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alimentazione

  • Il metodo

    Quanto la tua energia personale sostenibile è rinnovabile?

    L’energia personale in azienda e nella vita potenzia la nostra concentrazione e i nostri risultati, qualunque essi siano.

    L’energia personale va esplorata, ricercata.

    Non si vede. Ma si sente.

    Ecco perché diciamo che il benessere è una ricerca attiva.

    Attiva nel senso di  mutevole e trasformativa.

    Concretamente è uno stato continuo di ascolto, osservazione, ricerca di equilibrio a più livelli: fisico, emotivo e mentale.

    Ogni sera ci impegniamo ad avere smartphone, computer,ipad,  apple watch ecc. sempre carichi; abbiamo alimentatori a fianco al letto, in macchina, in ufficio ma… prestiamo la stessa attenzione a “caricare” ogni giorno la nostra energia personale?

    Se non siamo “carichi e rinnovati” noi per primi, come possiamo caricare gli altri, che siano persone o strumenti?

    Secondo le tradizioni orientali tutti nasciamo con una riserva energetica chiamata Jing: è come se nascessimo con delle batterie in dotazione e una volta esaurite la vita abbandona il nostro corpo. 

    Per evitare di disperdere energia inutilmente, dobbiamo assicurarci di introdurre sempre nuova energia, evitando di ricorrere alle riserve di Jing, custodite nei nostri reni. 

    Jing è infatti una forza costituzionale, è paragonabile alla riserva della benzina della nostra auto, che se va troppo sotto la soglia si spegne e non va più. 

    Jing è ciò che aiuta l’embrione prima, e il bambino poi, a crescere. 

    Questa forza cambia e si sviluppa con noi seguendo i cicli naturali dell’evoluzione del corpo: i cicli sono di 7 anni per le donne e 8 per gli uomini. 

    In tutto ciò c’è una buona e una cattiva notizia.

    La “cattiva” notizia è che la quantità di Jing non può essere aumentata, nasciamo con una riserva che ci porteremo avanti fino al suo esaurimento, ma la “buona” notizia è che possiamo creare delle scorte energetiche che supportano e aiutano la preservazione del nostro Jing essenziale. 

    Nutrire l’energia personale nel corpo fisico.

    Per sostenere l’energia personale  è necessario prendersi cura dei propri reni.

    Quali sono i fattori che indeboliscono il nostro Jin?

    · stress

    · paura

    · troppo lavoro

    · non dormire abbastanza

    · consumo di sostanze tossiche e eccesso di stimolanti

    · consumo eccessivo di dolci

    · consumo eccessivo di proteine animali

    Quali sono invece le abitudini che aiutano a rafforzare i reni e quindi a preservare la nostra energia essenziale?

    · camminare e fare attività fisica moderata

    · mangiare poco la sera

    · dormire a sufficienza

    · tenere i reni e la testa al caldo

    · non stare troppo a lungo in piedi

    Anche l’alimentazione, che e’ un aspetto importante del nutrimento, e che sicuramente non significa  mangiare un po’ di tutto, può contribuire a rafforzare i reni.

    Per esempio:

    · cereali integrali in chicco

    · legumi

    · radici (ad esempio carota) e in generale le verdure invernali

    · doppie cotture (es. riso saltato) e cotture lunghe in generale (es. stufatura)

    · gomasio e sale marino integrale del Mediterraneo

    · condimenti a lunga fermentazione quali shoyu, miso, verdure in salamoia, fermentate (es. crauti)

    · alghe in generale e kombu in particolare.

    Di nutrimento dell’energia e di alimentazione abbiamo parlato ​​

    Quindi, una dieta senza eccesso di dolce (es. zucchero) e acido (es.carne) rende non solo il nostro corpo più forte, ma ci dà l’energia necessaria per non sentirci stanchi.

    Nonostante tutto però sembra che la tendenza occidentale miri ad esaurire le nostre batterie, a non tenere conto della nostra riserva.

    La riserva ce l’abbiamo tutti, l’energia fa parte di noi come il naso aquilino o le fossette sulle guance, ma la dimensione del nostro serbatoio non è uguale per tutti. 

    E non conta, secondo la tradizione orientale, neppure l’età anagrafica.

    Puoi essere giovane con un piccolo serbatoio di riserva, o anziano con una grande energia.

    L’energia personale consente di stabilire il nostro ritmo vitale, di dosare le risorse, di comprendere fino a che punto è possibile sobbarcarsi dei pesi o impegni e quando invece è meglio fermarsi.

    Sfortunatamente non esiste la chirurgia plastica per la nostra energia vitale: certo ognuno di noi può avvertire, per periodi più o meno lunghi, variazioni del nostro tono o forza vitale.

    C’è chi si sente inspiegabilmente stanco o rallentato e chi invece sembra sempre godere di vivacità. Ma sono tutte variazioni transitorie.

    L’energia vitale personale innata finisce sempre per prevalere sui tentativi di modificarla.

    Ecco perché’ esistono persone mai stanche, mentre altre, terminata una normale giornata lavorativa, andrebbero in letargo.

    L’energia inoltre è anche fonte di calore.

    Si tratta di calore umano, che si traduce in capacità di abbandonarsi ai propri sentimenti, di esprimere emozioni,di farsi coinvolgere dalle passioni.

    Anche in questo caso viene chiamata in causa la nostra riserva energetica:

    una cosa è bruciare l’energia perché infiammati di collera, l’altra è gestire le proprie emozioni e distribuire la propria energia per mantenere uno stato di benessere.

    L’energia è ciò che ci da vita e che crea la nostra vita.

    Essere vivo però non va confuso con l’essere vitale.

    Respirare, mangiare, dormire, agire senza comprensione e conoscenza non ci rende vitali.

    Il mondo nel quale abbiamo radicato le nostre convinzioni, per lo più, ci allontana dalla nostra energia personale, la utilizza disperdendola, a volte la prosciuga.

    Come contattare la nostra energia personale e dirigerla bene?

    Imparando ad osservare noi stessi.

    Guardarsi: la disposizione del nostro corpo nello spazio può darci un’idea rispetto all’espansione e connessione della nostra energia, riconoscendone il suo fluire verso l’alto o verso il basso.

    Se l’energia collassa, il peso del corpo gravita verso la terra.

    Le curvature verso il basso, le spalle, la schiena, lo sguardo, ne sono un esempio.

    D’altro canto l’eccessivo protendersi verso l’alto, e l’esterno, petto in fuori e pancia in dentro, denota un eccessiva presenza di Ego dove l’energia è spesso solo nello sforzo di dover fare, impiegata per imporsi all’esterno.

    La forza vitale va cercato al centro. 

    Ricordandoci che siamo connessi alla Terra, che ci sostiene e ci da radici, e al cielo, che ci da visione e orizzonti.

    L’unione di queste due forze è un soffio vitale che inaliamo ad ogni respiro.

    E’ un’energia che, in un ciclo perpetuo nasce e muore ad ogni inspirazione/ espirazione. Arriva al nostro centro, la nostra Hara, e ci restituisce al mondo.

    Nelle discipline orientali, ma anche nelle arti marziali, si parla di prana.

    Nutrire l’energia personale nel corpo energetico

    Nella filosofia Vedanta si parla di Pranamayakosa cioè di corpo energetico, che scorre nel corpo fisico come un sistema circolatorio parallelo e diffuso come quello sanguigno.

    il corpo fisico senza il corpo energetico è materia morta. La nostra esistenza dipende dal prana (energia) assunto sotto forma di cibo, acqua e respirazione.

    Il prana assunto attraverso la respirazione è la forma di energia più sottile per il corpo materiale, infatti senza cibo la sua sopravvivenza è possibile fino e oltre 6 settimane, senza acqua 3 giorni, senza aria, invece, la vita del corpo materiale cessa dopo soltanto 6 minuti.

    Ma esistono altri corpi, come guaine concentriche, che ci definiscono per livelli che vanno da quello materico a quello più sottile ed eterico spirituale.

    Il Pranamayakosa è lo stadio dell’energia vitale.

    Questo corpo è simile per dimensione e forma a quello fisico e, come quello fisico ha una sua struttura fisiologica gestita da “centrali energetiche” dette chakra dalle quali scorre l’energia attraverso una sorta di rete sottile di “canali di collegamento”, le nadi, la cui funzione è quella di distribuire il prana attraverso le varie strutture umane. Non esiste una sola particella dell’essere umano che non funzioni come organo di ricezione, trasformazione e trasmissione dell’energia sottile.

    il nostro corpo energetico è il ponte tra  il nostro corpo fisico e quello mentale.

    Il cervello manda lo stimolo al corpo energetico che, grazie alla sua forza permette al corpo fisico di compiere l’azione.

    Spesso le persone hanno una respirazione ridotta e faticano molto a sentire il corpo che respira.

    La respirazione consapevole avviene nella parte bassa del corpo.

    E’ così che ci rigeneriamo, respirando con tutto il corpo.

    Connettendoci con l’Hara: visualizzando un punto interno più o meno 4 dita sotto l’ombelico e posto al centro tra addome e zona lombare.

    Tanto più abbiamo bisogno di energia forte e concentrata, tanto più stare in connessione con quel punto fisico del corpo ci riporta presenza, forza e radicamento.

    L’energia personale si rigenera nel vuoto

    Come trovare il punto che ci permette di riconoscere, allenare e gestire la nostra energia personale? Come fare, da dove devo partire? 

    In realtà non occorre FARE niente.

    Il FARE è territorio della mente. L’energia è un sentire.

    Il vuoto e’ potenzialità in divenire. Solo nel vuoto posso ricaricarmi ed inserire qualcosa di nuovo.

    Il vuoto mentale è la non mente o mente meditativa.

    Non abbiamo bisogno di sforzarci per sentire l’energia, ma entrare  in uno stato  di vuoto e osservazione della non mente.

    La mente cognitiva ci parla di Osservatore-Osservato.

    Tra l’Osservatore e l’Osservato c’è uno spazio, all’interno del quale i nostri pensieri e le nostre emozioni si srotolano e condizionano l Osservato.

    Entrare nello spazio di vuoto, significa placare la frenesia mentale e stare nella MENTE meditativa. Una mente che non giudica, non ha aspettative nè pretese, ma semplicemente è.

    Essere nella mente meditativa significa stare nell’ osservazione e fare spazio.

