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    Mindfulness part 4

    Cosa significa lasciar andare?

    Possiamo farlo in qualsiasi momento, a volte è più facile, altre meno… Significa essere presenti momento per momento alla nostra esperienza di vita. Probabilmente ti accade più spesso di quello che puoi credere: ti è mai capitato di essere così assorto da quello che stai facendo da non sentire che qualcuno ti sta parlando? In questo caso sei 100% presente, i bambini sono l’esempio più bello che abbiamo da osservare, è difficile spiegare il concetto di passato e futuro ad un bambino, soprattutto il futuro. E’ naturale per loro desiderare e chiedere tutto subito…non sono capricci, sono consapevoli perfettamente del Qui e Ora.

    Lasciar andare crea confusione alla mente, perchè uscire dai nostri schemi e delle nostre convinzioni destabilizza.

    Per meditare non è necessario recarsi su una montagna, ma se ti serve per comprendere la sensazione di presenza, lei è maestra. Quando sei a contatto con la natura, per un breve istante i tuoi occhi ammirano il paesaggio, annusi l’aria di mare ne riconosci il profumo, ascolti il rumore delle onde, sei presente per brevi istanti connesso con quello che ti circonda.

    Lasciar andare non significa non interessarsi,
    ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri.
    Lasciar andare non significa fregarsene,
    ma lasciare che l’esperienza sia consigliera, non le parole.
    Lasciar andare non è vittimismo,
    ma la profonda certezza che spesso gli effetti non dipendono da noi.
    Lasciar andare non corrisponde ad una critica,
    ma ad un atto di estrema fiducia.
    Lasciar andare non è imporre nuove catene,
    ma permettere alla libertà di ognuno di esprimersi.
    Lasciar andare non è ancorarsi al passato,
    ma vivere pienamente un nuovo futuro.
    Lasciar andare non è un atto egoistico,
    ma è il coraggio di scoprire il nuovo che si svela di fronte a noi.
    Lasciare andare non è dominio e controllo,
    ma un atto di fede perché la vita si sveli.
    Lasciar andare non è cedere ai fardelli della vita,
    ma credere che siamo nati per uno scopo elevato.
    Lasciar andare non è soffrire,
    ma permettere alla gioia di abitare in noi.
    Lasciar andare non è di domani,
    ma è di un oggi che aspetta di essere vissuto.
    Lasciar andare… libera, purifica, migliora… lasciare andare… è accogliere la gioia. Piccole cose, Stephen Littleword 

    Concludendo la nostra analisi, potremmo dire che sempre di meditazione si tratta e che ciò che cambia sono i livelli di comprensione e di consapevolezza.

    Trovo interessante, citando Andrea Giuliodori, le 2 grandi famiglie della meditazione, che includono un po’ tutte le espressioni:

    la meditazione concentrativa (anche chiamata stabilizzante) e la meditazione analitica.

    La meditazione concentrativa, o stabilizzante, consiste nel “focalizzare” la mente su un oggetto di concentrazione, per esempio il respiro nella mindfulness, le asana per lo yoga, un suono o un’immagine. Quando pratichiamo questa tecnica cerchiamo di mantenere la mente concentrata per tutta la durata della pratica e, se perdiamo la concentrazione e la mente se ne va dietro ai pensieri, quando ce ne accorgiamo ritorniamo all’oggetto della concentrazione. La condotta abituale della mente è quella di vagare ed essere agitata, non a caso infatti è chiamata “mente scimmia”, appunto perché salta continuamente da un pensiero ad un altro. La meditazione stabilizzante serve proprio per lavorare su questa caratteristica della mente, con lo scopo di renderla più stabile e calma.

    Nella meditazione analitica, ci focalizziamo nell’analizzare qualcosa di reale, come ad esempio ciò che si manifesta nel corpo, oppure possiamo anche soffermarci nell’indagare concetti importanti come ad esempio l’impermanenza, l’io, la non identificazione, il flusso dei pensieri, il momento presente, il lasciare andare e molti altri insegnamenti preziosi che possiamo coltivare mentre meditiamo. Lo scopo principale di questo tipo di meditazione è quello di eliminare tutti condizionamenti (samskara), che ci fanno vedere la realtà in modo distorto, per riuscire a vederla senza filtri, per ciò che è veramente. Quando queste illusioni sono eliminate, anche molti altri problemi, le cui radici affondano in Avidya (la non visione, l’ignoranza spirituale) scompaiono per lasciare il posto al benessere psico fisico.

    Più mediti e più sarai in grado di riconoscere le cose a cui sei eccessivamente attaccato e non riesci a lasciare andare.

    Più mediti più eserciterai l’accettazione delle cose negative e il non attaccamento verso quelle positive.

    Se non agisci in questo modo ritorneranno continuamente e ti disturberanno. Se invece impari ad accettare anche cosa non ti piace e lascerai andare anche quelle che invece ti piace, scoprirai di essere più libero e più felice in tutto quello che fai. Nella tua vita lavorativa di conseguenza riuscirai ad essere più consapevole e più allineato al tuo Sé permettendoti di esprimere un potenziale di creatività, energia e concentrazione spesso inesplorati ma esistenti. La comprensione razionale della meditazione in azienda consiste fondamentalmente nel promuovere nell’individuo un cambiamento profondo nel modo di rapportarsi alla dimensione lavorativa: nel modo in cui le persone percepiscono il loro ruolo, la relazione con gli altri, il significato stesso di lavoro.

