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    Buen Vivir in Azienda: Un Modello per il Benessere Collettivo e la Leadership Sostenibile

    Durante l’ultimo webinar su “I 4 maestri e il nuovo modello di leadership” ho condiviso i 4 pillars principali per una leadership sostenibile. Uno dei quattro è il Bene Comune.

    Il modello del Buen Vivir  trae origine dalla cultura andina.

    Letteralmente significa «vivere una vita piena e dignitosa, un’esistenza armonica che include la dimensione cognitiva, sociale, ambientale, economica, politica e culturale al pari interrelate e interdipendenti». 

    Ma qual è il significato del vivere una buona vita in azienda?

    Il Buen Vivir ispira un modello di leadership partecipativa e condivisa: “Io decido, tu decidi, noi decidiamo insieme”. In pratica, questo implica coinvolgere i dipendenti nei processi decisionali, aumentando il senso di appartenenza e la responsabilità collettiva.

    Non esiste un unico buen vivir, perché non esiste un’unica vita buona

    Né il Buen Vivir è una concetto statico, è pluralistico ed in continua evoluzione.

    Non ci inventiamo la bella vita che desideriamo per noi stessi adesso e la incidiamo sulla pietra, a cui aderiremo per sempre.

    Significa rispondere in modo flessibile alle nostre condizioni in continua evoluzione, insieme.

    Si tratta di trovare modi in cui le persone possano vivere bene insieme, in connessione con altre organizzazioni e con la natura.

    Nello spirito di “opporsi e proporsi” Buen Vivir è un contributo interessante ancora oggi da parte della cultura andina. I valori, le esperienze, le pratiche e le visioni del mondo presenti nelle interpretazioni odierne del Buen Vivir hanno origini antichissime precedenti all’epoca del colonialismo del Sud America. Ma la sua stessa essenza è esistita ed esiste in diverse parti del mondo:dalla cultura dell’ubuntu africano, “io sono perché tu sei”, all’eco- swaraj indiano, un’iniziativa per l’autodeterminazione, il processo decisionale collettivo e la resilienza ecologica. Come suggerisce la cosmovisione indigena, il benessere personale e aziendale è profondamente intrecciato con l’ambiente circostante. In azienda possiamo tradurre tutto questo in pratiche sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e rafforzando le relazioni con le comunità locali.

    Buen Vivir significa lavorare affinché tutti gli aspetti della vita siano in armonia tra loro. L’obiettivo è il benessere comune.

    Qual’è la differenza tra Bene Totale e Bene Comune? 

    Ce lo spiega bene Stefano Zamagni, professore ordinario di economia politica all’Università di Bologna ed Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, instancabile divulgatore dell’economia civile.  

    Il Bene Totale è metaforicamente reso con l’immagine di una sommatoria, i cui addendi rappresentano i beni individuali (o dei gruppi sociali di cui è formata la società) mentre il Bene Comune è paragonabile ad una moltiplicazione, i cui fattori rappresentano i beni dei singoli individui (o gruppi).

    Immediato è il senso della metafora: in una sommatoria se anche alcuni degli addendi si annullano, la somma totale resta comunque positiva. Anzi, può addirittura accadere che se l’obiettivo è quello di massimizzare il bene totale (ad es. il PIL nazionale) convenga “annullare” il bene (o benessere) di qualcuno, a condizione che il guadagno di benessere di qualcuno altro aumenti in misura sufficiente. Non così, invece, con una moltiplicazione: l’annullamento anche di un solo fattore azzera l’intero prodotto.

    Nella prima accezione (Totale) mi interesso solo del risultato, non importa come lo ottengo.

    Nella seconda (Comune) mi prendo cura del processo, di ogni fattore e della loro relazione.

    In azienda un team funziona meglio quando tutti i suoi membri sono valorizzati, piuttosto che focalizzarsi solo sui risultati finali.

    Anche se le popolazioni indigene hanno un vissuto diverso dal nostro, c’è un aspetto dell’ideologia del Buen Vivir alla quale dovremmo guardare come modello ispiratore e ed il ruolo attivo che l’individuo ha nella propria comunità” sostiene Anna Alliod, da 30 anni referente di progetti di sviluppo in area andina e amazzonica. “Buen Vivir non significa rallentare la produzione o ridurre l’impegno lavorativo, e neanche le prospettive di guadagno.