    Il vuoto non è associato al niente ma allo svanire delle cose, lo svanire delle emozioni.

    Lo svanire delle emozioni non ha un carico, e quindi ci libera e ci apre al nuovo.

    Nel vuoto non si sa cosa succederà, non c’è un giusto e uno sbagliato. 

    Senza aspettativa e senza pretesa si attiva leggerezza e liberazione.

    Anche nell’osservazione del chi sono e cosa voglio e, soprattutto, nel senso di quello che faccio, osservo la qualità della mia energia, dove e’ greve e boccata e dove libera e vibrante.

    Dove esprimo la mia unicità? Dove dirigo la mia energia? 

    Abbiamo parlato di senso del lavoro in questo articolo

    Il “lavoro” sull’energia implica un approccio orchestrale: va fatto a più livelli attivando comprensione, osservazione e strumenti pratici che sostengono la ricerca di equilibrio e connessione di tutte le nostre espressioni (corpo, mente, emozioni).

    Le 4 fasi del ciclo dell’energia personale sostenibile e rinnovabile

    E’ un approccio che prevede la visione circolare del fluire energetico. Solo se tutte e 4 le fasi vengono attraversate si può parlare di energia sostenibile e rinnovabile.

    Sostenibile, dal latino “ sub-tinere”= tenere da sotto. Abbiamo bisogno di creare il presupposto per cui ci siano radici forti, per cui la nostra energia sia sostenuta dall’appartenenza al Tutto, alla Natura, dove il Tutto è nell’Uno e l’Uno è nel Tutto.

    Sostenibile nel senso di rispettoso del cicli della natura che corrispondono ai nostri cicli.

    Rinnovabile, dal latino Re-Novare, rendere nuovo. Abbiamo visto che abbiamo una grande responsabilità nel mantenere un buon livello energetico personale e che lo possiamo fare con una visione integrata ed inclusiva delle diverse parti di noi.

    Proviamo con un esempio semplice e comune, ma questo approccio possiamo declinarlo su tutto.

    Immaginate di avere il desiderio di fare un viaggio.

    Proviamo ad analizzare il percorso intuitivo, mentale ed emotivo che guida il processo (energetico) nella decisione.

    fase 1)  PENSIERO

    “ Mi piacerebbe andare a Praga!”

    Quale è l’atteggiamento iniziale con cui approcci questo pensiero? 

    Farà caldo, farà freddo, devo lasciare i bambini, costerà troppo, devo chiedere un permesso al lavoro…oppure immagino la prima cena nel miglior ristorante di Praga, godo all’idea di camminare nel clima freddo e affascinante di Praga ecc, che bello prenoto e vado …dove vanno i tuoi pensieri ?

    fase 2)  INFORMAZIONE

    “Cerco il volo, l’albergo, informazioni sulla località”

    Anche in questo caso osserva con quale atteggiamento cerchi l’informazione? 

    Il tuo pensiero iniziale, il tuo atteggiamento influenza la modalità con cui cerchi le informazioni.

    fase 3)  AZIONE

    “ Prenoto e si parte ” 

    E’ il momento in cui il pensiero si fa solido, l’energia iniziale prende forma nell’azione. Da quale atteggiamento e informazione abbiamo reso “ solido” il nostro pensiero?

    Pensiero, Informazione e Azione sono fondamentali per il l ciclo di sviluppo dell’energia personale ma  solo nella fase 4 possiamo parlare di energia sostenibile e rinnovabile.

    fase 4) RIPETIZIONE

    “Ora sono so come organizzare un altro viaggio”

    Il pensiero “solido” diventa forza vitale, quando si ripete nel tempo.

    Costanza e ripetizione, proprio come carichi il tuo telefono tutte le sere, rendono la tua energia sostenibile e rinnovabile.

    Abbiamo visto come la comprensione della circolarità dell’energia personale su un piano mentale fisico ed emotivo non cambiano la nostra riserva costitutiva essenziale, ma potenziano la nostra capacità di gestirla al meglio e di farla durare a lungo nel tempo per cogliere sempre al megio cio’ che la vita lavorativa e personale ci offre!

    Buona estate a tutti  piena di energia!

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Mal di schiena da stress: la gentilezza come antidolorifico

    Tensione muscolare e mal di schiena da stress sono malesseri comuni soprattutto in questo periodo che ci sfida nella flessibilità, resilienza, disponibilità e chiarezza di intenti.

    La nostra postura rappresenta, per definizione etimologica, il nostro modo di stare. L’atteggiamento che assumiamo nei confronti di una situazione.

    Una postura corretta non esiste, esiste la postura “giusta” per la nostra struttura, che ha creato i suoi adattamenti e le sue compensazioni più idonee nello spazio, per attivare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico.

    La postura di un individuo è il suo primo biglietto da visita, ed è frutto del vissuto della persona stessa e del suo rapporto con l’ambiente circostante che sia in smart o home working, in ufficio, seduti in terrazzo o su una panchina di un parco.

    E’ il contesto, l’ambiente o sono le emozioni che determinano la trasformazione della nostra postura?  

    Può cambiare la nostra postura?

    Possono una telefonata, una mail, una conversazione con un collega, il capo, un amico influenzare la postura?

    In base alla forma-pensiero con cui viviamo la nostra presenza nel momento, il cervello invia informazioni al corpo che, di conseguenza, reagisce allo stimolo: può fluire nel momento o, come a volte accade, irrigidirsi e chiudersi in una forma resistenza.

    Ciò che orienta spesso, in un modo o nell’altro, i nostri atteggiamenti ed orientamenti comportamentali e’ la regina delle emozioni: la paura.

    Noi agiamo ( fluiamo) o non agiamo ( ci irrigidiamo) per paura nella maggior parte dei casi. 

    Il meccanismo è sempre generativo.

    E il mal di schiena da stress ne è una diretta conseguenza.

    Le cause sono sempre prima ancora che fisiche, energetiche ed emotive.

    Ovviamente possono anche essere ricercate in abitudini, posizioni non corrette ripetute e mantenute nel tempo, respirazione scorretta, squilibri biochimici derivati da una scorretta alimentazione.

    Ma esiste sempre un legame tra emozione e dolore, che genera una risposta a livello fisico (presenza consapevole del corpo nello spazio) ma anche a livello energetico (predisposizione dei nostri pensieri nel momento).

    Corpo fisico-corpo mentale-corpo energetico/spirituale sono l’unica via 

    di comunicazione sempre attiva che traducono ed esplicitano la nostra esistenza nel mondo. 

    Sono conduttori di gioia e dolore della nostra vita: le finestre aperte verso il mondo e dentro noi stessi.

    Ricordiamo però che loro sono sempre in connessione, quello che succede ad UNO succede al TUTTO.

    Cosa ti sta dicendo la tua schiena ?

    Non ne posso più.

    Non reggo questi ritmi.

    Il lavoro è troppo pesante.

    Mi sento sotto pressione.

    La situazione è frustrante.

    Il mal di schiena da stress comunica esattamente ciò che pensiamo, sentiamo e viviamo.

    Quando è stata l’ultima volta che hai avuto questi pensieri?

    Prova a prestare ascolto, se e quando questi pensieri si palesano nella tua quotidianità: sono informazioni indotte che, se non ascoltate, si tramuteranno in malessere. 

    Il libro “Il corpo non mente” di Marchino e Mizrahil è una lettura che consiglio per approfondire il legame tra pensiero – emozione – corpo.

    La consapevolezza che “le tensioni, le posture, i malesseri del corpo ci indicano con chiarezza ciò che non va dentro di noi e’ una guida chiara e sicura per l’affascinante esplorazione e conoscenza di Sé.

    Ecco perché, proprio iniziando ad ascoltare i messaggi del corpo, possiamo guarire i nostri disagi, anche quelli più profondi.

    ll corpo è lo spazio in cui si manifestano i segni più vistosi del nostro inconscio, la memoria di un passato più o meno felice o doloroso, in ogni caso mai sepolto.’’

    La schiena, essendo la nostra colonna portante, la nostra impalcatura sublime che dalla terra si erge verso l’alto, diventa l’antenna più preziosa per segnalare il nostro stato di benessere.

    E’ il ricettore di ciò che ci accade intorno, trattiene, incassa, comunica: felicità, gioia, determinazione, stress, carico, paura.

    Abbiamo già considerato come gestire meglio la nostra energia vitale, attraverso 4 parametri, e il mal di schiena da stress può essere  un’opportunità per incontrare le nostre resistenze.

    Alleviare il mal di schiena da stress implica l’UNO nel TUTTO e il TUTTO nell’UNO.

    L’interconnessione tra un disturbo e un trauma si riallaccia alla visione olistica del corpo, all’interno della consapevolezza che mente e corpo sono strettamente legati alle nostre emozioni.

    Emozione [dal fr. émotion, der. di émouvoir «mettere in movimento» sul modello dell’ant. motion]. – Impressione viva, turbamento, eccitazione.

    E’ lo stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio.

    La psicosomatica è quella parte della medicina e della psicologia che ricerca il nesso di causa ( psicologica/ emotiva) ed effetto ( sintomo).

    Uno degli indirizzi più promettenti della ricerca in psicosomatica negli ultimi trent’anni (grazie anche allo sviluppo e alla nascita di nuove tecniche e tecnologie biomediche) è la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), che ha l’obiettivo di chiarire le relazioni tra funzionamento psicologico, secrezione di neurotrasmettitori a livello cerebrale, ormoni da parte del sistema endocrino e funzionamento del sistema immunitario.

    Avere mal di schiena, secondo la lettura psicosomatica, è sintomo di paura, della mal sopportazione della propria esistenza.

    Ricordiamo qui che l’uomo principalmente risponde a 3 bisogni principali:

    ·      Sopravvivenza

    ·      Preservazione della specie

    ·      Evoluzione

    ai quali si possono riconnettere la totalità delle nostre emozioni.

    La schiena è il luogo, in chiave figurativa e non, che utilizziamo per trasportare fardelli e pesi. Le contratture improvvise nella zona lombare = irrigidimento (quando contrai, trattieni/rifiuti qualcosa) che impedisce di sopportare (=‘portare sopra’ la schiena) un peso.

    Postura ed Emozioni al lavoro contaminano il mal di schiena da stress

    Avere una postura sana significa nutrire la nostra energia, e dalla nostra energia essere sostenuti.

