Fare l’esploratore significa sapersi muovere su qualsiasi tipologia di terreno, sapersi orientare in qualsiasi momento della notte e del giorno, riconoscere i pericoli affrontarli e trovare la giusta soluzione. Ecco perché oltre al piano delle competenze, è opportuno sapersi destreggiare in ogni occasione che si presenta.

    Ma fare l’esploratore significa anche ascoltare, accogliere il sentiero. Fidarsi di sé e dei propri compagni di viaggio. Prendersene cura affinché la traversata sia sicura per tutti, per sé, per loro, per il mezzo di esplorazione e per la meta da raggiungere.

    E’ con questo spirito, e con la ricerca dell’equilibrio tra il proprio maschile e femminile che si affinano gli strumenti da mettere in campo di volta in volta affinché la situazione sia sotto controllo ma non controllata, sia gestita ma non schiacciata.

    In più una leadership emotivamente intelligente si riconosce nella capacità di dare cattive notizie in modo comunque generativo per il gruppo e per le persone. https://www.energyogant.it/la-nuova-leadership-e-adattiva-e-condivisa/

    Tra le principali caratteristiche di coloro che hanno un’alta intelligenza emotiva viene individuato l’essere perenni apprendisti, life-long learners che costantemente sentono il bisogno di crescere, di farsi domande, di imparare cose nuove e in nuovi modi, persone disposte a cambiare le loro idee per aprirsi al nuovo.

    Per concludere in leggerezza, suggerisco di dare un’occhiata alla serie New Amsterdam su Netflix dove Max,  il leader, a mio parere è un buon tentativo di leadership emotiva.

    “Un pittore mi disse che nessuno può disegnare un albero senza diventare in qualche modo un albero; o disegnare un bambino studiando soltanto il profilo della sua forma… ma col guardare per un po’ di tempo i suoi movimenti e i giochi, il pittore entra nella sua natura e quindi può disegnarlo.” (Ralph Waldo Emerson)

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

    Se hai trovato utile questo articolo potrebbe interessarti anche questo, clicca qui.

  • Il metodo

    La prima risorsa di diversità ed inclusione in azienda sei tu

    diversità ed inclusione in azienda

    Seconda parte (la prima parte dell’articolo la puoi leggere qui)

    La  gestione dello stress, o gestione dell’energia personale, è intrinsecamente collegata al concetto di diversità e inclusione in azienda e alla responsabilità che abbiamo di osservare, conoscere e rendere manifeste le nostre parti opposte, integrandole e armonizzandole tra loro.

    Lo stress è positivo quando è il “motore”, la “scintilla” che ci spinge a trovare il modo giusto, per noi, per andare oltre alla persona (maschera) che siamo e al ruolo che ricopriamo, riconoscendo  l’importanza di valorizzare, noi per primi, la nostra diversità ed inclusione in azienda e nella vita.

    Solo in questo modo impariamo a superare il conflitto interno. 

    Il conflitto interno non è altro che la distanza che si crea tra le nostre due energie (maschile e femminile) quando in azienda, o nella vita, diamo espressione più all’una che all’altra.

    C’è uno scollamento che crea frustrazione, al di là del gender. 

    Il genere è l’insieme delle prestazioni, della mascolinità o della femminilità che ci si aspetta da individui che possiedono determinati organi.

    Secondo la dott.ssa Amanda Solomon Amorao, viviamo in un

    “… sistema di relazioni di genere e ideologie in una cultura specifica ed in un periodo storico specifico che detta esso stesso cosa significa essere uomo o donna. La gerarchia di genere influenza ed è influenzata dalle ideologie dominanti e rispetta e fa rispettare le istituzioni sociali. Il determinismo biologico rafforzato dalle istituzioni sostiene il dominio degli uomini sulle donne (patriarcato)”.

    Ma la nostra energia è UNA e va ricercata e nutrita nella diversità, che ci appartiene.

