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  • Il metodo

    La paura di esprimersi si supera con l’ascolto

    L’ascolto è un’arte!

    Ascoltare non è un senso che abbiamo dalla nascita, non ha a che fare con l’istinto.

    Ascoltare non vuol dire solo sentire le parole, vuol dire anche capire ciò che l’altro non dice ma che comunica con tutto il corpo. 

    Ascoltare comporta l’osservare.

    Ascoltare vuol dire fare silenzio dentro di noi, per essere disponibili all’altro.

    Porre attenzione all’altro.

    Nel momento in cui commentiamo, reagiamo, prepariamo la nostra risposta ecc., non ascoltiamo più e amplifichiamo nell’altro la paura di esprimersi.

    Silenzio esteriore e interiore sono altresì importanti. 

    Il silenzio esteriore permette all’altro di parlare, mentre il silenzio interiore consente a chi ascolta di provare sensazioni e accompagnare la persona ascoltata. Sentirla.

    Gli ingredienti dell’ASCOLTO

    L’ ascolto ha a che fare con 2 elementi fondamentali:

    l’ATTENZIONE e il SENTIRE.

    Quando imparo ad ASCOLTARMI con chiarezza, aumenta la fiducia in me stesso, il senso del valore che mi attribuisco e la consapevolezza che nessuno è perfetto e che posso permettermi di sbagliare. 

    Ecco che inizia a sciogliersi un po’ anche la paura di esprimersi.

    Per imparare ad ascoltarmi devo mettere in campo la capacità attentiva.

    Essere attenta/o ai giochi della mia mente, ai sintomi del mio corpo, che spesso hanno messaggi importanti da trasmettere, alle sensazioni che percepisco.

    Per imparare ad ascoltarmi devo imparare a sentirmi. 

    Sentire implica riconoscere le emozioni che provo, individuare come e dove le provo attraverso il corpo, implica creare una relazione con la parte più intima di Sé, con la propria energia femminile, al di là del gender.

    Quando mi ascolto ( pongo attenzione e mi sento) mi rafforzo e mi fido.

    Se l’attenzione e il sentire sono gli elementi fondamentali dell’ascolto, il passo successivo e’ la fiducia.

    Quanto ti fidi di te stesso ? Di ciò che senti e di ciò che pensi ?

    Sembra semplice. Eppure fidarsi del proprio sentire e’ l’ultima cosa che mettiamo in atto. 

    Quante volte capita di sentire, nella primissima impressione, disagio, fastidio, rigidità rispetto ad una persona e/o ad una situazione, un ambiente e di non prendere minimamente in considerazione quelle sensazioni, dando spazio assoluto al nostro pensiero cognitivo, analitico e razionale, salvo poi ricordarci, quando le cose non sono andate come desideravamo che, sin dall’inizio, avevamo percepito che qualcosa non andava ? Capita quasi sempre.

    Tutte le volte che non si e’ stati capaci di ascoltarsi, si è alzato il volume dell’insicurezza e del giudizio nei confronti di noi stessi: aumenta così  la paura di esprimersi.

    Insicurezza e giudizio rispetto a chi e a che cosa ? Rispetto al nostro giudice interiore e alla “persecutoria” idea di perfezione.

    The missing Piece: una favola per adulti

    Harold S. Kushner nel libro “ Nessuno ci chiede di essere perfetti, nemmeno Dio “ racconta una favola The Missing Piece di Shel Silverstein.

    C’era una volta un cerchio a cui mancava un pezzo.

    Gli avevano tagliato via un grande spicchio triangolare.

    Il cerchio voleva essere integro, senza parti mancanti, così cominciò a cercare il pezzo che gli mancava.

    Ma siccome non era completo, riusciva a rotolare  per il mondo solo molto adagio e così ammirava i fiori lungo la via, chiacchierava con le farfalle e si godeva il sole.

    Trovò moltissimi pezzi ma nessuno andava bene. 

    Alcuni erano troppo grossi, altri troppo piccoli. 

    Alcuni troppo quadrati, altri troppo a punta. 

    Perciò li lasciava sul ciglio della strada e riprendeva la ricerca. 

    Un bel giorno ne trovò uno che gli andava a pennello. 

    Come fu felice ! Finalmente sarebbe stato integro, senza parti mancanti. Incorporò il pezzo e cominciò a rotolare. 

    Adesso che era un cerchio perfetto, rotolava velocissimo, troppo per osservare i fiori e parlare con le farfalle.

    Quando si rese conto di come sembrava diverso il mondo, ora che lo percorreva rotolando così veloce, si fermò, lasciò il pezzo mancante sul ciglio della strada e piano piano se ne rotolò via di nuovo, cercando il suo pezzo mancante.

    Morale : siamo più integri quando ci manca qualcosa! 