    Il nostro portamento è diverso quando abbiamo obiettivi chiari, eccitanti, ed appassionati, rispetto a quando prevale la routine o abbiamo pensieri preoccupanti.

    La differenza si manifesta su 3 piani :

    – come gli altri ci vedono 

    – cosa noi vogliamo

    – cosa il corpo ci dice

    Le connessioni possono essere verificabili.

    Quante volte aprire le spalle, raddrizzare la schiena, fare degli stiramenti, modifica istantaneamente il nostro stato energetico del momento?

    Tutto questo richiama però un aspetto fondamentale: l’atto di volontà.

    Nessuno dall’esterno può agire, tanto meno un farmaco, se alla base non c’è la consapevolezza che il corpo ha un potere auto guarito.

    Esistono dei link evidenti che sono stati mappati tra l’area di dolore della schiena, e le nostre percezioni del momento.

    Area cervicale:

    Segnala il  nostro rapporto con gli altri e nostra capacità di esprimere le emozioni. 

    Problemi cervicali possono indicare :

    •chiusura

    •rigidità di pensiero

    •depressione

    •difficoltà a interagire con il mondo esterno 

    •difficoltà ad essere pienamente se stessi. 

    Quest’area risente anche delle preoccupazioni lavorative, soprattutto nelle persone con un senso di responsabilità spiccato, propense a farsi carico di ogni cosa. 

    Area dorsale

    Questa parte della schiena, rilevante anche per l’attività respiratoria, è soggetta a dolori nelle persone con: 

    •bassa autostima

    •paura di vivere e faticano a prendere decisioni. 

    La loro postura tende ad essere piegata in avanti, con conseguente contrazione della cassa toracica, a discapito della corretta respirazione.

    Il piegamento può dipendere da una sensazione di afflizione interiore e da un atteggiamento di chiusura e costante difensiva. 

    Area lombare

    Difficoltà a sopportare il peso della vita, a causa per esempio di lavori e relazioni insoddisfacenti.

    Se però il dolore è localizzato nell’area lombo-sacrale può dipendere da blocchi sessuali o dall’incapacità di assecondare i propri desideri.

    La lombalgia è tipica delle persone che si sforzano troppo, andando oltre i propri limiti.

    Zona sacrale e coccige

    Soddisfazione dei bisogni primari che forniscono stabilità emotiva: dalla sessualità al cibo, dall’amore alla sicurezza di una casa. 

    Mentre i disturbi che colpiscono in particolare il coccige, possono celare un’eccessiva dipendenza dagli altri o dalle cose.

    Nel nostro perfetto sistema corporeo nulla è collocato a caso!

    Quanta gentilezza eserciti nei confronti del tuo mal di schiena da stress?

    Quando siamo nervosi e arrabbiati perdiamo molta energia e ogni impresa ci sembra titanica.

    Viceversa, quando siamo pazienti e in armonia con noi stessi, e con gli altri, tutto diventa più facile.

    Come mai?

    Il processo della gentilezza e della pazienza inizia rompendo barriere interne che ci separano da noi stessi, per poi espandere la nostra attenzione verso l’altro. 

    Implicano un punto di partenza che riguarda l’osservazione, ascolto e il riconoscimento.

    Abbiamo approfondito il tema della pazienza in azienda durante l’analisi degli 8 principi vitali dell’azienda

    La pazienza è intrinsecamente collegata al riconoscere il valore del tempo, del non agire come preludio per la migliore azione nel futuro.

    E’ il modo corretto per rapportarsi alle azioni degli altri, e alle attese delle conseguenze delle nostre.

    La pazienza allena anche la gratitudine, l’abilità di trovare il buono anche nell’attesa o nel risultato non conforme a quello sperato.

    Rientra nel tema della gentilezza: verso se stessi, verso gli altri e nell’accogliere gli eventi della vita.

    La gentilezza si basa su una predisposizione win win rispetto ad una situazione: il principio sottende qualsiasi tipo di azione / reazione umana in qualsiasi ambito.

    In ambito lavorativo la reazione gentile ad un fatto, un commento, un problema presuppone un approccio consapevole di accoglimento al cambiamento, come condizione naturale e non perché necessariamente imposta.

    Dobbiamo cercare nutrimento nella situazione.

    Osservare la nostra postura, prestare attenzione immediata alla reazione del nostro corpo, sia quando l’output è positivo per il raggiungimento del risultato, sia quando è negativo o ci sono complicazioni, è una potentissima “chiave” di conoscenza.

    Può l’immediato irrigidimento del corpo indurci a modificare l’atteggiamento? 

    Come posso sperimentare immediatamente apertura e flessibilità quando il corpo si irrigidisce?

    Che tipo di qualità interagisce con la “naturalità” del cambiamento quando il corpo è contratto?

    Quando ci sintonizziamo su questo tipo di prospettiva il mal di schiena da stress, come il mal testa, i crampi allo stomaco, ecc. potrebbero attenuarsi e, in alcuni casi, eliminarsi del tutto.

    Potremmo riappropriarci della nostra energia vitale e creatrice.

    Tenerezza e Gentilezza non sono sinonimo di debolezza e disperazione, ma espressione di forza e determinazione” (K.Gibran)

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Mal di testa quotidiano: un’opportunità per osservare la propria forza vitale al lavoro

    La testa è il centro della comunicazione ed è legata all’individualità e all’autonomia.

    Qualsiasi cosa tu legga in questo articolo, non crederla, verificala, portala nel tuo vissuto, traducila in un bene che si aggiunga a ciò che dai già per certo.

    Nessuno può pretendere di convincere l’altro, tanto meno su argomenti così delicati.

    Spero però di poter essere d’ispirazione. Solo questo.

    Secondo lo psicoterapeuta Jacques Martel le cause del mal di testa sono molteplici: soprattutto stress e tensione.

    Generalmente sul lato sinistro segnala un problema nelle relazioni con il mondo femminile (es. madre, partner) mentre sul lato destro indica difficoltà con il mondo maschile (es. padre, figlio). 

    Un mal di testa a livello frontale avrà a che fare soprattutto con il lavoro o il ruolo sociale. Mentre all’altezza delle tempie coinvolge il lato emotivo ( es. famiglia, coppia ). 

    Può anche essere dovuto al rifiuto delle emozioni e dei pensieri che giudico non conformi ai miei valori.

    Il bisogno di controllo e perfezione induce a voler definire in anticipo tutti gli aspetti della nostra vita.

    Vogliamo fare di testa nostra, è la nostra natura e non va giudicata. 

    Reprimiamo la spontaneità, che è un’espressione dei desideri del cuore e la sostituiamo con l’inflessibilità.

    Resistiamo ai cambiamenti, alle novità.

    Qualunque siano le cause, il mal di testa è legato strettamente alla nostra individualità.

    Il nostro corpo riceve e canalizza l’impatto di ogni nostra emozione, sia essa positiva o negativa

    Non si tratta di una relazione di poco conto, perché il rapporto tra mal di testa e stress è il risultato di un ingranaggio molto complesso, in cui i neurotrasmettitori, i metaboliti, i nervi e lo stesso cuore mettono in moto un meccanismo che, a volte, risulta davvero difficile da controllare.

    La differenza tra mal di testa ed emicrania è che, quest’ultima, è caratterizzata da un dolore intenso che colpisce solo un lato della testa e spesso è collegata a nausea.

    In ogni caso che sia mal di testa o emicrania, la nostra forza vitale è ridotta.

    Ci ritiriamo per il dolore invece di partecipare alla vita o partecipiamo con sforzo e sofferenza. 

    Che cos’è la forza, e come può esserci d’aiuto contro il mal di testa quotidiano?

    Essere forti è una questione di energia. 

    Secondo la visione psicoanalitica freudiana la forza vitale corrisponde alla pulsione di vita. 

    È quella spinta che genera sia l’attivazione sia l’eccitazione sul piano organico. 

    L’obiettivo di questa pulsione è preservare la nostra sopravvivenza.

    È una forza dinamica che va alla ricerca del piacere, scartando ciò che non lo genera. Agisce quando attiviamo meccanismi per ridurre le tensioni. 

    La pulsione è all’origine di ogni attività mentale.  

    Etimologicamente dall’ingl. pulsion, che è dal lat. tardo pulsĭo –ōnis ‘lo scacciare’, deriv. di lsus, part. pass. di pellĕre ‘espellere, mettere in moto’. 

    Si struttura in: 

    Fonte. È l’organo dove nasce la pulsione

    Forza. Ciò che spinge all’azione

    Meta. Consiste nella soddisfazione dell’eccitazione

    Oggetto. Ciò che dà soddisfazione

    Non è necessariamente di natura sessuale. 

    Va oltre tale concetto ed è comunque legato alla ricerca del piacere, della soddisfazione, dell’autoconservazione, della vita e della morte.

    Secondo le discipline orientali, invece,  in sanscrito Energia significa “Vita”.

    La forza vitale è una carica spirituale, che possediamo fin dalla nostra nascita. 

    Essa è la forza primordiale di tutta la vita, dell’universo, dell’uomo. 

    È un’energia conscia e intelligente, che vibra in ogni organismo vivente. 

    Essa dona la vita e il potere di muoverci, di pensare, di respirare. 

    Ci permette di fare tutto quello che la vita ci offre tutti i giorni. 

    L’energia o forza  vitale è la “fame” di vita, quel desiderio profondo che vuole farci vivere al massimo, è l’intensità con cui viviamo il nostro tempo, cercando di collegarlo in ogni istante a ciò che amiamo, a ciò che vogliamo, a ciò che sogniamo.

    Forza vitale alta e bassa e mal di testa quotidiano

    L’energia o forza vitale ci porta verso la strada della soddisfazione ed al raggiungimento dei nostri obiettivi. 

    Quando abbiamo uno stato di energia vitale alta ci sentiamo energici, entusiasti, vitali, allegri, determinati, concentrati, amati, fiduciosi, desiderati.

    Al contrario quando il nostro livello di energia è basso ci sentiamo male, frustrati, stanchi, apatici, sconcentrati, il mal di testa quotidiano diventa “normale” e là il nostro cammino diventa pesante, pieno di ostacoli e insoddisfazioni. 

