La relazione con il cibo è estremamente complessa.
Il primo momento in cui entriamo in contatto con il cibo, dopo la nascita, è quando percepiamo, nella nuova dimensione in cui siamo catapultati all’improvviso, il contatto con quel seno, appoggiati a quel corpo, e attraverso il seno riceviamo un generoso liquido caldo, che riconosciamo provenire da quella stessa fonte, nel cui ventre, siamo rimasti protetti e cullati per un lungo periodo.
Ora quel momento, quel contatto con quell’oggettino morbido cui la nostra bocca si apre, e che ci regala fiumi di prezioso nettare, è l’unico collegamento che abbiamo con la vita.
Quel nutrimento è vita, è amore, è connessione, è legame con la madre, è contatto con il corpo, un corpo che ci accoglie e sostiene.
La percezione è indifferenziata: in quel momento tutto ciò che viene associato alla poppata, al fluire di quel liquido così nutriente, è cibo: e quindi anche il tocco, il calore, il contatto, il suono.
Registriamo in profondità, nella memoria delle ns. cellule, l’associazione:
cibo= amore=sicurezza=forza=protezione=benessere=vita; l’elenco potrebbe variare o allungarsi a seconda del vissuto personale di ognuno.
Fatto sta che quel legame è costituito e, negli anni successivi, andremo a stabilire le ramificazioni che dipenderanno dal vissuto familiare, sociale e che sarà condizionato dal modo in cui il cibo ci sarà presentato.
Spesso come un premio: “bravissimo! Ti meriti una merendina”, oppure come una consolazione: “non importa, va bene, che ne dici di un cioccolatino?” o come mezzo di amore: “assaggia la tortina che la mamma ha preparato per te con tanto amore” … e qui ognuno saprà ricordare e riconoscere le frasi più ricorrenti vissute nella propria infanzia.
Cosa ci dice tutto questo?
Ci porta ad esprimere un paradigma: il cibo è relazione con il mondo e con noi stessi.
RELAZIONE: Vorrei soffermarmi un attimo su questo aspetto.
Iniziamo dalla relazione con noi stessi.
Se osservassimo con attenzione le nostre scelte quotidiane degli alimenti – senza pregiudizi e senza voler difendere alcun convincimento o tradizione – scopriremmo in breve tempo che i momenti in cui mangiamo, il modo in cui lo facciamo e cosa scegliamo, sono espressioni delle dinamiche relative alle nostre affettività, emozioni, tensioni, appagamenti e la nostra ricerca di un equilibrio e soddisfacimento.
Ne consegue che spesso le nostre scelte alimentari esprimono necessità diverse, a volte emozionali consce e inconsce, a volte razionali.
Accanto a questo pacchetto emotivo-cognitivo, sussistono meccanismi bio-chimichi che dipendono dalla qualità/quantità/tempo in cui ci nutriamo.
Mi spiego: il corpo ha esigenze ben specifiche, e quando queste non vengono soddisfatte e rispettate, e introduciamo nel corpo un cibo che è carente/in eccesso/povero o sbilanciato in nutrienti/inadeguato per le necessità corporee, ecco che il magico organismo è costretto a mettere in campo le sue risorse e spesso “spinge” a consumi compensativi nella ricerca di ciò che non gli è stato fornito.
No Comments