Cosa sta succedendo al Coaching aziendale ?
La premessa è che la FORMAZIONE dura tutta la vita: personalmente metto la crescita personale e spirituale come tra i valori più importanti della mia vita.
Wikipedia ci dice: “il significato base deriva da formare da cui dare una forma. Di conseguenza la formazione intesa come contributo e stimolo alla crescita della persona, della professione dei team, delle organizzazioni di lavoro profit e non, persegue lo sviluppo delle competenze secondo metodi comprovati ed efficaci”
Proprio perché siamo sempre in un percorso evolutivo e mai statici, la forma e l’azione cambiano e si trasformano continuamente e potrebbero accompagnarci costantemente.
Il Coaching Aziendale è un processo dove coach e coachee sono alla pari, il coach è l’ ”esperto” di un metodo, il coachee è l’ ”esperto” della propria storia professionale. Il Coach aiuta il coachee ad individuare ambiti di potenziale crescita e aiuta a definire un programma finalizzato al raggiungimento di obiettivi personali e/o professionali.
I più recenti studi della Harvard Business School sostengono ormai che i criteri di formazione e Coaching utilizzati in questi anni sono da riconsiderare.
Le recenti acquisizioni delle neuroscienze rispetto alle modalità di ricezione dei messaggi da parte del cervello umano, porteranno inevitabilmente ad uno sconvolgimento delle modalità di coaching aziendale. Grazie alle neuro scienze sono infatti stati verificati i cambiamenti nel cervello delle persone sottoposte a due diverse modalità formative:
La prima tradizionale e la seconda basata al contrario sull’espressione, per non dire “liberazione”, del talento esistente.
Quella tradizionale attiva il sistema nervoso simpatico, quello della minaccia e del combattimento, inadatto all’apprendimento,in quanto nato per le emergenze.
L’altro sistema attiva invece il parasimpatico, capace al contrario di attivare neurogenesi, apertura cognitiva emotiva e percettiva.
Se questa è la direzione non si può pensare alle hard e alle soft skills come due entità separate.
Si daranno per necessarie e basilari le hard skills, ma l’eccellenza e la differenza emergeranno proprio grazie allo sviluppo e all’integrazione delle soft skills.
In altre parole, sempre più le soft skills non sono opzionali, non esiste separazione.
Nel coaching aziendale tutti vogliono contenuto. Ma di che contenuto si tratta?
C’è oggi un’invasione di contenuti sui social, ma come si fa a dare contenuti se, per prima cosa, non hai questi contenuti dentro di te, nel tuo cuore? Si, anche se sei in azienda e devi fare business, ci devi mettere il cuore.
E per avere contenuti oggi, capaci di trasmettere interesse e attenzione attraverso il coaching azendale, devi essere davvero un ricercatore della verità, e non essere animato unicamente dalla volontà di vendere e dalla volontà di profitto.
Oggi c’è una coscienza emergente che si sta svegliando e ha capito che la società, basata solo sui consumi e sul profitto, non può reggere ancora a lungo, perché è un’economia predatoria, che induce nelle persone bisogni illusori.
La buona notizia è che anche la consapevolezza di molte aziende sta cambiando! Altre stanno ancora seguendo vecchi schemi…
Siamo invasi da Coach (e mi inserisco nella pletora), corsi di Coaching e Coaching aziendale , corsi on line di public speaking, webinar di trenta minuti su temi complessi, pillole di video di tre minuti pensati e proposti per sostituire le giornate in aula, ecc.
Anche la formazione e il Coaching aziendale, di fatto, contengono tutte le caratteristiche della nostra epoca: digital, social, wiki, internettiana, mordi e fuggi, tutto subito, ecc.
Avete mai visto un allenatore allenare la sua squadra via web?
Come è possibile sviluppare la capacità di parlare in pubblico guardando un video?
Puo’ un’insegnante di nuoto insegnare a nuotare con uno schema che ti insegna in aula alla lavagna ?
Si puo’ davvero trasmettere uno stato di mindfulness in azienda, attraverso un webinar che magari il collaboratore ascolta con le cuffie in treno o la sera in macchina mentre guida ?
Costi e benefici sono alla base delle scelte aziendali, ma spesso non sappiamo più con chiarezza cosa ci stiamo perdendo.
Stiamo perdendo la RELAZIONE ed il CON-TE-STO:
Oggi si parla di gestione di diversity and inclusion, agilità, creatività e talento, relazioni efficaci, comunicazione in azienda, leadership, ecc.
Come posso pensare di fare Coaching aziendale pensando di sviluppare questi temi senza la relazione umana e il con-te-sto?
Spesso durante i seminari cito questa affermazione “il contesto è più forte della volontà”. Ne feci esperienza molti anni fa, proprio durante un’Academy di formazione di Coaching aziendale e da allora ne sono sempre stata una sostenitrice convinta.