    Abbiamo visto l’estate scorsa l’energia dei numeri UNO

    Il Tao cinese ci insegna che l’Energia è Una e che, nell’esperienza umana, appare come dualità: Yin e Yang, femminile e maschile.

    Non esiste la conoscenza di una polarità, senza considerare l’altra

    L’energia maschile ha a che fare con il manifesto, l’essere, mentre l’energia femminile fluisce in ciò che non si vede, il non essere.

    L’energia maschile si manifesta nel modo in cui operiamo verso il nostro mondo esterno e si esprime con l’azione, la forza, il movimento e la fermezza. 

    L’energia femminile è espressa nel modo in cui operiamo verso il nostro mondo interiore e rappresenta la fluidità, la creatività, la sensibilità, l’introspezione ed il nutrimento.

    L’uomo e la donna hanno in Sé entrambe queste energie che  sono profondamente connesse: la crescita dell’una promuove l’altra.

    Questo è a fondamento della valorizzazione della diversità e dell’inclusione in azienda.

    Ciò sta nella natura delle cose. Non vi è antagonismo tra di esse. 

    Anche il nostro cervello, pur essendo uno ha in sé la complementarietà di 2 forze: 

    • l’emisfero sinistro è più abile nella capacità di sviluppare operazioni logiche, linguaggio, e gli spettano compiti analitici come l’espressione e la comprensione del linguaggio, l’analisi dei dettagli, il ragionamento simbolico, razionalità, maturità, passionalità, memoria numerica, conoscenza delle regole, il pensiero lineare (una frase per volta), la ricerca logica di una soluzione;

    Da qui generiamo forme di energia maschile.

    • l’emisfero destro è responsabile della riduzione dei riferimenti spazio-temporali, quindi disegno geometrico, lettura di mappe, somiglianze visive, sintesi temporale e senso musicale, della prevalenza delle funzioni rappresentativo – emotive e dell’attenzione non specifica; grazie a questo emisfero riusciamo a ricostruire la realtà da una piccola parte, cogliendo contesti, strutture e configurazioni complesse, nella loro totalità. 

    Questo emisfero genera forme di energia femminile.

    Il corpo fisico, è noto, risponde a questi 2 emisferi in un equilibrio dinamico: 

    • la parte sinistra del nostro corpo risponde all’’emisfero destro, quello delle immagini, della musica e della geometria, della creatività. 
    • la parte destra del nostro corpo risponde all’emisfero sinistro che si esprime nella logica, nell’analisi, nella razionalità.

    E’ un’energia distinta ma non separata, un movimento continuo “naturale”.

    Per collegare le due aree, a livello funzionale, si attiva il corpo calloso: un fascio di assoni che comprende più di 200 milioni di fibre commessurali e che interconnette i due emisferi cerebrali, garantendo  quindi il trasferimento di informazioni e la loro coordinazione. 

    L’aspetto interessante è che tali connessioni sono molte più numerose da parte dell’emisfero destro (femminile), nei confronti di quello sinistro (maschile) che non il contrario.

    Il femminile crea e trasforma, il maschile concretizza e cristallizza.

    E’ importante notare come il nostro corpo crea sempre connessioni e scambi tra le parti per raggiungere l’omeostasi e quindi la capacità di autoregolazione degli esseri viventi: diversità ed inclusione sono un naturale processo per l’evoluzione dell’essere umano.

    Riconoscere la propria diversità ed includerla nella propria espressione in ambito lavorativo migliora la relazione con quella altrui e l’equilibrio in azienda, a vari livelli

    Molte  realtà aziendali oggi sono orientate  verso la costante ricerca di diversità ed inclusione in azienda attraverso il  riconoscimento delle potenzialità dei singoli.

