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    Mindfulness part 1

    La meditazione è mindfulness, la mindfulness è meditazione

    Con il termine Mindfulness si può intendere sia una pratica meditativa specifica, sia un’attitudine psicologica universale: un “tratto” introspettivo presente in ogni essere umano. La pratica meditativa, al pari di una ginnastica specifica, mirerebbe a implementare qualcosa che, come un muscolo, è quindi già presente nell’essere umano. Ne deriva che, ipoteticamente, vi possono essere soggetti che, senza l’ausilio di alcuna pratica meditativa, possono disporre per loro natura di un alto livello di Mindfulness e soggetti che, necessitano dell’ausilio di una guida e di un avviamento alla pratica.

    La Mindfulness si riferisce ad uno stato mentale che ha a che fare con particolari qualità dell’attenzione e della consapevolezza. Stato mentale come piena presenza – mente e corpo uniti nel qui ed ora – che scaturisce dalla capacità di portare intenzionalmente l’attenzione, non giudicante, ai fenomeni interni ed esterni che sorgono di momento in momento. Questa capacità, poco allenata, ma potenzialmente presente in ciascuno di noi, può essere coltivata e sviluppata in maniera sistematica grazie a specifiche pratiche importate da antiche tradizioni meditative.

    Meditare viene dal latino meditari, medari, che vuol dire curare. Quindi, indirettamente la meditazione “serve” a stare bene sia fisicamente che emotivamente. Fisicamente per l’apporto di serotonina, per l’aumento di ossigenazione e per la rigenerazione cellulare; emotivamente perché essendo un’azione da compiere individualmente, rafforza la fiducia nel proprio Sé..

    Di contro, l’attenzione del mondo scientifico per la Mindfulness scaturisce, almeno in origine, da due progetti:

    • Il Dalai Lama a metà anni ’80, promosse, con le risorse della ricca e influente comunità buddhista statunitense, il Mind and Life Institute (dialogo tra scienziati e religione, sottoporre a indagini neuropsicologiche e di brain imaging le attività mentali e il cervello di chi pratica gli insegnamenti del Buddha, in particolare la meditazione)
    • Nel 1979 senza alcun finanziamento, in uno scantinato della Facoltà di Medicina della Massachusetts University Jon Kabat-Zinn, biologo molecolare, iniziò ad ospitare alcuni pazienti oncologici o affetti da dolore cronico e ad invitarli a praticare meditazione e yoga. I risultati sembravano promettenti e Kabat-Zinn, al quale presto si affiancò un professore di medicina interna di origini italiane, Saki Santorelli, manualizzò e standardizzò il proprio metodo realizzando il Mindfulness-Based Stress Reduction (M.B.S.R.). Sebbene il protocollo di Kabat-Zinn si definisca Mindfulness Based (M.B.) esso in realtà è costituito da un assemblaggio tra esercizi di meditazione di concentrazione, esercizi di yoga, esercizi di meditazione di consapevolezza (Mindfulness) e apprendimenti di psicologia cognitivista.

    In sintesi i risultati indicano che alla pratica Mindfulness consegue:

    Maggiore densità della materia grigia a livello dell’insula anteriore laterale, della corteccia prefrontale dorso-laterale, dell’ippocampo destro, del cingolato posteriore, della congiunzione temporo-parietale, come pure una riduzione invece della densità dell’amigdala. Alcuni studi controllati riportano aumentati livelli di dopamina e altri di serotonina e melatonina.

    Sempre su quest’ultimo filone una recente ricerca che ha coinvolto anche il premio Nobel 2009 Elisabeth Blackburn (Jacobs et al.,2011) lega il benessere prodotto dalla Mindfulness all’innalzamento dei livelli di telomerasi, un enzima che determina la ricostruzione dei telomeri intracellulari ed in particolare delle cellule del sistema immunitario direttamente implicate nella buona salute e nella durata della vita.