    Buen vivir non riguarda solamente produzione e rispetto per la natura che ci circonda, ma include tutto gli aspetti della vita dell’uomo e della comunità che devono essere in armonia tra di loro. 

    Non esiste armonia senza un ruolo attivo all’interno della propria comunità

    Era considerato normale che tutta la comunità si adoperasse nella costruzione di una strada e di una scuola, e il salario del maestro era il risultato di una raccolta di denaro tra famiglie.  

    Oggi il maestro è pagato dallo stato ma la collettività continua a occuparsi del vitto e dell’alloggio, perché si tratta di una persona che viene a prestare un importante servizio ai giovani, considerati figli di tutta la comunità.  Le pratiche collettive di organizzazione comunitaria sono parte integrante e fondamentale del grande “equilibrio” che chiamiamo Buen vivir, ovvero quella cosmovisione che unisce uomo, natura, e tutti gli attori presenti sul territorio. 

    La dimensione comunitaria può intervenire anche a livello di giustizia, laddove le carte costituzionali lo permettono. La ‘giustizia comunitaria’ mira sempre ad essere riparativa e mai punitiva, proprio perché l’obiettivo principale è quello di ristabilire l’armonia tra le persone.

    Si tratta di connessioni. Non virtuali, ma reali. 

    E’ il caso dell’ex-ministro dell’istruzione del governo di Evo Morales, Felix Patzi che dopo essere stato fermato per guida in stato di ubriachezza, ha scelto di scontare la pena scelta dalla sua comunità indigena di appartenenza: la costruzione di mille mattoni per la nuova scuola, un servizio utile e concreto per tutta la comunità. Si tratta di giustizia riparativa che in azienda può Ispirarsi alla “giustizia comunitaria” del Buen Vivir: imparare veramente ad utilizzare feedback costruttivi sui comportamenti e non sulla persona, mirando alla riparazione delle relazioni piuttosto che alla punizione.

    Buen Vivir significa trovare la giusta armonia per ogni individuo ma soprattutto all’interno della collettivitànon ridurre le relazioni sociali, anzi, fare esattamente l’opposto.

    Risulta superficiale e improprio liquidare il Buen Vivir come un’ideologia o una cultura applicabile solo in contesti antropologicamente e socialmente diversi da quello occidentale.

    Nella nostra cultura per es. Bauman  ha voluto suggerire, attraverso i suoi scritti, percorsi di messa in discussione e superamento dei paradigmi economici che hanno portato all’accentuazione dei divari sociali, alla marginalizzazione delle fasce più fragili della società, allo sfruttamento del cosiddetto Sud del mondo, all’alterazione degli equilibri ambientali.
    Anche Alex Langer ribadiva gli stessi concetti  affermando: “Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, in ‘lentius, profundius, suavius’ (più lento, più profondo, più dolce”), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso.” 

    A proposito delle malattie che la gente vive oggi, un machi (autorità spirituale mapuche) ha detto: “Se vuoi guarire te stesso, devi imparare a lasciare che il tuo spirito raggiunga il tuo corpo, perché questo tende a camminare più velocemente di quanto cammini lo spirito“. 

    Le malattie oggi non riguardano solo il nostro corpo personale, ma anche il sistema sociale o comunitario e il sistema della Madre Terra (natura) 

    Sembra che le grandi crisi in cui ci troviamo e che ci hanno fatto ammalare siano connesse a un modo di vivere o a uno stile di vita che porta ad allontanare lo spirito dal corpo. Lo abbiamo vissuto nella pandemia, lo viviamo nelle depressioni, lo viviamo nelle crisi politiche delle nostre democrazie, lo viviamo nello sfruttamento eccessivo della terra.

    Nel territorio indigeno Mapuche, nel sud del Cile, una vita sana ha a che fare con tutte le dimensioni. Nulla è separato. Mente, spirito, corpo, terra, relazioni, tutto è profondamente interconnesso. Lo squilibrio di una dimensione ci fa ammalare come individui, come comunità e la stessa Madre Terra (natura). 