    E’ del 2020 la dichiarazione di  Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric inserita nel 2020, per il terzo anno consecutivo, in Bloomberg Gender-Equality Index (GEI):

    Siamo onorati di avere avuto ancora questo riconoscimento dei nostri sforzi per arrivare alla parità di genere..La parità di genere è uno degli obiettivi più importanti che abbiamo; ….. L’equilibrio di genere è parte integrante del nostro modo di fare business e ne stiamo facendo una priorità”. 

    Schneider Eletric è una delle 325 società quotate al mondo, su 11.500 valutate, nell’ indice trasversale a tutti i settori di business lanciato da Bloomberg nel 2018, che valuta l’impegno e le azioni in materia di parità di genere delle principali società quotate a livello globale.

    Sempre nel 2020 abbiamo assistito all’elezione della prima Vice Presidente donna della storia degli Stati Uniti d’America: “I may be first, not last!” dichiara il cambiamento in atto nel mondo del lavoro rispetto ai concetti di gender balance.

    I benefici di diversità ed inclusione in azienda del maschile e femminile

    Lo squilibrio, abbiamo detto, si verifica quando si valuta un tipo di energia superiore all’altro. 

    Qualità e benefici dell’energia femminile:

    La sacra energia femminile pulsa attraverso di noi, sebbene a volte ci dimentichiamo di accoglierla. Quando accettiamo e incoraggiamo l’energia femminile possiamo vedere le molte qualità che ne conseguono.

    Empatia, Fluidità, Morbidezza, Ricettività, Apertura, Devozione, Creatività, Compassione, Senso di comunità, Sentimenti, Supportività, Intuitività, Comprensione.

    Quando ti sintonizzi e valorizzi queste qualità dentro di te e negli altri, tu:

    • Magneticamente attrai ciò che desideri 
    • Sviluppi progetti alla giusta velocità
    • Ti godi il processo di creazione indipendentemente dal risultato finale
    • Riesci a visualizzare il grande progetto
    • Lavori con gli altri, creando un senso di comunità 
    • Ti riconnetti alla vita emozionale e fisica come catalizzatore di cambiamento e sviluppo 
    • Ti relazioni agli altri con l’ascolto e la condivisione 

    Qualità e benefici dell’energia maschile:

    La sacra energia maschile pulsa allo stesso modo attraverso di noi, sebbene a volte ci  dimentichiamo di accoglierla. 

    Leadership, Azione, Motivazione, Logica, Avventura, Forza, Lealtà, Fermezza, Sopravvivenza, Sicurezza, Focus, Orgoglio, Onore, Efficienza, Potere, Carattere.

    Quando riconosci il valore di queste qualità dentro di te e negli altri, tu:

    • Persegui tenacemente ciò che desideri
    • Decidi quando e come far crescere il tuo progetto
    • Ti focalizzi sul risultato finale del progetto
    • Ti focalizzi su una cosa alla volta
    • Ti affidi a te stesso ed ai tuoi traguardi
    • Stabilisci i confini delle tue emozioni e del tuo corpo al fine di raggiungere i tuoi obiettivi

    Le considerazioni sulle energie maschili e femminili hanno conseguenze nella vita aziendale e privata. Mentre ci muoviamo per cercare l’equilibrio tra queste energie, ci muoviamo verso la salute, l’armonia e la libertà

    Ridisegnare l’azienda, in ottica di valorizzazione della diversità e dell’inclusione, significa pensare all’azienda stessa come organismo vivente e riconoscere in essa le due energie

    Per la cultura aziendale sviluppatasi per lo più fino ad oggi, lo sguardo si è sempre posato esclusivamente sul profitto.

    Il nostro focus è condividere e comprendere che il valore genera profitto e non il contrario. 

    Il valore, in termini aziendali, è il risultato tra ottimizzazione di tempo e denaro.

    La gestione del tempo, in termini di efficienza, implica persone ed Azienda  integrate nell’inclusione della propria diversità (maschile e femminile).

    La diversità come differenziazione genera arricchimento e valore.