    Non ci viene chiesto di essere perfetti, ne’ di non commettere errori, ma di essere integri.

    Essere integri significa accogliere tutti i nostri pregi e i nostri difetti e comprendere che siamo perfetti così come siamo. Siamo unici nella nostra imperfezione.

    Essere integri significa superare il bisogno di fingere di essere perfetti e la paura di venire rifiutati perché non lo siamo.

    La paura, cioè, di manifestare noi stessi. 

    E manifestando, scegliere.

    Spesso non sappiamo chi siamo, non abbiamo chiaro cosa vogliamo e ancora meno come esprimerlo.  Ciò che vogliamo ha un significato determinante nella sua ricerca e nella scelta. 

    Il volere non è un obiettivo, un oggetto, un profitto da raggiungere, ma una espressione autentica di noi. 

    Fa ciò che vuoi

    Nel Libro “La storia infinita” romanzo fantastico dello scrittore tedesco Michael Ende, pubblicato nel 1979 viene consegnato al protagonista l’ AURYN, l’amuleto che rappresenta l’Infanta Imperatrice, con l’imperativo “Fa ciò che vuoi” 

    “questo vuol dire che posso fare tutto quello che mi pare?”

    “No, vuol dire che devi fare quel che è la tua vera volontà, e nulla è più difficile.” è la risposta.

    Sant’ Agostino, nel Commento alla Prima Lettera di San Giovanni scrive “Ama, e fa’ ciò che vuoi”. Come a ribadire l’importanza di seguire profondamente l’amore come principio-guida.

    Se non ci siamo ascoltati, se non siamo consci della nostra volontà, e magari ci troviamo in un ambiente incerto, la nostra espressione si fa reazione scomposta e non azione. 

    E’ un pò come quando al ristorante non sappiamo cosa ordinare: se non sai cosa ti piace, sceglierai con probabilità un piatto che poi non ti soddisferà a pieno, o prenderai quello che hanno preso gli altri, o rinuncerai. 

    Certo hai scelto/ agito ma hai anche perso l’occasione di nutrire te stesso con consapevolezza.

    Se conosci chi sei, cosa vuoi, qualunque scelta ti soddisferà perchè non è la scelta in sè che ti nutre ma la consapevolezza e l’emozione nel farla e nel viverla.

    Allenarsi a tutto ciò significa osare, significa accettare di sbagliare, accogliere anche la possibilità che l’altro ci rifiuti e non per questo sminuisca il nostro valore.

    Nella tua realtà aziendale oggi quanto ancora  inficia la paura di esprimersi con la qualità di risultati, la proposta di soluzioni, la tua creatività ?

    Conosci te stesso

    Conoscersi è un viaggio che ci porta all’interno.

    L’ascolto del corpo è il primo passo. 

    La  fiducia nei pensieri, il contatto con le emozioni, la libertà concessa a noi stessi sono i successivi.

    Come liberarsi dalla paura di esprimersi, di esporsi e manifestarsi in sicurezza?

    Ascolta chi sei 

    Nella pratica Yoga ritroviamo il concetto di Svadhyaya: lo studio del Sè

    Svadhyaya è il penultimo Nyama descritto da Patanjali negli Yoga Sutra. 

    E’ un dovere che dobbiamo prendere verso noi stessi per  ricercare la nostra autenticità. 

    Diventando consapevoli di cosa non siamo, possiamo poi progredire nella comprensione di ciò che siamo, di cosa ci piace fare, dei nostri gusti, dei nostri desideri.

    Più ci avviciniamo a noi stessi più avremo chiarezza, ma anche consapevolezza, delle risorse interne che ci sono state naturalmente donate, che ci guidano nelle scelte della nostra vita, nella direzione da prendere, nel rapporto con gli altri.

    Associare un’emozione a un punto fisico ci restituisce una visione chiara di cosa ci sta succedendo: se abbiamo un dolore alle spalle forse ci stiamo caricando di responsabilità che non riteniamo siano di nostra competenza. 

    Se il sonno ci coglie spesso può essere che abbiamo perso di vista il nostro obiettivo perché quando c’è la voglia di raggiungerlo è più forte di qualsiasi distrazione, più gratificante di qualsiasi sosta a riposare.


    Se abbiamo fitte ai reni, forse la paura ha preso il posto dell’energia vitale.

    Abbi fiducia in ciò che pensi

    Spesso capita che in momenti di necessità le intuizioni risolvano la situazione.

    Albert Einstein diceva: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”

    Avere un’intuizione significa scoprire ciò che era nascosto, qualcosa che non era di per sé evidente, senza l’aiuto del pensiero logico-razionale.

    Quanto ci fidiamo delle nostre intuizioni? Solitamente molto poco.