    Dobbiamo connetterci con la nostra energia per dirigere la nostra vita. 

    Siamo noi a scegliere la nostra vita e siamo sempre noi a dirigerla verso la strada dei nostri successi, verso un’energia alta. 

    Prestiamo attenzione alla qualità dell’Energia, come cambia, come si collega ad ogni nostro pensiero, sensazione ed emozione. Siamo più facilmente portati ad  osservare l’energia degli altri che la propria, portando l’attenzione al di fuori di sé. 

    Sentiamo che nell’aria c’è qualcosa che non va, vediamo e percepiamo nell’altro la tristezza, lo stress, la depressione, la rabbia. 

    Preoccupandosi così dell’altro evitiamo di ascoltarci per capire ciò che sta avvenendo in noi stessi. 

    È la nostra stessa energia che ci manda quella sensazione, l’altro ci sta solo facendo da specchio. 

    Quando ci allontaniamo da quel luogo o persona che ci ha provocato delle sensazioni poco gradevoli ci sentiamo sollevati e stiamo meglio.

    In realtà, il malessere rimane finchè non lo comprendiamo e l’affrontiamo.

    Proviamo a chiederci :

    • Cosa mi ha dato fastidio?
    • Cosa mi ha creato disagio?
    • Cosa sto provando ora?

    Come entrare in contatto con la nostra forza vitale e allentare il mal di testa quotidiano

    A volte è utile lasciare alle spalle il passato e le cattive abitudini. 

    Queste servono solo a giustificarci.  

    Chiediamoci chi siamo, cosa abbiamo scelto di essere, come vogliamo vivere.

    Non smettiamo mai di imparare. Una volta raggiunto il nostro obiettivo, cerchiamone un altro. La nostra energia non finirà mai di stupirci, ci accompagnerà ovunque il nostro essere vorrà arrivare. Abbandoniamo le emozioni inutili. Sono loro ad ostacolare l’energia vitale. Liberiamoci dai comportamenti autodistruttivi e autosabotanti.

    A tal proposito ci viene in aiuto una storiella zen: 

    Due monaci buddhisti, un vecchio maestro e un giovane novizio, mentre erano in cammino incontrarono un fiume in piena. Sulla riva del fiume c’era una donna molto bella, che chiese loro di aiutarla ad attraversare il fiume, perché l’acqua era troppo alta per lei. Il giovane monaco indietreggiò indignato, mentre il vecchio, senza tante parole, se la pose sulle spalle e la portò all’altra sponda. Una volta attraversato il fiume, la fece scendere e i due monaci proseguirono il loro cammino. Il giovane monaco non poteva dimenticare quanto accaduto. Per ore rimproverò il vecchio maestro per la sua negligenza nel rispettare la santa regola dell’astinenza: aveva dimenticato che era un monaco? Come aveva osato toccare una donna tanto bella? Come aveva potuto prendere in braccio una donna così sensuale, lasciare che gli cingesse le braccia intorno al collo, che gli premesse il seno contro il petto? E così via. Il vecchio monaco ascoltò pazientemente l’interminabile predica. Alla fine, lo interruppe dicendo: “Fratello, io ho lasciato quella donna al fiume. Non sarà che tu te la stai ancora portando dietro?

    Il mal di testa quotidiano e i pensieri che “pesano” sono un’opportunità per osservare la nostra energia verso ciò che ci imprigiona, e non verso ciò che ci da forza, ci alimenta e ci fa fluire. E ci da libertà.

    All’insorgere dei primi sintomi dovremo ricordarci che la vita è sempre manifestazione di Vita: sia essa espressa attraverso un momento felice e gratificante sia essa espressa attraverso, un problema, una difficoltà da raggiungere.

    In questo modo potremmo disinnescare la bomba e, volgendo il pensiero, il respiro e l’impegno verso la nostra forza, sottrarre energie al mal di testa quotidiano.

    Questa è la forza che abbiamo, della quale siamo stati dotati alla nascita ma che abbiamo dimenticato.

    Stretti negli ambienti performativi, clusterizzati, dove essere nella luce richiede non essere “ il meglio di noi” ma una forma di costrizione nella standardizzazione dei processi e degli obiettivi, spesso si rinuncia sia alla ricerca della propria manifestazione che alla sua espressione.

    Repressi, arrabbiati e impossibilitati a creare diventiamo terreno fertile per il nostro mal di testa quotidiano.

    Ma siamo in buona compagnia: i pensieri circolari, le pressioni emotive, le repressioni vivono a qualunque livello della società fino ad arrivare alla testa del diamante.

    Il motivo accomuna tutti.

    Come alimentare la nostra forza vitale, tra pensieri circolari e mal di testa quotidiani?

    La sfida non è semplice e la patologia non è banale.

    Parlare di equilibrio personale, consapevolezza e libera espressione di Sé potrebbe alimentare l’idea di una soluzione astratta ad un problema concreto e soprattutto doloroso, risolvibile nell’immediato con la soppressione dei sintomi grazie ad un piccola pastiglia e un bicchier d’acqua.

    Che resta una soluzione valida nel superamento del fastidio, ma che lascia la persona priva di consapevolezza rispetto alla causa e quindi dell’occasione di curarsi fortificando (rendere forte ed in equilibrio) se stesso.

    Sì, perché la nostra forza si alimenta proprio nella prova.

    Facciamo un esempio: sei stato inserito in un gruppo di lavoro con obiettivi che reputi più grandi di te, e responsabilità che non volevi assumerti, ma non puoi tirarti indietro. Quindi devi fare buon viso a cattivo gioco, rinunciando ad esporti ed evitando così di assumerti il rischio dell’errore.

    Il flusso di lavoro s’inceppa, tu vieni sovraccaricato di impegno e non sai come fare.

    S’innesta la paura di non farcela. 

    La paura diventa una forma di ansia, rabbia, rancore a volte, nella ricerca di colpe da appioppare per giustificare la nostra situazione.

    Queste emozioni  provocano  sofferenza: tensione fisica, stress, incompatibilità con gli altri, repressione espressiva.

    Ma non puoi manifestare nulla.

    Hai bisogno del lavoro, non hai fiducia in te, non credi negli altri. 

    Nella tua testa hai già perso, gli scenari peggiori si fanno spazio.

    I pensieri di terrore iniziano a girare, vorticosi ed incessanti, il corpo si tende, non scarica et voilà: sei intrappolato.

    Benvenuto nella gabbia del criceto, tu e il tuo mal di testa quotidiano!

    Ma dov’è che il meccanismo può essere cambiato e la tensione trasformata in espressione?

    L’inversione di rotta può avvenire sempre.

    La cosa divertente è che la porta della gabbia è sempre aperta, ci siamo entrati da soli senza sforzo e allo stesso modo possiamo uscirne.

    Possiamo agire su più fronti:

    • a livello fisico
    • a livello mentale
    • a livello emotivo/spirituale

    Ritrova la forza nel corpo 

    1.Depuriamoci dalle scorie

    In questo processo l’acqua ha un ruolo importante e berne la giusta quantità è fondamentale. Il nostro corpo, infatti, è fatto circa all’80% di acqua.

    2. Rivolgiamo l’attenzione al respiro

    Esso è fondamentale per la nostra vita. È alla base di molte discipline e tecniche come la yoga. La respirazione emana grandi benefici sia sul corpo sia sulla mente. Il respiro aiuta a sciogliere le tensioni e a far fluire meglio l’energia.

    3. Alimentazione 

    Ha un ruolo determinante nel sostegno all’energia personale.

    La tecnica migliore è seguire cibi di stagione vitali e con meno trasformazioni. La frequenza vibratoria del cibo è qualcosa che, se vitale e sano, contamina la nostra stessa frequenza aumentando la nostra energia. Il cibo è energia. Noi siamo ciò che mangiamo.

    4. Movimento

    Il movimento è una delle funzioni organiche più importanti .

    La vita stessa dell’uomo si manifesta attraverso il movimento, sia quando ci spostiamo nello spazio (camminando, correndo, saltando…) che quando provvediamo a bisogni essenziali quali il mangiare, bere, respirare o espletare le nostre necessità corporali.

    Attività come camminare e praticare yoga sostengono la linfa vitale e le energie del corpo.

    Ritrova la forza nella mente

    1.Consapevolezza: stabilite un limite fino al quale potete arrivare ogni giorno

    Un errore che facciamo molto spesso è quello di riempire la nostra agenda di attività. Passiamo la giornata a stilare elenchi di impegni. Forse è arrivato il momento di stabilire un limite: “Non mi preoccupo di ciò che non è importante”, “Non mi lascio influenzare da questo o da quello”, “Non lascio che quella persona continui a disturbarmi”, “Alle 18 finisco di lavorare e mi riposo”, ecc.

    2. Iniziate e finite la giornata nello stesso modo: con calma

    Può sembrare una sciocchezza, ma un gesto così semplice come alzarsi mezz’ora prima e godersi un momento di silenzio, relax, può aiutarvi ad affrontare la giornata in modo più equilibrato. Un’abitudine che sarebbe bene ripetere anche alla fine della giornata: ricordatevi di rilassarvi e regalarvi del tempo per voi, due ore prima di andare a dormire.

    La nostra felicità dipende da noi. È il nostro stato naturale, non permettiamo alla mente di offuscarla.

    Ritrova la forza nelle emozioni e nello spirito

    1.Meditazione e mindfulness

    Tecniche collaudate sono applicate a qualsiasi livello per sostenere il rendimento: in azienda, nello sport, nel sociale.

    Possiamo iniziare affidandoci alla meditazione e alla mindfulness: tecniche profonde che ci permettono di smontare le nostre credenze limitanti e ci stimolano ad attivare le nostre credenze performanti.

    2. Visualizzazione e immaginazione

    Il pensiero creativo ed intuitivo, che accede alla bellezza delle immagini e non lascia spazio ad attività cognitiva, è una reale sorgente di forza vitale.

    Quante volte ti soffermi ad immaginare come vorresti la tua giornata, riempiendo di dettagli ogni singolo momento, utilizzando anche la fantasia di colori, suoni dettagli fuori dall’ordinario ma che attivano energie leggere ed assopite? 

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Ti senti stanco quando l’autorità prevale

    La mia sveglia suona molto presto al mattino. Diciamo che quando (poche volte) suona alle 6.30 è troppo tardi.