    Non è un fattore da prendere, ma qualcosa da dare: è un generarsi e rigenerarsi nell’azione e nello scambio.

    Abbracciare la complessità è “naturale”

    È questa la sfida che abbiamo di fronte: promuovere la costruzione individuale della persona riconosciuta nella sua infinita processualità.

    La sfida è guardare al maschile e al femminile in un’ottica che ne abbracci la complessità e non la appiattisca: queste le basi per i processi di valorizzazione della diversità e inclusione in azienda.

    Lavorare per abbracciare la complessità significa allargare il proprio orizzonte di senso volendo guardare il mondo al di là di stereotipi, che se da un lato semplificano, dall’altro ci fanno perdere grandi e stimolanti opportunità di crescita e trasformazione.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    La prima risorsa di diversità ed inclusione sei tu

    Prima parte

    Come riconoscere ed armonizzare la propria energia personale in azienda per essere unici, motivati e innovativi?

    Una ricerca del 2018 promossa da McKinsey evidenzia che quanto più è grande la diversità in azienda della forza lavoro, tanto più alti sono i profitti e le possibilità di generare valore. Solitamente per diversità si intende il genere, l’età, l’orientamento sessuale, l’etnia, la disabilità, il carico familiare, ecc.

    Meno frequentemente si pensa che la prima vera risorsa relativa a diversità ed inclusione in azienda riguardi proprio noi stessi con le nostre differenti parti, atte ad esprimere la nostra energia personale unica e differenziante come valore nel lavoro e nella vita.

    Tutto è energia?

    Se l’azienda si muovesse su due grandi forze, quella maschile e quella femminile? 

    Se ci fossero una parte femmina e una parte maschio in ogni situazione, oggetto, condizione che ci troviamo a vivere?

    Anche l’azienda, con la “A” maiuscola, e’ una chiara espressione ancora oggi di predominanza di energia maschile.

    L’ Azienda è un’energia aggressiva, competitiva, orientata al risultato.

    Eppure tutto…giorno e notte, bianco e nero, sinistra e destra, sole e luna, inspirazione ed espirazione, vita e morte, nascita e termine, ci parla di due energie contrapposte che si completano a formare l’unità del processo.

    Ognuna di queste parti è opposta all’altra e allo stesso tempo complementare. 

    Non può esistere l’una senza l’altra.

    Come può allora essere in equilibrio l’Azienda, se propende esclusivamente all’espressione di una delle due energie ?

    Di come sia difficile definire cosa sia l’energia, mentre sia piu’ facile dire cosa fa, l’abbiamo visto in questo articolo.

    Energia, dal greco ener-gheia = che è attivo, capacità di agire.

    In questo mondo tutto è energia: noi stessi siamo energia.

    I concetti di diversità ed inclusione, in ambito lavorativo, riguardano sia le persone che l’azienda stessa, se pensata come organismo vivente.

    Lavorare nel rispetto e nella valorizzazione della diversità ed inclusione di ognuno in azienda non significa focalizzarsi su donne e/o su uomini, ma su ognuno, al di là del gender, prestando ascolto alle proprie differenti espressioni energetiche per comprenderle ed includerle in una unicità creativa e differenziante.

    E’ interessante osservare che questo ragionamento vale sia per le singole persone che per l’anima/animus stessa dell’azienda.

    E’ tempo ormai di pensare all’azienda come organismo vivente dotato di mente, corpo ed emozioni.

    Noi non siamo capaci di comprendere l’altro/a perché abbiamo espulso l’altro/a che è in noi. 

    Lo stesso vale per l’Azienda che ha espulso l’altra che e’ in lei.

    C.G. Jung, già agli inizi del Novecento, ebbe la  prima fondamentale intuizione che la psiche umana presentasse componenti maschili (animus) e femminili (anima) in tutte le persone, a prescindere dal loro sesso, e che quindi ogni identità personale risultasse intrecciata psichicamente in termini soggettivi anche molto differenziati.

