Non sono un’esperta d’arte, la mia insegnante di storia dell’arte amava trascorrere la maggior parte delle sue lezioni, facendoci fare copie disegnate di opere d’arte, mentre lei sostava in direzione o sui corridoi per altre faccende più urgenti, e in casa mia poca cultura d’arte approfondita. Tuttavia l’arte mi ha sempre incuriosita e affascinata e, ogni volta che partecipo ad una mostra, sento che mi piace molto l’idea di farmi avvolgere e travolgere dal mondo dell’artista. Non sempre ci riesco, ma nel caso della mostra di Bosch e il Nuovo Rinascimento senza dubbio, si.
Circa 3 ore di mostra, e per 3 ore mi sono sentita piacevolmente leggera, accogliendo il suo mondo surreale, ricco di mostri, immagini fantasmagoriche che tutti conosciamo, con una mia sensazione di gratitudine interiore per la presenza di questa mostra, frutto di 5 anni di preparazione, proprio in questo momento storico, nella mia città di Milano.
L’esperienza di leggerezza, che ho vissuto durante la visita alla mostra, tramite la dimensione onirica brulicante di diavoli, mostri, visioni e incendi apocalittici, mi ha permesso per il tempo concessomi, di lasciare a Bosch e alla sua arte, il carico delle mie aspettative e del mio vissuto. Dai drammi, che quest’ultimo prova nel percorso della vita, alle sensazioni belle e brutte, ma comunque pure. Bosch non vuole costringere le persone a fare e pensare ciò che non vogliono, ma ci lascia liberi, così come l’arte in genere. Liberi di agire e di pensare, liberi di rappresentare e liberi di compiere scelte.
Questa leggerezza per me è stato un regalo.
Dal tempo della pandemia abbiamo sentito spesso parlare di orizzonti di un Nuovo Rinascimento, l’alba di un Nuovo Rinascimento, non si torna più indietro, non si tratta di ripartenza, ecc.
Io stessa nel mio blog Energyogant per diverso tempo ho scritto articoli sull’Energia dei Numeri Uno, dove l’Uno ha a che fare con le infinite parti di ognuno di noi, con la nostra potenzialità di essere generatori, ambassador di una nuova più autentica espressione, che integri zone d’ombra e zone di luce, animus e anima, come diceva Jung, armonizzandole per farle emergere. Solo partendo dall’accogliere quello che c’è, possiamo aprirci alla bellezza, alla creatività e al vero cambiamento.
Ci sentiamo imprigionati da questo periodo, ascolto sempre più spesso, nelle mie sessioni di coaching, paure, ansie, lamenti, l’arte ci aiuta a far trapelare i nostri sentimenti e pensieri. Internamente, esteriormente. Bosch con la sua “altra” interpretazione della vita, fuori dalle metriche del Rinascimento classicista, è l’espressione perfetta dello stato umano. Ecco perché accoglie così tanto consenso. Ci dona forza, facendoci riflettere, dandoci la possibilità di darci delle risposte che possiamo trasformare in atti concreti.
La visione di Hieronymus Bosch ha contribuito a plasmare un Rinascimento altro, alla passione per l’antichità classica opponeva l’interesse per l’oscuro e il bizzarro.
Ci invita a sorprenderci nell’imparare a conoscere un mondo nuovo, se vogliamo distopico, e di sicuro differente rispetto a ciò cui si è abituati. Un Rinascimento fatto di luci e ombre, di vita e morte. Un Rinascimento con un solo grande cuore pulsante, in cui mostruoso e grazia si contaminano, si mescolano e imparano l’uno dall’altro.
E non è forse così la nostra vita di ogni giorno?