    Ciò che mi spinge a mantenere l’orario del mattino tra le 5.30 e le 6 è la consapevolezza che ci sono molte cose da fare. 

    Nessuno apparentemente mi obbliga a farle, se non la voce della mia autorità interna. 

    Come libera professionista, mi sento “molto professionista e poco libera“ perchè il mio datore di lavoro è sempre con me. 

    Mi ricorda ogni giorno della settimana e in qualsiasi orario, lui non distingue il mercoledì dalla domenica, cosa avrei dovuto fare, cosa ho concluso e cosa devo ancora fare. 

    E questa sua sollecitazione non andrebbe mai in vacanza, perché conosce solo questa modalità, vuole essere sicuro e stare nella sua “zona di comfort”. 

    Mi richiama continuamente all’azione.

    Di fatto sono grata al mio datore di lavoro interno che mi richiama all’ordine, e mi accorgo della differenza quando non lo fa. Ma sicuramente lui ascolta solo se stesso e non lascia spazio ad altri aspetti preziosi, vitali e nutrienti della mia vita.

    In quest’epoca di dematerializzazione degli uffici non mi sento minacciata, perché ormai da anni ho compreso che lo spazio del mio ufficio riguarda altro, ma la ricerca per affinare dove sta quest’altro è l’aspetto che mi appassiona da anni.

    Si tratta di mettere insieme 3 sedi:

    personalmente, ho compreso che il mio cuore sente le emozioni che mi attraversano ed anche quelle altrui, la mia testa lavora sempre con pensieri che vanno anche nella direzione della mia libertà. Ma il motivo della mia stanchezza e’ la sede della mia anima, essenza, spiritus, sense of life, Vita ognuno la chiami come crede.

    Di fatto mi sento stanca quando la mia anima si sente schiacciata, pressata dalle continue richieste del mio datore di lavoro interno e dalle cose da fare.

    Lo spazio della mia anima si muove su altri paradigmi, per esempio rispetto al concetto di TEMPO. Lei vorrebbe lascialo andare, perderlo per poi recuperarlo.

    Ogni mattina, prima di iniziare la mia giornata, mi occupo di lei attraverso una pratica che, da oltre venticinque anni, ho affinato e migliorato ma è davvero poca cosa, rispetto al suo bisogno.

    Ecco da dove ha origine la mia stanchezza.

    Quando l’autorità esterna o interna ti invade, ti senti stanco.

    Mi aiuta senz’altro prendermi delle giornate promettendo al mio datore interno che recupererò, ma oggi ho la consapevolezza che ne ho bisogno tutti i giorni per alimentare la mia vitalità ed energia, soprattutto per poter essere poi in grado di dare agli altri senza farsi prosciugare.

    Così ho introdotto nella mia quotidianità da smart workers ( a dir la verità ho iniziato molto tempo prima ) oltre alla lista del “to do” anche quella del “to be”: lista di piccole cose ordinarie in cui lascio che la  mia anima respiri, prenda vita senza lasciarsi “ soffocare” dagli impegni.

    Nella mia lista ci sono:

    • momenti di respiro consapevole
    • metto il telefono in silenzioso 
    • bevo acqua ad occhi chiusi
    • attenzione
    • prendersi cura 
    • gratitudine 
    • immaginare

    Queste attività in maniera alternata, le distribuisco nell’agenda della mia giornata.

    Perchè ti senti stanco?

    E’ normale sentirsi stanchi, capita a tutti. E le vacanze servono spesso proprio a questo: recuperare e riposarci.

    Ma la stanchezza non è una ed unica per tutti.

    Distinguiamo 3 tipi di stanchezza:

    Stanchezza del corpo, dopo una corsa, una gara … E’ una stanchezza gioiosa e appagante.

    I nostri muscoli sorridono. E’ una stanchezza che rigenera.

    Stanchezza della mente, quando siamo nella gabbia del criceto e i nostri pensieri girano continuamente. Le nostre palpebre sono pesanti, la nostra testa si sente piena, la mascella e le spalle sono contratte, il cuore è chiuso. E’ una stanchezza da cui si fa fatica ad uscire perchè spesso il sonno non porta rigenerazione e riposo. Anzi. Così potrebbero mostrarsi 2 possibilità per gestire questa stanchezza:

    1. fare qualcosa di fisicamente estremamente faticoso in modo da non poter pensare. La velocità dello sforzo fisico supera quella dei pensieri
    1. prendersi il tempo per esplorare quei pensieri, attraverso la pratica della meditazione. Questa seconda possibilità è sicuramente più complessa.

    Stanchezza del cuore a livello fisico corrisponde con la chiusura del diaframma e con la sensazione di un pugno allo stomaco.

    Ci rendiamo conto della distanza tra le nostre emozioni e sentimenti e quelle dell’altro.

    Pensiamo di essere stati illusi o delusi, o entrambi. Necessitiamo di prenderci cura, cullare il nostro cuore.

    Stanchezza della mente che prevale su corpo e cuore, è la stanchezza del nostro ego, dell’ambizione che vive di corsa per raggiungere e superare tappe, obiettivi, che perde di vista se ciò che sta rincorrendo è ciò che vuole e inevitabilmente si perde il senso del piacere. Il piacere di vivere e la libertà di essere ciò che si è. In questa fase l’unico riposo è 

    “mollare la presa”, lasciare andare.

    In senso fisiologico si può considerare la stanchezza come un segnale di allarme che scatta quando l’organismo si avvicina ai propri limiti. A volte ci sentiamo arrabbiati, infelici ma siamo solo stanchi.

    Le neuroscienze affermano che l’essere umano perde energia se nel suo animo non trova più immagini che lo motivano e che creano nuove connessioni nel suo cervello.

    Un proverbio africano recita:

    Il cammino attraverso la foresta non è lungo se si ama la persona che si va a trovare. 

    Se durante il cammino non hai una direzione, non senti appagato e non ritrovi dentro di te le giuste motivazioni il viaggio può diventare un incubo.

    Alla fine ti senti stanco: stanco perché’ sei “scollato” da te!

    L’insoddisfazione può avere così effetti sul corpo e sulla mente, per cui non va sottovalutata, ma bensì riconosciuta e affrontata per trasformarla in un motore positivo per il nostro benessere.

    In una società dove tutto è possibile ma poco è effettivamente raggiungibile per i più, il terreno è molto fertile per il proliferare di insoddisfatti cronici e quindi di immotivati perennemente stanchi: stanchi di iniziare, stanchi di cercare, stanchi di pensare, e di agire.

    Le principali forme di insoddisfazione sono collegate alla natura dei bisogni umani:

    1. non sentirsi realizzati nei ruoli professionali e in quelli privati
    2. non sentirsi importanti
    3. non sentirsi amati o di appartenere
    4. non avere una vita stimolante e varia
    5. non soddisfare i bisogni primari (sessuali, deprivazione sensoriale etc.)

    Ti senti stanco quando provi gratitudine? 

    Essere grati vuol dire prima di tutto osservare e riconoscere.

    Vuol dire sapersi fermare, nonostante il ritmo frenetico della vita quotidiana, ed imparare ad ascoltarsi, a leggere nei meandri della propria anima, colei che sa sempre cosa vuole e il cammino da percorrere. 

    La nostra anima sa, lei bussa alla nostra porta costantemente. E’ la nostra struttura egoica (nessun giudizio negativo sul nostro ego) che prevale e non ascolta. Ad un certo punto l’anima, per poter essere ascoltata, ci manda sintomi nel corpo fisico e anche lì a volte stentiamo ad ascoltare. 

    Tipicamente accade con la stanchezza, che deve proprio farci stramazzare a terra per fermarci.

    Conoscersi e ri-conoscersi vuol dire anche imparare a fidarsi di sé

    Essere coscienti di chi siamo, cosa stiamo vivendo e chi intorno a noi collabora (persone, natura, contesti) alla nostra migliore espressione, significa sviluppare attenzione, e ciò ci restituisce la percezione di senso del nostro agire, del nostro valore, evitando sovraccarichi fisici e dispersione di energia.

    I benefici della gratitudine influiscono positivamente anche sulla carriera e sulla quotidianità: lo riporta Forbes, citando lo studio di Bersin&Associates, che le aziende che “eccellono nel riconoscimento dei lavoratori” sono 12 volte più propense a ottenere rilevanti risultati di business. 

    A livello psicofisico, invece, il Washington Post riporta le scoperte del ricercatore Robert Emmons dell’University of California, il quale ha compilato una lista di fattori benefici sulla mente e sul corpo causati dalla gratitudine consapevole: nel dettaglio, praticare gratitudine abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, del 23%, riduce del 7% i sintomi di infiammazione nei pazienti con insufficienza cardiaca, combatte la depressione, diminuisce la pressione sanguigna e migliora la qualità del sonno. Per essere efficace, però, la gratitudine dev’essere coltivata ogni giorno. 

    “Grazie” è il plurale di “grazia”

    Nella mistica di tutte le religioni esiste il concetto di “grazia”, come dono che proviene da un regno altro a quello umano: la grazia come qualcosa di divino dunque, eppure reale, come sentimento che ci inonda, ci sorprende e ci rende grati.

    La semplice riconoscenza nei confronti dell’esistenza, di ogni nuovo momento presente, può dare nuova linfa al nostro vivere, infondendo anche al nostro agire una qualità completamente differente da quella che esperiamo quando guardiamo il mondo a partire dalla “mancanza”.

    Una pratica di gratitudine è quella di prendersi tutti i giorni 5 minuti per ringraziare : persone o qualcosa che vi è capitato, oppure scrivere (aiuta molto) cosa è andato bene e cosa può essere migliorabile. 

    Annotare  le cose belle che sono capitate a noi o agli altri aumenta la nostra vitalità ed energia.

    Fare apprezzamenti.

    Ringraziare i collaboratori per un successo ottenuto.

    La gratitudine è un’abitudine.

    Quando ti senti stanco non ti accorgi dei ladri di energia 

    Apportare il giusto nutrimento a sostegno della nostra energia è necessario affinché la nostra vitalità si possa manifestare attraverso il corpo ( in azioni focalizzate ed efficienti), i pensieri ( a sostegno di creatività e brio mentale) e le emozioni ( a favore di positività e fiducia nel futuro).