    A volte perché non abbiamo la giusta predisposizione all’ascolto, altre perché lasciamo vincere la paura di sbagliare.

    Seguire un’intuizione, un pensiero, presuppone una fiducia in Sé radicata.

    Inoltre il possibile sbaglio porta nervosismo, inadeguatezza e infelicità. 

    Quando ci capita, perchè capita a tutti, ci immedesimiamo in queste emozioni, le registriamo, ricordiamo e le evochiamo nel momento della scelta successiva.

    Perchè non facciamo lo stesso con le emozioni associate ai traguardi raggiunti, alle vittorie, ai risultati consolidati? 

    Perché siamo programmati per riconoscere i traumi e minimizzare la potenzialità delle nostre risorse? Quante volte realmente lo sbaglio ha creato conseguenze dannose quanto quelle immaginate?

    Occorre avere fiducia in Sé, e in ciò che facciamo.

    Ognuno di noi ha risorse profonde e qualità che chiedono di nascere e di essere vissute. Accorgersi delle esperienze positive, rafforza la fiducia in noi stessi e riprogramma il circolo mentale legato alla paura dello sbaglio.

    La fiducia oltre ad essere riposta nella nostra mente dobbiamo riporla anche nel corpo: una macchina perfetta che se equilibrata ha soluzioni infinite e sempre evolute per adattarsi e rispondere a qualsiasi tipo di sollecitazione o aggressione. 

    Il nostro corpo e il miglior packaging mai realizzato. Siamo l’espressione massima dell’evoluzione e siamo in continuo divenire. 

    Ricerchiamo quindi con fiducia le risorse interne, e attraverso pratiche e buone abitudini anche il corpo ci sosterrà. Le nostre scelte diventeranno manifestazioni di noi e non solo azioni scomposte nel tempo e nello spazio. La nostra paura di esprimersi si dissolverà lasciando spazio al flusso creativo.

    Mettiti in contatto

    L’ascolto del proprio corpo e delle sue sensazioni ci porta alla necessità di creare connessioni tra l’interno e l’esterno.

    Tra quello che pensiamo, auspichiamo e il nostro modo di esprimerlo.

    In questo modo la nostra espressione sarà libera ed energica.

    Se sono in buona salute, la mente lucida, gli obiettivi chiari e in linea con le mie necessità la parte espressiva si alleggerisce perché sostenuta da forti convinzioni ed elasticità mentale e fisica.

    La manifestazione non diventa urgente, necessaria, rischiosa ma naturale e funzionale al mio ruolo. E più utile per l’azienda.

    Questo non significa che l’altro accoglierà o riconoscerà per buono,costruttivo, geniale il tuo intervento o la tua proposta. Tu lo farai. E così avanzerai con rispetto  per te stesso e immedesimazione nel tuo lavoro connettendo risorse, energie e sentimenti positivi a quello che fai.

    In questo percorso manca un passaggio: concedere a se stessi la libertà.

    Concediti Libertà

    La libertà di cambiare idea.

    La libertà di sbagliare.

    La libertà di avere paura.

    Queste libertà, se vissute in consapevolezza diventano passaggi ad uno stadio di migliore espressione del Sé.

    La consapevolezza che deriva dall’ascolto produce un effetto “brezza” che riconosce ognuna di queste libertà e poi, come nuvole nel cielo, le lascia passare senza che queste diventino muri o ancore per la fondamentale libertà di espressione del Sé che è alla base della nostra esistenza.

    Non limitiamo le nostre potenzialità. Anche la fisica quantistica ci ricorda che siamo immersi in un universo di infinite possibilità dove la coscienza, il Sé , è protagonista e co-creatrice della realtà.

    Esercizio 

    Prova a pensare alla  PEGGIOR  COSA che potrebbe succedere se tu osassi dire ciò che pensi a proposito di… (pensa a qualcosa che vorresti dire in azienda e che continui a sottacere) 

    • Fai l’elenco di almeno 3 delle peggiori conseguenze.
    • Respira, chiudi gli occhi e immagina la scena di ognuna di esse.

               Immaginala come se…esattamente… con tutti i dettagli.

    • Con un bel espiro, apri gli occhi e chiediti come stai ora?
    • Osserva se quello che all’inizio ti sembrava una grossa criticità, ora ha assunto una consistenza più leggera.

    Potresti, superare la paura della minaccia e quella di esprimersi e mettere in campo un’azione in quella direzione ?

    Definisci quale azione metterai in essere. Basta una piccola azione.

    Definisci quando la farai. E’ importante per dare concretezza e forza ai tuoi pensieri e renderli azioni.

    Osserva tutte le emozioni che si muovono dentro di te in ogni fase di questo esercizio. E’ in questa osservazione che si attua la trasformazione.

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