Ho fotografato e la riporto qui la frase introduttiva alla mostra esposta su un pannello poco dopo essere entrata:
“Uno degli obiettivi di questa mostra è fornire una diversa prospettiva, che si discosti dalla concezione di un Rinascimento uniforme, monolitico e di stampo tosco-romano, ovvero quello descritto dalla narrazione vasariana. Si propone invece l’idea di un momento storico multiforme, in cui l’arte di Bosch sia rappresentativa di un Rinascimento “alternativo”, parallelo a quello classicheggiante, ma non solo: anche ad altri “rinascimenti” – molteplici – che hanno caratterizzato centri e periferie artistiche in questi secoli di grandi scoperte e di curiosità culturale. I punti cardine della mostra sono gli esiti dell’impatto della cultura immaginativa boschiana e il contesto della sua recezione. Perciò, anziché una convenzionale presentazione monografica, si propongono sezioni tematiche e stimolanti confronti tra dipinti dell’artista e una varietà di pitture e oggetti d’arte.”
Quando ho letto che i punti cardine della mostra erano gli esisti dell’impatto della cultura immaginativa, dentro di me ho sentito la hola e la gioia di un sììì grande dalla pancia.
Quanto poco ci viene richiesta la mente immaginale nella nostra vita aziendale?
Eppure, la parte inconscia del nostro iceberg, quale siamo, è il 95%, mentre il 5% è la nostra mente conscia, che per lo più utilizziamo e dove in azienda viene massimamente utilizzata attraverso la crescita di competenze tecniche.
Bosch è stato l’artista che ha creato un modo, anzi un modello, che in pieno Rinascimento è riuscito a imporsi e a diventare ‘globale’ senza bisogno di internet, senza bisogno di smartphone, solo con la forza e la potenza del proprio linguaggio.
Ci ha dimostrato che non esiste un solo Rinascimento di matrice tosco-romana, ma esistono ‘altri Rinascimenti’ aperti al fantastico, all’onirico, al sogno, e d’altronde lo stesso Leonardo, emblema assoluto di classicità (pensiamo al suo uomo vitruviano), nei taccuini usava schizzare facce e grugni che niente avevano a che vedere con il canone raffaellesco a cui tutti siamo abituati, e di questa tendenza, in mostra, si può osservare un esempio.
Questo ‘altro Rinascimento’ di cui Bosch è senz’altro l’inizio, riuscì a imporsi e a prendere piede grazie alla stampa, la cui invenzione stravolse e rivoluzionò l’Europa di metà ’400 con un impatto dirompente, paragonabile solo alla comparsa di internet e alla nostra rivoluzione digitale.
All’invenzione si unì il nascere di una preziosa tradizione fiamminga di stampe artistiche perché, per la prima volta, si rendevano riproducibili, e quindi conoscibili, non solo le parole (e dunque informazioni, storie, notizie), ma anche le immagini, che iniziarono a viaggiare e a circolare affermandosi secondo le mode dell’epoca, esattamente come avviene oggi per noi con i social. Sicuramente è un po’azzardato pensare a Bosch come a un influencer, ma la sua fantasia, il suo gusto per l’eccezione, la difformità, lo straordinario attecchirono subito, soprattutto nell’Europa meridionale, proprio grazie alla diffusione delle stampe fiamminghe ‘alla Bosch’.
Trovo però delle forti analogie tra i suoi mostri e nani e i nostri Gremlins, alcune creature magiche di Harry Potter, elfi e nani dello Hobbit, le rappresentazioni di Alien ecc., come se attraverso Bosch fuoriuscissero tutte le pulsioni che non riuscivano a liberarsi e a sfogare in una società rigida e controllata come quella europea del tardo ’400 e ’500.
Bosch metteva in scena con grande ironia i conflitti dell’umanità con le regole imposte dalla rigida morale religiosa (siamo alla vigilia della Riforma protestante) immaginando destini infernali ma allo stesso tempo bizzarri e grotteschi. Nei suoi mondi magici prendevano forma le angosce e le inquietudini di un’epoca di fibrillazione culturale, ma terrorizzata dalla punizione divina.
Oggi non siamo poi molto diversi, il terrore di oggi lo associo alla perdita di controllo.
Alzi la mano chi non è dominato dal controllo ?