    La sfida del momento è riuscire ad essere propositivi per se stessi, e come leader, anche per i propri collaboratori.

    In una fase storica di smaterializzazione del posto di lavoro e di distanziamento fisico, e quindi di poca empatia, sostenere e dare strumenti per superare la stanchezza diventa prioritario per continuare ad avanzare verso quello che il futuro ha in serbo per noi.

    Chi sono i ladri di energia?

    Non sono solo le persone, i famosi “vampiri “ del lamento, ma le anche nostre abitudini quotidiane.

    Alcuni spunti : 

    • “Always on”, essere sempre connessi, perchè non è salutare
    • Pensieri negativi che influenzano la nostra lucidità mentale, perché le frequenze si riconoscono e si attraggono
    • Alimentazione sbilanciata che sottrae invece che ricaricare, perchè una pancia piena non significa sempre benessere
    • Mancanza di atti di gratificazione personale, perchè non sempre sono gli altri a doverci riconoscere
    • Promesse mancate
    • Non accettare
    • Non perdonare
    • Rabbia e risentimento
    • Incapacità a dire di no, perché sottrarsi non è resa ma una decisione.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Dormire male: a cosa mi serve “restare sveglio”?

    Pur sapendo che il sonno è un bisogno primario per il nostro organismo, ci siamo mai chiesti che cos’è, a cosa serve e perché per molti di noi dormire male  è diventato “normale”?

    Forse  manca un po’ la “cultura del sonno” che ci porti a considerarlo come un’esperienza fondamentale per la nostra salute. 

    Spesso sentiamo dire che per stare in salute è necessario osservare una dieta equilibrata e fare esercizio fisico, ma poche volte viene fatto riferimento al sonno. 

    Forse il concetto del dormire male  fa talmente parte della nostra quotidianità che tendiamo a darlo per scontato. 

    Molte persone non percepiscono l’importanza del sonno e l’eventuale difficoltà nel riposare, fino a che non sono esauste. 

    La mancanza di sonno ci rende poco efficienti nel lavoro, irritabili e poco propensi alla socialità, pericolosi alla guida, ma anche più vulnerabili alle malattie.

    Purtroppo l’organizzazione delle nostre attività, siano esse ludiche o lavorative, sembra essere fatta per non dormire, o meglio continuiamo ogni giorno a lesinare sul sonno perché c’è sempre qualcosa in più da fare, da vedere o da provare. 

    La deprivazione del sonno cronica sta diventando un tratto tipico della vita contemporanea e la dimostrazione di questo è che sempre più persone quando sono sveglie hanno sonno e si sentono stanche.

    Che cos’è il sonno?

    Gli studiosi hanno scoperto che il sonno non è una condizione passiva ed inerte interposta tra le attività fisiche e mentali che si susseguono nel giorno. 

    Al contrario, sappiamo oggi che il cervello durante il sonno ha un’attività piuttosto intensa e svolge funzioni di particolare importanza per il mantenimento dell’equilibrio fisico e psichico della persona: il corpo e la mente riposano, le informazioni apprese vengono consolidate ed anche l’umore migliora.

    Cos’è l’insonnia e cosa significa dormire male?

    Per insonnia si intende la compromissione del sonno notturno che provoca, nelle successive ore diurne, conseguenze importanti quali sonnolenza, irritabilità, ansia e difficoltà di concentrazione. 

    Insonnia: (dal latino insomnis, “inabile a dormire”) consiste nella percezione di avere un sonno inadeguato o anormale.

    L’ insonnia, e il dormire male, è un linguaggio del corpo, il segnale che «qualcosa» non sta fluendo nel modo giusto: un sovraccarico, una carenza, qualcosa trattenuto, una paura, una alimentazione inadeguata, motivi clinici.

    Dormire male  comporta  un rischio 1,62 volte più alto di avere infortuni sul lavoro e presenta una perdita complessiva del rendimento professionale maggiore del 10,3% rispetto a chi solitamente dorme bene. 

    Sono risultati riportati dal Prof. Sergio Garbarino,esperto di fama nazionale ed internazionale sui rapporti tra sonno, salute e mondo del lavoro, nonché docente dell’ Università di Genova.

    “Dormire bene per invecchiare bene”: era lo slogan della giornata del sonno nel 2019.  Per stare bene non basta una sana alimentazione e un’attività fisica regolare, ma è necessario riuscire a dormire profondamente e in modo ininterrotto.   Si dorme non solo per riposare, ma soprattutto per rigenerarsi.  

    Dormire bene  è una ‘fortuna’ che non tutti hanno. 

    Secondo le stime, la problematica del cattivo riposo notturno ha un’estensione globale che minaccia salute e qualità della vita del 45% della popolazione mondiale. 

    Mentre l’organismo è in modalità di riposo, le connessioni neuronali si riorganizzano, consentendo all’uomo di adattarsi al suo ambiente. Il sonno è anche un attivatore di importanti funzioni che mettono in gioco numerosi meccanismi fisiologici, tra cui le secrezioni ormonali, la rigenerazione dei muscoli, l’eliminazione delle tossine, la stimolazione delle difese immunitarie e la memorizzazione di informazioni acquisite da svegli. 

    Secondo diversi studi , bisognerebbe dormire tra le 7 e le 8 ore per notte per mantenere un ottimale benessere. Tuttavia, i cambiamenti nello stile di vita attuale hanno peggiorato molto la qualità del sonno e il tempo ideale per riposarsi. Se dormire bene è vitale, studi hanno evidenziato che non abbiamo tutti bisogno della stessa durata di sonno per recuperare e attivare tutte le funzioni correlate. Leonardo da Vinci faceva solo pisolini mentre Winston Churchill arrivava al massimo a 4 ore di sonno. Barack Obama dorme 6 ore, Bill Gates 7 ore.  Matthew Walker, neuroscienziato, uno dei massimi esperti sull’argomento, direttore del Center for Human Sleep Science dell’Università della California a Berkeley, ha dichiarato che  “Dovremmo dormire abbastanza da sentirci riposati”. La ‘formula del sonno giusto’ è stata ricercata anche al Congresso della Società europea di cardiologia Esc: non meno di 6 ore, né più di 8.

    Conoscere il sonno per smettere di dormire male 

    Il sonno non è continuativo, ma ad ogni fascia di età – dall’infanzia fino alla vecchiaia – si caratterizza da cicli che si ripetono ogni notte tra quattro e cinque volte. Ogni ciclo dura tra 90 e 120 minuti e si suddivide in fasi dette del sonno lento e quelle del sonno paradossale.

    Il sonno lento comporta due stadi che corrispondono al sonno leggero: lo stadio N1, di transizione tra la veglia e il sonno durante il quale si ha la sensazione di sonnecchiare. 

    Lo stadio N2 è quello del sonno confermato. 

    Il sonno profondo corrisponde allo stadio N3 durante il quale è difficile risvegliare chi dorme. 

    Il sonno rapido o paradossale, noto anche come REM (Rapid Eye Movement) corrisponde allo stadio R, durante il quale avvengono i sogni. Il sonno paradossale è una fase primordiale del sonno che ci consente di recuperare mentalmente mentre il sonno lento è fondamentale per il recupero fisico. 

    La durata del sonno e la ripartizione delle varie fasi variano in base all’età.

     Dormire poco e male indebolisce il sistema immunitario, altera i livelli di glucosio, contribuisce alla predisposizione di patologie. Inoltre i problemi del sonno contribuiscono anche ad ansia e depressione che si riflettono in comportamenti distonici nella vita personale e professionale.

    Dormire male è diventata parte di quella routine da criceto nella quale siamo incastrati.

    Corriamo, pensiamo, ci preoccupiamo, navighiamo (in rete) e non dormiamo.

    Charlotte Brontë , agli inizi dell’800,  scrisse : “ Una mente arruffata fa un cuscino inquieto”

    Nel 2021, in un tweet Katy Leeson, amministratrice delegata di Social Chain UK e autrice del podcast “I Shouldn’t Say This, But” scrive: 

    “Dobbiamo smettere di rendere affascinante il superlavoro. Per favore. La mancanza di sonno, di un’alimentazione sana, di relax e di tempo da spendere con amici e famiglia non è qualcosa da applaudire. Troppe persone mostrano il proprio burnout come una medaglia d’onore. E questo modo di pensare va cambiato.”

    Dormire male: quando e per quanto

    Oltre alla quantità, anche l’identità delle ore in cui dormiamo fa la differenza tra il dormire male e il rigenerarsi.

    Il momento del sonno si collega infatti a specifiche aree di rigenerazione del nostro corpo.

    Esiste un meccanismo biologico che porta tutti gli esseri viventi, piante, animali, umani ma anche organismi unicellulari, ad adattarsi al ritmo giorno / notte scandito dalla rotazione terrestre.

    Sincronizzare i nostri ritmi con la naturale alternanza luce-buio è indispensabile per mantenere la salute e l’equilibrio del nostro organismo. 

    l ciclo circadiano, di questo si tratta, è una sorta di orologio biologico dal periodo di 24 ore .

    l nome, infatti, deriva dal latino circa diem che significa “intorno al giorno” – che caratterizza le attività del sistema interno responsabile di cicli riguardanti la pressione arteriosa, la temperatura del corpo, il tono muscolare, la frequenza cardiaca, il ritmo sonno-veglia.

    Nella medicina tradizionale cinese vengono riconosciuti i 12 meridiani, o canali energetici, che corrispondono ai principali organi – polmoni, milza, cuore, rene, pericardio, fegato – e alle viscere – ossia intestino crasso, stomaco, intestino tenue, vescica, triplice riscaldatore, vescicola biliare o cistifellea che si potenziano/depotenziano in una specifica fascia oraria.

    “Se ci svegliamo sempre tra l’1 e le 3, per esempio, orario in cui il fegato ha a disposizione la maggior quantità di energia che solitamente utilizza per “ripulire energeticamente il sangue”,mentre il corpo è a riposo e non introduciamo cibo, possiamo andare a verificare se sono presenti espressioni analoghe del movimento in disarmonia ad es.: stiamo vivendo emozioni collegate alla rabbia? Abbiamo perso la nostra creatività? La nostra voglia di fare? Non sappiamo scegliere?”

    Durante il sonno il corpo e la mente si ristabiliscono e rinvigoriscono.