Spesso dove la motivazione è bassa, il con-te-sto sostiene, stimola e rafforza.
Addirittura può “liberare” risorse latenti.
Uno dei grandi temi attuali, per le risorse umane, è l’umanesimo digitale. Comprendere come armonizzare, attraverso il Coaching aziendale, le esigenze dell’uomo con le trasformazioni tecnologiche, sociali e culturali in atto.
Ma come far passare il concetto della tecnologia a servizio dell’uomo e non il contrario, se metto al centro la tecnologia e rendo l’uomo schiavo di essa, snaturandolo di socialità e relazioni?
Il coaching aziendale deve “LIBERARE”:
Altri grandi temi sono la complessità, la velocità e l’agile…ovvero bisogna essere sempre più capaci di rispondere alle circostanze in modo rapido e impeccabile.
Il Coaching ci deve “liberare”: spogliare per semplificare, alleggerirci nel riconoscere schemi e convinzioni limitanti per renderci più “leggeri” (da non confondersi leggerezza con superficialità) per permetterci di entrare in contatto con le nostre risorse interne, funzionali alla nostra evoluzione e che ci permettono davvero di esprimere talento, creatività e innovazione.
Per far ciò abbiamo bisogno di tutta la nostra lucidità e consapevolezza.
Ogni azienda si trova oggi ad affrontare una logica di mercato differente da quella del passato, che era “frontale”: le aziende si rivolgevano al target di riferimento con una modalità relazionale “a senso unico”, oggi la configurazione degli scambi vede intrecciarsi una infinità di attori con logiche economiche e di interazione completamente diverse, dove la customizzazione e la customer experience diversificata sono all’ordine del giorno.
Ma tale complessità, se caricata di altrettanta complessità di proposte di Coaching aziendale ci satura, perdiamo lucidità e chiarezza. E in questo modo, ci allontaniamo sempre più da chi siamo e cosa vogliamo.
Troppe informazioni possono uccidere una persona:
Non importa quanto utili possano essere, ogni essere umano ha un punto di rottura (break even), un limite fisiologico oltre il quale non è possibile immagazzinare dati. Oltre quel limite arriva il born-out e/o l’apatia.
Quali sono i nostri Big Data personali che diventano i nostri drivers fondamentali nelle scelte e nelle decisioni ?
Prendere una pausa dai contenuti che ci circondano:
Fermarsi per fare il punto della situazione: pensiamo di avere raccolto troppe informazioni e abbiamo la necessità di mettere ordine alle idee. Questa sensazione arriva per un semplice motivo: non stiamo mettendo in pratica ciò che abbiamo appreso. Siamo sommersi da contenuti e ci sembra che sfugga qualcosa. Succede perché rischiamo di apprendere molto senza applicare niente.
Esercizio fondamentale per integrare ed armonizzare i contenuti appresi:
- Prenditi un tempo di silenzio, di osservazione e di ascolto e… non fare nulla. Il “non fare” significa “ozio creativo”. Il “non fare” ha a che fare con il “creare spazio”.
- Può bastare anche mezza giornata, ma non fare davvero nulla. Mettiti semplicemente in osservazione: siediti su una panchina all’aperto e all’inizio osserva i passanti, osserva i dettagli intorno, senti l’aria, odori e profumi. Osserva tutti i pensieri che arrivano, ma non attaccarti a nessuno di loro. Lasciali scorrere come nuvole nel cielo, dove tu sei il cielo azzurro e i pensieri sono le nuvole. Le nuvole si spostano, scorrono, cambiano forma ma il cielo resta sopra le nuvole, le contiene ma è ben altro dalle nuvole stesse.
- Lo stesso cerca di fare con i tuoi pensieri. Noi non siamo i nostri pensieri. Siamo anche i nostri pensieri. Ma siamo ben oltre i nostri pensieri.
- Osserva il tuo respiro: osserva il ritmo del tuo respiro. Rendilo più calmo, lento e profondo.
- Osserva tutte le resistenze che si creano stando lì seduto a far nulla, sapendo che hai moltissime cose da fare. Non giudicarti. Esercitati ad essere spettatore dei tuoi pensieri.
- E’ proprio questo il primo passo per contattare lucidità e chiarezza. Fare lo switch tra essere e fare.
- E’ nell’essere, nello stare, che riusciamo a fare spazio per fare entrare qualcosa di nuovo.
- Solo alla fine, prendi carta e penna e scrivi di pancia pensieri, intuizioni se ti sono arrivate.
- E se non ti è arrivato nulla, semplicemente osservalo. Non c’è un giusto e uno sbagliato.
- Non c’è fallimento senza apprendimento.
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