Siamo di fronte a poemi dell’orrore dove il dramma non sopprime la poesia, ma ne allarga l’influenza. Un gusto dell’orrido, del male, dell’oscuro, che in fondo ci appartiene.
Ed è forse tale sovrapposizione e contaminazione di universi, l’elemento che inquieta di più. L’idea che esista la possibilità per l’uomo di perdere la sua integrità, le sue coordinate reali, per disperdersi una dimensione delirante e impossibile da controllare. Un posto dove siamo marionette di creature indicibili e sconosciute, vassalli di forze demoniache fuori dalla nostra comprensione. E, fino a Bosch, anche fuori dalla nostra immaginazione.
E se fosse finalmente proprio questa la nuova rinascita?
Dobbiamo trovare altri parametri, altre vie da percorrere e l’arte e la cultura sono maestre. Esse non sono mai morte, non hanno mai portato dolore e disfatta ai popoli. Al contrario li hanno valorizzati, hanno dato a loro voce e libertà.
Un mercato diverso, un’etica diversa, un mondo nuovo e diverso, dove emerga la visione integra dell’Uomo.
Pier Luigi Lattuada, psicologo e psicoterapeuta della Integral Transpersonal Thinking, ci sottolinea il significato della parola integro come non toccato. Imparare ad accogliere quello che c’è, i nostri mostri e i nostri fantasmi, la nostra zona d’ombra che ci sono per permettere alla nostra mente, alla nostra zona luce di emergere e rafforzarsi. L’una non esisterebbe senza l’altra, esattamente come il giorno e la notte
Smettere di stare in conflitto e nella lotta per farci amici i nostri mostri, così con quella leggerezza ed anche fantasia divertente che proviamo davanti alle opere di Bosch.
L’arte si fa portatrice di rinascita
Proprio in questo periodo storico così complicato, l’arte si fa portatrice di giovamento umano e comunitario. Si carica sulle spalle i pensieri, le emozioni, i dolori dell’animo umano e dà a loro voce, libera espressione. Siamo circondati da guerre, le nostre vite salgono e scendono come indici dei mercati finanziari, a cui siamo legati. Crisi economiche, distinzioni sociali sempre più ampie, la distruzione del nostro pianeta, la pandemia sono temi comuni da tanti anni ormai.
In un mondo completamente governato dai soldi, dalle perfomance, dal consumo portato all’eccesso, dalle banche, l’arte oggi diventa, a maggior ragione, un momento di respiro per le nostre anime.
La cultura che ci circonda ci ha sempre fatto sognare, divertire, pensare e creare un qualcosa di nuovo. Questo è il punto focale : creare il nuovo, dalle ceneri del vecchio mondo ne nascerà un altro, sta a noi rinascere nel bene o nel male. Sta soltanto a noi creare un avvenire prospero e “luminoso” oppure uno “buio” e tetro. Riprendiamoci in mano la nostra vita e il nostro futuro, diamo la possibilità a questo mondo e alla nostra società di rifiorire.
Come possiamo fare in modo che davvero accada un nuovo Rinascimento?
Non vi è una risposta ben definita, non si può dare delle direttive, se no sarebbe un discorso contrario a ciò che ho voluto dire fino ad ora. Personalmente credo che la risposta la possiamo trovare solo in un lavoro profondo su di noi, nel coltivare meraviglia, stupore e curiosità e ispirando e facendoci ispirare, in modo tale da essere anche noi ogni giorno degli influencer, che possono trovare nell’arte e nella cultura strumenti ed opportunità facilitanti.
Liberi mezzi espressivi, capaci di innalzarci come sistema sociale e di dare valore all’uomo nella vita privata e professionale, sempre.
Se sei interessato a questi temi puoi contattarci e saremo felici di poterti accompagnare nello sviluppo del benessere organizzativo e dello sviluppo umano in azienda, attraverso il metodo Energyogant di myHARA, concreto e misurabile.
No Comments