    La forza infatti dell’esperienza meditativa si manifesta quando riusciamo:

    • a spostarci progressivamente dall’attenzione centrata su di sé all’empatia verso l’altro;
    • dalla percezione di sé come individui isolati alla percezione di sé come interdipendenti;
    • da un atteggiamento che affronta gli eventi secondo il modello lineare del problem solving, ad un atteggiamento creativo di ristrutturazione cognitiva delle situazioni determinato da un nuovo modo di “usare” la mente.

    Lo “stato meditativo” non è mai una condizione passiva, in realtà in tale pratica l’individuo attivamente e intenzionalmente impara ad aprire spazi nuovi nella propria vita, apprendendo il valore del fermarsi, per verificare la validità di ciò che sta facendo e trovando la direzione più vantaggiosa rispetto al proprio operato.

    La pratica meditativa, o Meditazione, esercitata quotidianamente, può diventare lo strumento d’elezione per coltivare serenità, equilibrio, compassione, empatia, attenzione, concentrazione, focalizzazione, orientamento al risultato, collaborazione, riduzione della conflittualità, aumento delle difese immunitarie, riduzione dello stress e del rischio

    Ciò a cui resisti, persiste. C.G. Jung

    Branno suggerito:

    “Quando siete in viaggio, vi è certamente utile sapere dove state andando o almeno conoscere la direzione generica verso cui vi state muovendo, ma non dimenticate: l’unica cosa che in definitiva è reale riguardo al vostro viaggio è il passo che state compiendo in questo momento. È tutto ciò che esiste. Il percorso della vostra vita ha uno scopo esteriore e uno scopo interiore. Lo scopo esteriore è arrivare al vostro obiettivo o destinazione, portare a termine ciò che avete intrapreso, ottenere questo o quello, il che naturalmente implica il futuro. Ma se la vostra destinazione o i passi che pensate di compiere in futuro assorbono la vostra attenzione in misura tale da divenire più importanti per voi del passo che state compiendo adesso, allora perdete completamente lo scopo interiore del viaggio, che non ha niente a che fare con il dove state andando o con il che cosa state facendo, ma riguarda esclusivamente il come. Non ha niente a che fare con il futuro ma riguarda esclusivamente la qualità della vostra consapevolezza in questo momento. Lo scopo esteriore appartiene alla dimensione orizzontale di spazio e tempo; lo scopo interiore concerne un approfondimento del vostro Essere nella dimensione verticale dell’Adesso senza tempo. Il vostro viaggio esteriore può essere composto da un milione di passi; il vostro viaggio interiore ne ha uno solo: il passo che compite in questo momento. Diventando profondamente consapevoli di questo unico passo, vi rendete conto che contiene già in sé tutti gli altri passi nonché la destinazione. Questo unico passo allora si trasforma in un’espressione di perfezione, in un atto di grande bellezza e qualità. Vi avrà condotti all’Essere, e la luce dell’Essere risplenderà attraverso di esso. Questo è sia lo scopo sia l’appagamento del vostro viaggio interiore, il viaggio dentro voi stessi. Sarà importante per voi fintanto che non avrete capito il vostro scopo interiore. Dopo di che lo scopo esteriore sarà soltanto un gioco che potrete continuare a praticare perché vi divertite. È anche possibile fallire completamente nello scopo esteriore e allo stesso tempo avere un successo totale nello scopo interiore. O, viceversa, il che è in realtà più comune: ricchezza esteriore e povertà interiore, ovvero «guadagnare il mondo e perdere l’anima», come dice Gesù. In definitiva, naturalmente, ogni scopo esteriore è destinato a «fallire» prima o poi, semplicemente perché è soggetto alla legge della transitorietà di tutte le cose. Prima vi rendete conto che il vostro scopo esteriore non può darvi appagamento duraturo, meglio è. Quando avete capito i limiti del vostro scopo esteriore, rinunciate alla vostra aspettativa irreale che questo possa rendervi felici, e lo subordinate al vostro scopo interiore.”

    Tratto da “il potere di Adesso” di Eckhart Tolle

    Meditazione suggerita

    Bibliografia suggerita

    • hKabat-Zinn, J. (2005). Vivere momento per momento. Corbaccio –
    • MilanoSiegel, D. (2007). Qui e Ora (2009) Erikson Editore, Milano.
    • Bettera, Felice come un Buddha, 2017 Morellini Editore
    • Quando bevi il tè, stai bevendo nuvole. Thich Nhat Hanh
    • L’arte di lavorare in consapevolezza. Come vivere con gioia e presenza mentale ogni momento della giornata“, Thick Nhat Hanh Terra Nuova Edizioni, 2014
    • Mindfulrevolution, Marco Poggi SHAPIRO SHAUNA L.; CARLSON LINDA E.; PESCATORI B., VISTARINI L.
    • Il potere di adesso, Eckhart tolle


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