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  • Il metodo

    Il maschile e il femminile che possono aiutarci nella vita professionale e personale

    Quanto la definizione di ruolo e la classificazione di gender penalizza in azienda quello che in realtà oggi le aziende stanno cercando?

    Se è vero quello che emerge dai Forum dedicati alle Risorse Umane e dai recenti report del World Economic Forum relative alle competenze più importanti per il 2025 quello che le risorse umane faticano a trattenere e/o a ricercare sono collaboratori talentuosi, desiderosi di esprimere autenticità, creatività e passione, oltre che ovviamente le competenze specificatamente richieste.

    Le competenze per il 2030 secondo il WEF sono aumentate, da 12 a 16: quello che emerge è una contaminazione più intensa tra mondo fisico, digitale e biologico con l’urgenza, nonostante il progresso dell’intelligenza artificiale (AI), robotica, internet delle cose (IoT) di un lavoro sempre più “umano”. Sottolineo “più”, non “meno” umano perché la tecnologia sostituisce i lavori più ripetitivi e automatizzabili ma, di fatto, cambia la mentalità del lavoro, subentrano nuovi lavori e ancora, soprattutto, siamo in un cambiamento culturale dell’idea di lavoro.

    Se il vecchio schema del sacrificio, della vita dedicata al lavoro è stato desacralizzato, oggi è sicuramente più chiaro quello per cui non si è più disposti, ma ancora non si è ufficialmente riconosciuto, il nuovo way of working che coinvolge tutte le generazioni.

    Si parla ormai da tempo di Diversity, Equity & Inclusion (DE&I) si fa riferimento a un insieme di programmi, di tecniche e di strategie volte a riconoscere e a valorizzare le differenze individuali, così da massimizzare il potenziale di tutti i dipendenti, nessuno escluso.

    Certamente negli ultimi anni sono stati fatti dei passi in avanti in tal senso, ma c’è ancora molto da percorrere. Le differenze da considerare sono molte: età, etnia, religione, disabilità, sesso, orientamento sessuale, credo politico, status economico, ecc.

    La base di partenza è che, lì dove c’è diversità, c’è anche bisogno di inclusione.

    Se osservassimo e riconoscessimo il concetto di inclusione con un altro sguardo?

    Inclusione implica riconoscere e dare potere alla mente duale, che per sua natura, ragiona per categorie, ruoli ecc. 

    Ma non c’è bisogno di inclusione.

    Si tratta di entrare in una terra sconosciuta che implica svelare e accogliere quello che c’è, come potenzialità che si sprigiona. Il maschile e femminile sono forze archetipiche primordiali, originarie, sono lo “scrigno prezioso” che, una volta aperto, genera la più potente espressione di vitalità, intuizione, creatività e innovazione. Proprio come diceva Michelangelo di fronte ad un blocco di marmo: “Quando guardo un blocco di marmo, io riesco a scorgervi dentro la scultura. Tutto ciò che mi rimane da fare è togliere i residui.”

    Allora non si tratta di includere, ma di togliere i residui, per permettere la manifestazione vera.

    Nel desiderio e nell’urgenza che abbiamo in azienda di avere persone motivate, riconosciute, proattive e competenti potrebbe trattarsi di spostare il focus.

    Dalla rincorsa al riconoscimento della diversità ed equità di genere, al bisogno di “liberare” le persone da categorie e schemi precostituiti, che per lo più, si traducono in pressioni per i collaboratori che reagiscono con senso di stanchezza, passività e frustrazione.

    Non si tratta di “diversità di genere” ma di “liberazione dal genere” a favore di unicità e autenticità che si scontrano con l’emozione della paura e del controllo, che ben conosciamo nei nostri sistemi organizzativi e che peraltro non sono da biasimare o eludere, ma non per funzionano se ciò che cerchiamo è autenticità, passione e creatività.

    L’unicità coinvolge la nostra natura istintiva, archetipale, direi quasi animalesca, che esiste, ed è l’ingrediente più importante per l’espressione della nostra forza vitale.

    Non si tratta certo di rendere le nostre aziende una giungla…

    Vogliamo persone contente o persone felici in azienda?

    C’è una bella differenza!

    La contentezza non permette al successo di manifestarsi, perché “contento” deriva da continere, contenere, trattenere. Ciò che alimenta il successo è la felicità.

    Originariamente la parola latina “felice” significava «fertile, ricco di messi e frutti».

    La persona felice continua a nutrire il suo terreno e a mettere semi, che diventano frutti e fiori rigogliosi.