    In un saggio del 1931, dedicato alle età della vita, Jung aveva osservato il trasformarsi degli uomini, invecchiando, in senso femminile, e delle donne in senso virile.

    Egli vide in questo un esito osservabile del processo di integrazione fra Io e Sé che egli considerava il compito dell’esistenza individuale. 

    Come facciamo concretamente a riconoscere l’altro/a (diversità)  che è in noi?

    Ci sono diverse possibilità, ne cito alcune, in quanto approfondire ora ci porterebbe fuori tema:

    • legge di risonanza: entrare in contatto con il mondo che viviamo attraverso l’ascolto di ciò’ che in noi risuona, suscitato dal racconto delle esperienze e delle emozioni vissute da altre persone in una determinata situazione. Succede così che il nostro corpo e la nostra mente vibrano insieme come un diapason. 
    • la legge dello specchio: tutte le volte che un’altra persona suscita in noi una reazione, disagio, fastidio, la maggior parte delle volte, significa che conteniamo proprio quell’aspetto che chi ci sta difronte ( come uno specchio ) ci sta solo mostrando.
    • l’Ombra: esiste solo in presenza della luce. Siamo abituati ad identificarci più  facilmente, soprattutto in azienda, con cio’ che e’ visibile e con il ruolo che ricopriamo, ma osservare le nostre “ zone d’ombra”, le parti di noi più istintive che tendiamo a reprimere perchè condizionati da cultura, educazione, ambiente può essere un buon modo per riconoscere l’altro che e’ in noi. La mindfulness, per esempio,  e’ un ottimo modo per entrare in contatto con le nostre zone d’ombra lasciandole emergere senza giudizio.

    Così anche l’azienda, intesa come organismo vivente, urge che faccia appello a queste possibilità per riconoscere ed includere tutte le sue parti e crescere nella ricerca di valor

    Valorizzare la diversità e favorire l’inclusione è una questione di equilibrio. 

    6 agosto 1974. ore 7,15 a.m. Philippe Petit raggiunge il tetto della Torre Nord delle Twin Towers del World Trade Center di New York.

    Sale su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri, sospeso a 417,5 metri dal suolo per compiere la sua impresa più famosa e spettacolare: la traversata sul filo da una Torre all’altra.

    L’impresa dura 45 minuti, tempo in cui Philippe ripercorre il cavo (42,5 metri) otto volte avanti e indietro, con il solo aiuto di un’asta per l’equilibrio e del tutto privo di sistemi di sicurezza. Durante la performance non manca un saluto alle Torri e anche al pubblico, che si è formato nel mentre.

    In un’intervista a  Le Figaro disse: «Una traversata sul filo è una metafora della vita: c’è un inizio, una fine, un progresso, e se si fa un passo in un’altra direzione, si cade

    Philippe Petit è la manifestazione di equilibrio come integrazione ed armonizzazione  di tutte le diversi parti di Sé, della sua energia maschile e femminile sul cavo d’acciaio: forza e concentrazione, azione e creatività, movimento e staticità, paura e coraggio.

    L’equilibrio come ricerca continua e costante. L’equilibrio come movimento di forze, come concentrazione di energia maschile e femminile che diventa una, integrata e sinergica verso il risultato.

    Come sperimentiamo ogni giorno questa ricerca di equilibrio nella diversità ed inclusione delle nostre differenti espressioni  in azienda ?

    Quanto siamo consapevoli delle nostre energie maschili e femminili e dell’importanza del loro equilibrio nella ricerca del nostro benessere ?

    La ricerca dell’equilibrio fa parte della nostra vita e della vita delle nostre aziende. O almeno dovrebbe farne parte.

    L’azienda urge che osservi, riconosca ed accolga la propria energia maschile e femminile armonizzandole. ( Prima parte )

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.