    Se il tempo riservato al sonno non è sufficiente a restaurare le forze del soggetto il soggetto ne è privato e si creano squilibri nella persona a diversi livelli.

    Se il nostro stile di vita fosse più in armonia con l’ambiente circostante e seguissimo i nostri cicli naturali di spesa e recupero energetico, la qualità della nostra vita aumenterebbe esponenzialmente.

    Dormire male: a cosa mi serve restare sveglio?

    La notte non sempre rappresenta  un momento di silenzio profondo, di grande pace, di riposo, di ispirazione. Spesso si  associa al buio, all’incognita, a presenze sinistre, inquietanti, a fantasmi minacciosi, alla paura, all’angoscia, all’inconscio, alla morte.

    Addormentarsi significa abbandonarsi, lasciarsi andare, perdere il controllo, non vedere e non udire ciò che accade attorno, fidarsi dell’ambiente, degli altri e di se stessi e quasi affidarsi.  

    Ma se la capacità di abbandono manca e veniamo assaliti da un  senso di insicurezza, i pensieri corrono veloci, prevale uno stato di allerta, si è sempre più vigili, le preoccupazioni e le ansie della giornata si accumulano, i doveri del giorno dopo incombono allora il sonno non arriva.

    Le stesse azioni, emozioni,  reazioni che attuiamo durante il giorno creano una connessione con il corpo e la mente che influenza e condiziona anche il nostro riposo notturno.

    A volte rinnovare i nostri interessi, limitare le attività routinarie e noiose, seguire di più i nostri desideri, al lavoro o con gli altri è un buon modo per ascoltare il messaggio del nostro dormire male che dovremmo ascoltare come indicatore per ricercare il nostro equilibrio.

    Ci sono diversi tipi di insonnia e diverse cause che la generano.

    I principali tipi di insonnia sono:

    – difficoltà di addormentamento;
    – risvegli notturni frequenti ma brevi;
    – uno o più risvegli prolungati;
    – risveglio mattutino precoce.

    L’ insonnia può essere:

    – transitoria (cioè della durata di qualche giorno),
    – a breve termine (2-3 settimane),
    – cronica (un mese o più).

    Le cause più diffuse sembrano essere di natura psicologia, sebbene molte originano in patologie organiche, abitudini e ritmi errati. La difficoltà ad abbandonarsi, lasciarsi andare, nasce dalla poca capacità di accogliere quello che viene. Di affidarsi. Parlando su piani più sottili “ di morire e rinascere”.

    Per i greci hypnos (il sonno) era figlio della notte e gemello della morte.

    All’inizio esistevano solo le Tenebre da cui emerse il Caos. Dalla loro unione nacquero il Giorno, La Notte, L’Aria e Erebo. Erebo e la Notte diedero vita a due gemelli, Thanatos, dio della morte e Hypnos, dio del sonno.Hypnos dormiva in una grotta vicino al fiume Oblio e il suo compito era quello di sottrarre gli uomini alle tribolazioni della vita per qualche ora, addormentandoli e inducendoli a sognare.In questa attività veniva coadiuvato dal figlio Morfeo, solito prendere forma delle persone sognate e apparire con un mazzo di papaveri dal potere allucinogeno. Da «Cosmogonia», Esiodo.

    Ogni risveglio al mattino rappresenta una nuova nascita, il nuovo giorno è una nuova porzione di vita.

    Dormire male è  la nostra forma di resistenza.

    “Ciò a cui resisti, persiste.” scriveva Jung. Il nostro rimanere nello stato diurno (attivo) ci porta a non accogliere quello notturno (del riposo). Solitamente lo facciamo per controllo e resistenza a perdere il proprio stato cosciente

    Cosa fare per smettere di dormire male 

    • evitare cibi piccanti, alcool e fumo perché possono indurre il russamento
    • preferire una posizione prona o di lato invece che supina quando si va a dormire. Attenzione anche alla qualità e alla temperatura dell’aria della stanza da letto – attorno ai 19-20 °C – perché aria secca e temperature elevate possono causare gonfiore dei turbinati e peggiorare il russamento.
    • consumare una cena leggera.
    • non fumare. La nicotina è una sostanza eccitante per cui stimola il sistema nervoso e la sera rende faticoso il sonno e soprattutto l’addormentamento.
    • non bere alcolici.  Provoca frequenti risvegli e aumenta la percentuale di sonno leggero. Bere eventualmente alcolici nelle quattro ore antecedenti al momento in cui ci si vuole coricare.
    • bere caffè nelle sei ore precedenti al sonno in quanto, come si sa, la caffeina è uno stimolante del sistema nervoso. Si dovrà anche fare attenzione ad alimenti nei quali la caffeina è presente come il cacao, il tè ed il cioccolato nonché a bevande gassate come la Coca Cola e a quelle energetiche.
    • anche la camera da letto come ambiente è un luogo da curare nei minimi dettagli: confortevole, accogliente, del colore giusto, dare un senso di equilibrio tra arredi e complementi. La luce deve essere calda e soffusa: sì dunque a tendaggi dai tessuti lievi per garantire la giusta privacy senza impedire il passaggio dei rinvigorenti raggi solari. Anche per la luce artificiale è consigliabile preferire la luce indiretta per non stancare lo sguardo e non disturbare il riposo, optando per più punti luce all’interno della stanza in modo da poterli gestire di volta in volta a seconda delle necessità.
    • Le piante aiutano a creare un ambiente rilassato e a prevenire l’insonnia. Se è vero che di notte consumano ossigeno e producono anidride carbonica, tuttavia la quantità consumata e prodotta da una singola pianta è tutto sommato trascurabile. Non tutte le piante poi seguono questo processo: alcune, come la Sansevieria o la Zamioculcas, al contrario assorbono anidride carbonica nelle ore notturne, apportando notevoli benefici.

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.

  • Il metodo

    Il mal di testa dopo lavoro e i cali di energia fisica, mentale ed emotiva

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    Chi non ha mai sofferto, almeno una volta nella vita, di un fastidioso mal di testa dopo lavoro scagli la prima pietra.

    Da una ricerca dell’Unità di Medicina del Lavoro dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia, pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, risulta che il mal di testa, o cefalea, colpisce mediamente 1 italiano su 4 conseguente il lavoro.

    Il mal di testa dopo lavoro colpisce il 25 percento della popolazione, tra i 25 e i 55 anni, in particolare le donne (1 su 5 contro il 6 percento degli uomini). 

    Si stima che il 15% dei lavoratori torni a casa e/o si assenti dal lavoro.

    Il calo della produttività è calcolato circa il 35%, con un impatto di circa 420 euro a testa di perdite economiche da mal di testa (la sola emicrania in Europa costa ogni anno ben 27 bilioni di euro).

    Questi alcuni tra gli studi più recenti.

    Si considera il mal di testa come uno dei disturbi più diffusi e  complessi da diagnosticare e, se per alcuni si tratta di un episodio sporadico, per altri è una presenza costante nella quotidianità, che spesso costringe chi ne soffre a fare ricorso a farmaci specifici, che a lungo andare perdono di efficacia causa l’assuefazione stessa del corpo fisico.

    Cos’è il mal di testa dopo lavoro e che ripercussioni ha sulla nostra energia?

    Mal di testa è un’espressione generica con cui si identificano vari tipi di cefalee..

    I principali sono:

    • l’emicrania, che è la forma più comune ed è caratterizzata dalla famosa sensazione della testa che scoppia; può durare da poche ore a qualche giorno, 
    • la cefalea tensiva, che è dovuta alla protratta contrazione dei muscoli di collo e spalle
    • la cefalea a grappolo, che è la più rara e ostica,caratterizzata da dolori violenti nella zona frontale e orbitale che si manifestano in orari tendenzialmente fissi.
    • la cefalea cervicale, che deriva da problemi legati alle vertebre cervicali.
    • Il mal di testa è sempre correlato anche ad una componente emotiva: ansia, depressione, situazioni di stress prolungato possono facilmente alterare l’attività elettrica e la biochimica del cervello, influendo sui vasi sanguigni, che prima si costringono e poi si dilatano, scatenando il dolore.

    Le cause del mal di testa dopo lavoro sono molteplici e tra le principali troviamo:

    • stress fisico e/o psicologico
    • ansia
    • postura errata
    • disidratazione
    • alimentazione scorretta o intolleranze
    • cattiva digestione
    • costipazione
    • insonnia
    • squilibri ormonali legati al ciclo mestruale per le donne)

    Per quanto riguarda la postura correlata  al mal di testa dopo lavoro la sezione Cefalea e Dolore Facciale del dipartimento di Fisiopatologia Clinica e del CPO Piemonte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria San Giovanni Battista – Molinette di Torino ha condotto uno studio su oltre 2.000 dipendenti del Comune di Torino. 

    I lavoratori pubblici del capoluogo piemontese sono stati divisi in 2 gruppi: a uno sono stati assegnati esercizi posturali da eseguire ogni 2 o 3 ore durante l’orario di lavoro e in parte anche a casa, nel tempo libero; gli altri hanno continuato con le precedenti abitudini. Se all’inizio del programma di esercizi posturali la media era di 7 giorni di mal di testa da ufficio al mese e 11 giorni di indolenzimento e dolori muscolari a collo e spalle, dopo i 7 mesi del programma di esercizi è stata riportata una riduzione del 34% dei giorni di mal di testa da ufficio e di dolori muscolari compreso il calo del 29% nel ricorso ad analgesici.

    Lo yoga, per esempio,  è una disciplina e uno stile di vita che, nel tempo, ha dimostrato avere numerosi effetti benefici sulle persone che soffrono di mal di testa dopo lavoro, a causa di un aumento della serotonina, la cui carenza è indicata tra le possibili cause del mal di testa localizzato.

    Uno studio su neurology.com, condotto da un team dell’All India Institute of Medical Sciences, coordinato da Rohit Bhatia, ha preso a campione un gruppo di volontari che soffriva di frequenti emicranie e che, per questo, assumevano dei farmaci regolarmente prescritti dai medici.

    Si trattava di 114 persone di età compresa tra 17 e 50 anni che soffrivano di mal di testa dalle 4 alle 14 volte su base mensile. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: yoga più farmaci, o solo farmaci.

    Il primo gruppo praticava yoga con un’insegnante 1 ora per 3 volte la settimana.