    Quando l’animale sociale ingabbia l’animale selvatico, che vive libero e potente in ognuno di noi, la strada diventa una giungla di visioni contrapposte e terrifiche, ma quando l’animale selvaggio risolleva la sua testa e si libera dal giogo, allora e solo allora, tutto diventa semplice e chiaro. 

    Siamo natura nella natura, la natura non è altro da noi.

    La fusione tra maschile e femminile è potentissima proprio perché non si capiscono affatto, proprio perché parlano due lingue diverse, perché mentre lui guarda fuori, lei guarda dentro, perché mentre lui sfida il mondo, lei sfida sè stessa.

    Tutta la ricchezza sta proprio lì, nella difficoltà di superare la mente binaria e trovare una prospettiva più ampia in grado di capire che esistono due verità che si nutrono a vicenda e si alimentano per smuovere l’energia stagnante e generare vita. 

    Viviamo incatenati alle dicotomie: abbiamo preso l’abitudine di imprigionarci dentro una visione univoca che si oppone ad un’altra visione univoca: siamo arroccati senza in realtà un autentico dialogo tra le parti. 

    Eppure la biologia parla una lingua semplice e trasparente; il futuro nasce dall’incontro di nature opposte.

    Stiamo parlando di forze, di energia prima ancora che di gender o di ruolo.

    Tutto ciò che noi chiamiamo gender in realtà è un costrutto, non esiste un gender puro, esistono generi misti che a volte arrivano persino a creare conflitti tra gli impulsi sessuali e la fisiologia.

    La vera ricchezza è l’unicità, scoprire la natura e guidarla in accordo ai sogni, ai desideri, ai talenti. Non esistono nemmeno giochi, colori, abitudini, ruoli per maschi o per femmine, perché in ognuno di noi ci sono entrambi gli aspetti. Ci sono femmine più portate verso le materie scientifiche, verso lo sport o verso giochi scatenati, la lotta e la guerra, e invece maschi che amano la poesia, oppure cucire e giocare con le bambole.

    Tutto questo significa allenarsi al non giudizio, lasciandoli scegliere senza forzature, quello che amano, senza farci domande e dare etichette, lasciando che la natura faccia il suo corso.

    La vera difficoltà che abbiamo, una volta adulti e inseriti in un qualsiasi contesto organizzativo e sociale, è che siamo diventati una sovrastruttura consolidata di maschere e ruoli.

    La nostra corazza ormai è talmente spessa che ci identifichiamo con essa, senza neanche più riuscire a contattare cosa c’è sotto, qual è la nostra scintilla autentica.

    Tutto questo in realtà è stato necessario per sopravvivere e permetterci di stare dentro perimetri e confini, a volte autoimposti, spesso condizionati, per essere amati e accolti dall’altro (persona, sistema, contesto).

    Comprensibile razionalmente, ma oggi che le nuove scienze ci sollecitano ad osservare l’uomo come essere olografico, di cui la mente è la punta dell’iceberg, è necessario risvegliare anche in azienda nuova consapevolezza.

    Ma pensate quanta creatività e potenzialità inespressa?

    Cerchiamo persone motivate, appassionate e talentuose, muovendoci da uno stato di paura e controllo. E’ quasi impossibile che il risultato non sia frustrazione e insoddisfazione generale.

    Se il Femminile è il grembo/terra che accoglie, il Maschile è il seme che feconda la terra; insieme, e solo insieme, possono dare vita alla creazione. Se il Femminile è la nostra capacità di introspezione e profondità, di accogliere, contenere, comprendere, ecco che il Maschile è quella parte di noi che ci consente di agire, determinare, andare nel mondo, dare una direzione, penetrare la realtà fendendola con i nostri significati e con il nostro valore. Solo nel mutuo e reciproco incontro si rende possibile il Processo Creativo, e con esso la reale crescita e trasformazione.

    In che modo il maschile e il femminile possono aiutarci?

    Il presupposto è che entrambi questi aspetti contengono aspetti di luce e di ombra; entrambi sono variegati, con diverse possibilità che per ciascuno di noi si “mixano” in modo del tutto soggettivo e personale. Alcuni aspetti possono essere molto noti, chiari, esperiti nella vita di tutti giorni, altri aspetti possono rimanere nascosti nell’ombra, sconosciuti, relegati nel mondo dell’inconscio. Sappiamo però che rimanere nell’inconscio non vuol dire rimanere inattivo, anzi, spesso ciò che abbiamo relegato nell’inconscio è proprio ciò che ci fa agire in modo apparentemente impulsivo e che a volte guida e domina le nostre azioni.