    Potremmo quindi definire la mindfulness come un tipo di espressione della meditazione

    Nella sua essenza la meditazione è un gesto interiore – poiché ci rivolgiamo al nostro interno – che trasporta il cuore e la mente verso la consapevolezza del momento presente; è un movimento interiore che accetta tutto ciò accade così com’è, senza riserve, senza limiti. Attraverso il gesto interiore di rivolgersi a sé possiamo raggiungere un’accettazione totale, senza alcuna resistenza, senza alcun giudizio. La meditazione è una modalità per diventare consapevoli, presenti, gentili, empatici ed equilibrati e tutto ciò ci fa stare bene con noi stessi. Sogial Rinpoche è stato tra i primi maestri tibetani a recarsi in Occidente e a insegnare in molti paesi; ha fondato centri di meditazione in tutto il mondo. In particolare ci ha insegnato a sfatare un mito: la meditazione non ha nulla a che fare con la spiritualità, ma è piuttosto un invito a conoscere e smantellare il nostro modo abituale di vedere noi stessi e il mondo che ci circonda.

    “La cosa più importante è riuscire a riconoscere il vostro potenziale interiore e le capacità di cui siete dotati, e che dedichiate a ciò un po’ del vostro tempo” Sogial Rinpoche

    Quindi quale miglior tempo, quello della pausa estiva, per prenderci cura di noi e sperimentare la mindfulness/meditazione ?

    Brano suggerito:

    “ Tutti sappiamo che le condizioni atmosferiche sfuggono al nostro controllo. Il buon marinaio impara a leggerle attentamente e a rispettarne la potenza. Se è possibile, evita la tempesta; ma, se non è possibile e ci si trova in mezzo, sa quando è il momento di ammainare le vele, serrare i portelli, gettare l’ancora e aspettare che la burrasca si acquieti, tenendo sotto controllo quello che è controllabile e lasciando andare il resto. Il marinaio, per sviluppare le capacità occorrenti in queste circostanze, ha bisogno di addestramento, pratica e molta esperienza. Sviluppare le capacità occorrenti per affrontare efficacemente le varie condizioni atmosferiche della tua vita è precisamente lo scopo dell’addestramento all’arte di vivere consapevolmente. Il tema della padronanza delle situazioni è di importanza centrale per lo stress. Nel mondo operano molte forze che sono per noi del tutto incontrollabili e altre che magari riteniamo al di là del nostro controllo, ma non lo sono in realtà. La capacità di influire sulle circostanze della nostra vita dipende in larga misura da come vediamo le cose. Le convinzioni che abbiamo su noi stessi, e il modo in cui vediamo il mondo e le forze che agiscono in esso influiscono su ciò che ci appare possibile o meno, su quanta energia abbiamo a disposizione per agire e sulle scelte che indirizzano l’uso della nostra energia.

    Per esempio, se ti senti minacciata, se ti sembra di essere sul punto di essere sopraffatta dalle pressioni della vita, la tua esperienza interna sarà di ansia ri-spetto a tutte le cose che potrebbero farti perdere il controllo della situazione. Queste cose possono essere reali o immaginarie: fa poca differenza ai fini dello stress che subisci e dell’effetto che hanno sulla tua vita. Il senso di minaccia può accendere in te sentimenti di rabbia e di ostilità, magari un comportamento aggressivo derivante dall’impulso a proteggerti. In tali momenti le nostre insicurezze più profonde erompono e possono dar luogo a comportamenti distruttivi per noi stessi o per altre persone, lasciandosi dietro strascichi dolorosi.

    Se soffri di una malattia cronica o di un’invalidità che ti impedisce di fare le cose che eri abituata a fare, intere sfere di controllo della tua vita possono andare in fumo. Se per giunta la tua condizione ti provoca dolore e se questo dolore non risponde bene alle terapie mediche, il senso di impotenza può essere aggravato dalla sensazione che nessuno, neppure i medici, è veramente in grado di aiutarti.

    Ma la nostra preoccupazione di mantenere le cose sotto controllo non si limita ai grandi problemi della vita. Alcuni degli stress più insidiosi provengono proprio dalle nostre reazioni ad eventi piccolissimi, insignificanti, che minacciano in qualche modo il nostro senso di padronanza delle situazioni: un guasto alla macchina mentre stiamo andando ad un appuntamento importante, i bambini che disobbediscono per la decima volta, la coda al supermarket o all’ufficio postale.” Da “Vivere momento per momento di Jon Kabat-Zinn

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