    Dobbiamo disimparare per imparare a riconoscere le innumerevoli manifestazioni di Dio in un territorio che ci viene presentato come luogo dello Spirito che si manifesta in modo epifanico. Un’epifania in grado di rivelarci un nuovo modo di intendere la realtà, la spiritualità, la nostra identità e la nostra fiducia.

    I “corpi” malati esprimono il modo in cui viviamo e ci relazioniamo tra di noi e con la Madre Terra. Dobbiamo mettere a tacere queste logiche malate per ascoltare la saggezza della terra, la saggezza del Buon Vivere. Questa saggezza, che è al centro della spiritualità di tutti i Popoli Indigeni Abyayala e anche del popolo Mapuche è un invito a scoprire un nuovo modello di vita, basato sull’armonia di relazioni giuste e armoniose con le forze spirituali, con la Madre Terra, con gli altri e con sé stessi. 

    Un paradigma che si allontana dal consumismo e dall’avidità. Un modello che recupera quelle realtà ed esigenze che sono essenziali per una vita sana e piena. 

    Come dice un saggio Mapuche: “Se taglio l’albero, mangerò in abbondanza… ma non ci sarà cibo per i miei nipoti“. 

    È una proposta di vita che implica l’esperienza di essere profondamente interconnessi gli uni con gli altri. Significa per noi imparare dalle tradizioni indigene a gestire le risorse con lungimiranza e con l’economia circolare. È quello che i kimnche (saggi) chiamano “itrovill mongen”, che descrive qualcosa di simile a ciò che intendiamo per diversità della vita, biodiversità o ogni essere vivente, compreso il trascendente. 

    Alla base delle ingiustizie attuali c’è il fatto di non vivere in armonia. 

    Come ha detto un indigeno Abyayala : “Il Buon Vivere è il concetto di equilibrio cosmologico come progetto di vita, un equilibrio sia all’interno della persona che all’esterno, nella relazione con tutto ciò che è stato creato, e solo da questa prospettiva possiamo comprendere la gravità dei conflitti sociali“. 

    A partire da questo apprendimento del silenzio e dell’ascolto, abbiamo aperto il nostro sguardo all’esperienza che tutto e tutti sono profondamente uniti

    Tutto ha vita. Ogni cosa ha uno spirito vitale. 

    Spesso viene citata, in questi casi, Patagonia. 

    Proprio l’altra sera ho fatto esperienza diretta comprando un giaccone invernale, a triplice funzione. La cosa che mi ha sorpreso è stata la spiegazione del commesso rispetto alla provenienza di tutti i materiali che compongono il giaccone e una garanzia a vita per qualsiasi problema di riparazione. Inoltre qualora non lo utilizzassi, la politica di Patagonia si riprende il capo anche a distanza di vent’anni.

    Patagonia educa sia i propri dipendenti che i consumatori sulla sostenibilità e la responsabilità etica, promuovendo una cultura di responsabilità condivisa. Attraverso campagne coraggiose e trasparenza dei prodotti, ispira un cambiamento verso un consumo consapevole. 

    Per fortuna in Italia iniziano ad esserci diverse realtà che stanno andando in questa direzione, sfidante, non semplice ma che ci riporta alle domande di senso di una leadership sostenibile.

    “Qual è il tuo Buen Vivir aziendale?”

    Se vuoi partecipare ad un’esperienza profonda ed intensa di Buen Vivir ti aspettiamo dal 28 al 30 marzo 2025  al Retreat Libera-mente, un week end esperienziale tra le colline del Monferrato, per sperimentare insieme tecniche e pratiche per allentare il rimuginio mentale, l’overthinking costante e ritrovare il tuo centro e il tuo benessere fisico, mentale e energetico, aprendoti a idee e intuizioni attraverso la creatività.

    Le iscrizioni per il Retreat sono appena state aperte e c’è una promo davvero interessante per chi prenota il suo posto entro il 25 dicembre o fino a esaurimenti posti, poi l’investimento aumenterà.

    Per info, programma e iscrizioni guarda QUI.

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