    E’ fondamentale quindi porsi delle domande:

    • i modelli di Femminile e Maschile che mi abitano, mi aiutano a crescere, a svilupparmi, a seguire i miei desideri autentici, mi permettono di essere chi realmente sono? 
    • riesco ad usare appieno il patrimonio di qualità che un buon Femminile e un buon Maschile mi possono donare? O rimango imprigionata/o in modelli e schemi limitanti e fuorvianti?

    Un Femminile “sano” ci regala una buona capacità di ricevere, stare in ascolto, fiducia nelle nostre intuizioni, una buona comprensione del nostro ritmo personale, un istintivo accordarsi ai ritmi della natura, una naturale predisposizione ad una visione ampia, che tesse connessioni e relazioni, la vicinanza ai misteri delle cose. Ci offre la possibilità di sapere intuitivamente quando è bene coltivare qualcosa, alimentarlo (una relazione, una situazione, un aspetto di noi, ecc.) e quando è bene lasciarlo andare, in modo fluido e in accordo con il naturale trasformarsi della vita. Ci fornisce la giusta quota di aggressività sana per difendere in modo corretto i nostri territori, psichici e fisici. Un Femminile integro è la chiave di accesso per l’ascolto dei nostri desideri più autentici.

    Un Maschile “sano”ci dona focalizzazione, capacità di scegliere un obiettivo e di stabilire i passi per raggiungerlo, determinazione, capacità di agire nel mondo e di concretizzare, un buon uso della parola e del pensiero logico. Un maschile “autentico” ci regala coraggio, disciplina, capacità di rimanere agganciati ai nostri obiettivi, chiarezza di visione, perseveranza.Un Maschile integro è la chiave di accesso alla realizzazione concreta dei nostri desideri più profondi.

    Solo l’incontro fecondo tra maschile e femminile genera crescita e successo

    Faccio un esempio semplice, forse riduttivo, ma efficace: pensiamo a quando in azienda nasce un’idea, un progetto: la persona e il team, nella prima fase, avranno bisogno di accedere alla forza del Femminile per ricevere e ascoltare: intuizioni, visioni, immagini. Verranno “cullate” all’interno del team, come la terra custodisce al buio il seme, ma poi interverrà l’energia Maschile, per apportare quelle quote di propulsione e direzione necessarie per concretizzare, dare una forma, portare nel mondo. 

    Senza energia maschile, le meravigliose visioni del team rimarrebbero solo idee, senza alcuna possibilità di manifestarsi nel mondo concreto.

    Senza energia femminile, il risultato sarebbe mera tecnica, senza contatto con il mondo interiore delle singole persone e del team. E il risultato si vede!

    L’incontro fecondo tra queste due parti consente che il potere creativo, la capacità di determinare e creare, possa svilupparsi e realizzarsi appieno, con vero successo.

    Il maschile viene in aiuto al femminile nella misura in cui ne valorizza l’energia intuitiva e ne tempera gli eccessi, raffinandolo come un diamante. Questo perché la contraddizione interna, il conflitto, la lotta fra opposti, se tollerati, attraversati e vissuti (non sbrigativamente liquidati!) producono ricchezza. Esiste una conciliazione possibile fra i contrari, come accade in una sinfonia in cui si alternano più voci, qui più forti e decise, là più delicate e struggenti. E la bellezza dell’opera si basa proprio sulla complessità, deve ad essa il suo fascino e la sua espressività.

    Femminile e maschile sono allora due forze che si rinforzano a vicenda e che concorrono allo sviluppo più pieno di una personalità. Lo stesso Jung parlava della psiche come di una combinazione di principi maschili e femminili: un’energia dominante che contiene allo stesso tempo anche quella opposta. https://www.energyogant.it/maschile-e-femminile-la-miglior-comprensione-per-trasformare-il-conflitto-in-azienda/

    “Essere dalla parte delle donne non significa sognare un mondo in cui i rapporti di dominio possano finalmente capovolgersi per far subire all’uomo ciò che la donna ha subito per secoli. Essere dalla parte delle donne vuol dire lottare per costruire una società egualitaria, in cui essere uomo o donna sia ‘indifferente’, non abbia alcuna rilevanza. Non perché essere uomo o donna sia la stessa cosa, ma perché sia gli uomini sia le donne sono esseri umani che condividono il meglio e il peggio della condizione umana.”
    (Michela Marzano)

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    • Maschile e Femminile in azienda: la prima D&I sei tu!
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