    Tutti i partecipanti all’esperimento hanno ottenuto miglioramenti nella gestione della frequenza e dell’intensità dell’emicrania, ma i partecipanti al gruppo yoga hanno riportato risultati significativamente migliori, ovvero una riduzione del 50% degli eventi mensili di emicrania, contro una riduzione del 12% di chi assumeva solo farmaci.

    Oltre ai farmaci, i partecipanti di entrambi i gruppi sono stati informati sui cambiamenti dello stile di vita che possono ridurre l’incidenza dell’emicrania, come dormire a sufficienza, mangiare sano ed esercitarsi.

    Il mal di testa dopo lavoro è un segnale per trasformare la propria energia 

    E’ importante cercare di avere chiaro qual è la natura del mal di testa che sentiamo, poiché spesso è causato da semplice disidratazione. 

    E’ sempre bene mantenere il corpo idratato (almeno 8 bicchieri al giorno lontani dai pasti e possibilmente di acqua tiepido/calda)

    Questo comporta entrare in ascolto dei messaggi che il nostro corpo ci manda.

    Esiste anche un altro approccio alla manifestazione dei disagi del corpo, in cui peraltro credo molto e da anni studio e approfondisco, ovvero quello secondo il quale ogni sintomo che il nostro corpo manifesta è un messaggio specifico che ci viene mandato per farci porre l’attenzione su un aspetto da accogliere e/o trasformare nella nostra vita e che richiede la nostra attenzione.

    Questo concetto lo descrive molto bene Claudia Rainville nel suo libro Ogni sintomo è un messaggio e descrive il mal di testa in questo modo:

    “Il mal di testa può avere svariate cause; può essere di breve durata, provocato da un’iperattività del pensiero o da un’eccessiva tensione, quando ad esempio ci mettiamo in testa di voler capire proprio tutto, cosa frequente fra gli studenti.

    Può accadere anche che ci ostiniamo a voler trovare da soli la soluzione di un problema piuttosto che chiedere aiuto al prossimo. A volte il dolore è così intenso da darci l’impressione che la testa stia per scoppiare: in questo caso, il mal di testa nasce quasi sempre da emozioni represse, trattenute.

    Chi soffre di mal di testa spesso ha sviluppato una tale capacità di controllo delle proprie emozioni da sentirsi spiazzato quando una di esse tenta di emergere: più cercano di soffocarla, più hanno mal di testa. 

    Ma se con dolcezza ed accoglienza, si lascia riaffiorare l’emozione, una volta liberata, il mal di testa scompare. Spesso è associato per lo più alla paura ed alla insicurezza.
    Che cosa mi rende insicuro o mi crea tensione?
    Di cosa ho paura?
    Ho difficoltà a esprimere i miei bisogni o le mie emozioni?
    Mi è già capitato di sentirmi minacciato?

    L’emicrania è un dolore acuto che colpisce solo un lato della testa. 

    Si presenta con crisi accompagnate da nausea e, a volte, da vomito. Le emicranie sono la manifestazione di un surplus emotivo rispetto a una situazione in cui ci siamo sentiti costretti o minacciati.”

    Il corpo è l’amico sincero, come sostiene Winkler Volker, la mente mente, il corpo mai.

    Eppure trascorriamo le nostre giornate, affidando alla nostra mente e ai nostri pensieri la responsabilità dei nostri successi e soddisfazioni.

    Attraverso i nostri pensieri, per lo più frutto di credenze ben radicate che ci portiamo appresso da anni, gestiamo la nostra vita e le nostre scelte.

    Eppure, come sostiene anche Daniel Kahneman nel libro “Pensieri lenti, pensieri veloci” il 95% delle nostre decisioni, anche se ben ponderate, non sono frutto di scelte razionali.

    Il modo in cui una persona elabora concetti ed emozioni può influire in modo significativo sul mal di testa dopo lavoro.

    Eppure, per compiere queste elaborazioni mentali, noi utilizziamo il cervello e i suoi neuroni: com’è possibile che il modo in cui lo utilizziamo non influenzi la sua salute? 

    Sarebbe come dire che il modo in cui usiamo i nostri muscoli non influisce sul loro stato fisico.

    Se dunque soffriamo di mal di testa, probabilmente un buon modo di guarire potrebbe essere un cambiamento nel modo di “usare la testa”. 

    Ogni cefalea va ovviamente valutata singolarmente e da competenze diverse dalla mia, ma ci sono comunque riflessioni trasversali che riguardano in particolar modo il sistema energetico e la nostra relazione con il controllo, il perfezionismo e la rigidità.

    L’origine del mal di testa dopo lavoro

    Il mal di testa non colpisce a caso: quando si cronicizza tende a scegliere le sue “vittime” fra persone che hanno un’attività di pensiero ipersviluppata e che difficilmente riescono a staccare la spina e a far riposare la mente. 

    • Razionalità in eccesso
      “Penso, dunque sono”: potrebbe essere questo il motto di chi soffre di mal di testa. Non c’è nulla che, secondo lui, non debba cadere sotto il bisturi tagliente della razionalità. Ogni questione viene sottoposta a un’analisi impietosa e rigorosa: non si smette di pensare fino a quando non se ne viene a capo e tutto ciò non permette  di prendere in considerazione le cose anche in altro modo. 
    • Perfezionismo
      “Volere è potere: in ogni caso bisogna sempre dare il massimo”: questo è il motto del perfezionista. E chi soffre di mal di testa ha sempre l’asticella molto alta verso se stessi e verso gli altri. Ha un giudice interiore molto severo ed il giudizio altrui ha un peso significativo. La paura di sbagliare governa la sua energia e vitalità. Ogni gesto diventa una performance che finisce col perdere di vista l’obiettivo concreto e i desideri più elementari.
    • Formalismo
      Molto formale nei modi, il cefalalgico tiene a fare buona impressione sugli altri, si sente piuttosto a disagio quando è al centro dell’attenzione, preferisce passare inosservato e dare un’immagine di normalità. In genere giudica con poco favore ciò che è vistoso e diffida delle persone spontanee. Molto del suo formalismo è dovuto a un’educazione rigida che per lo più è molto lontana dal suo sentire e volere. 
    • Altruismo eccessivo
      Soffre di mal di testa chi non si tira mai indietro. La sua disponibilità nei confronti degli altri spesso però è guidata dal bisogno di controllo. Ecco perché buona parte dei suoi interventi o dei gesti di abnegazione, più che da una genuina disponibilità, nascono dal desiderio di fare le cose a suo modo. Vi è una tensione e una gran fatica nel voler tenere tutto sotto controllo. Perdere il controllo genera paura dell’ignoto e di non conoscere eventuali reazioni. Ma sia in uno nell’altro modo, per l’altruista eccessivo si tratta di tensione, che si ripercuote inevitabilmente in emicrania. 
    • Rancori accumulati
      Il passato è come un enorme archivio di “sospesi” esperienze, ricordi belli o brutti che siano si mettono via ma non si cancellano. Lo stesso vale per i torti subiti: chi soffre di mal di testa non lascia cadere, anzi, tende a essere piuttosto rancoroso. Difficilmente però riesce a esprimere ciò che sente: trattiene, salvo poi esplodere istintivamente. Spesso si sente vittima di torti subiti.

    Quando ci permettiamo di  entrare in confidenza con il nostro mal di testa ed accoglierlo, senza conflitto, chiedendogli cosa ci vuole comunicare, stiamo orientando tutta la nostra energia mentale, fisica, emotiva verso una trasformazione. Il nostro sistema cellulare si attiva e si crea un nuovo movimento. Questo  movimento porta  una ridistribuzione cellulare e di ossigeno in tutto il corpo e l’energia si vitalizza. 

    Come debellare il mal di testa dopo lavoro?

    Ogni cura per il mal di testa va accompagnata da un cambiamento mentale e psichico. Ci sono cefalee che beneficiano della capacità di esprimere le emozioni, altre dal ridurre l’eccessivo controllo, altre dalla risoluzione di conflitti interiori, altre ancora del lasciare più spazio alla creatività, all’istinto e all’intuizione. Non si può ottenere tutto velocemente perché il cervello è ancorato alla sua modalità di pensiero ma con pazienza si può sviluppare un atteggiamento mentale più lineare e scorrevole, portando netti miglioramenti alla sintomatologia.

    l mal di testa esprime sempre qualcosa di esistenziale e di importante. A volte può trattarsi semplicemente di energia repressa (fisica, sessuale, affettiva, creativa), a volte rivela la presenza di un vissuto interiore cui la persona non dà spazio, perché non può, non riesce o non sa che esiste. Un vissuto costituito da un conflitto importante che chiede di essere risolto o da una rabbia che ha assoluto bisogno di essere espressa ma non ci riesce.

    Spesso soffre di emicrania la persona istintiva, entusiasta, energica, ma suo malgrado compressa da schemi di razionalità e autocontrollo, imposti dalle regole e dal sistema aziendale, che la bloccano. 

    A soffrirne è la testa, cui tocca l’ingrato compito di raffreddare continuamente il “ fuoco” interno. 

    L’ipertrofia della ragione è quindi un meccanismo di difesa che un soggetto intelligente e dotato mette in atto per difendersi da “un incandescenza” emotiva che non sa come maneggiare e teme di lasciar fluire. Solo che la tattica non funziona e il mal di testa compare proprio per ricordarcelo.

    Alcuni suggerimenti per attenuare l’emicrania al lavoro

    • La respirazione consapevole che da atto involontario diviene volontaria implica un maggiore apporto di ossigeno in tutto il corpo, sino ai distretti periferici. Ci sono tecniche di controllo del respiro molto efficaci per sciogliere il mal di testa, sempre con la supervisione di una guida
    • Migliorare la propria postura, specie quando si è seduti in ufficio o in auto, evitando di curvare la colonna vertebrale
    • Durante il lavoro al computer far riposare la vista periodicamente, guardando fuori dalla finestra e mettendo a fuoco oggetti lontani;
    • Dormire regolarmente, garantirsi un sonno di qualità che deve rispettare i propri ritmi circadiani.
    • Un’alimentazione bilanciata tra frutta, verdura proteine e carboidrati. Osservarsi: quali cibi creano pesantezza, osservare le associazioni, i condimenti. Preferire cibi freschi e poco trattati

    ENERGYOGANT

    Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.

    E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il  benessere organizzativo.