Ogni attimo è frutto di una decisione e ognuno di noi è il risultato delle decisioni prese nel corso del tempo.
Non possiamo non scegliere.
Anche quando decidiamo di non prendere una decisione, stiamo facendo una scelta.
Si parla spesso di essere neutrali, obbiettivi quando si prendono decisioni importanti.
Di cosa si tratta realmente?
Come possiamo essere certi di fare la cosa giusta?
In questo processo decisionale, uno strumento che possiamo utilizzare a nostro vantaggio è la Mindfulness.
Tra le possibili descrizioni è diventata “classica” quella di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio. “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare:
a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”.
E’ un atto che parte dall’attenzione e dal modo in cui la usiamo ed è talmente semplice che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà.
Noi facciamo molta fatica ad essere semplici.
Il primo passo da compiere è quello di entrare in contatto con il proprio Se’.
Il cuore conosce la strada da percorrere. Le persone che propendono verso la razionalizzazione di tutti gli aspetti della propria vita faticano a seguire ciò che il cuore suggerisce. Troppo spesso si preferisce dar retta al cervello, analizzando pro e contro di ogni situazione e finendo per perdere di vista la spinta emotiva che dovrebbe animare qualsiasi scelta.
Scegliere con la razionalità può essere utile a minimizzare i rischi, ma porta molte volte all’infelicità.
E’ fondamentale dunque cercare di ascoltare la propria voce interiore e lasciarsi guidare da essa: sono in molti a sostenere che l’anima racchiuda già in se le risposte che si sta cercando, mentre ogni problema nasce semmai dal decidere di voler ascoltare o meno la propria coscienza.
Particolarmente utile anche prestare attenzione alle proprie reazioni fisiche: come si comporta il nostro corpo davanti a questa persona/situazione? E’ teso e tende a contrarsi o, al contrario, è rilassato e disteso?
Imparare a rivolgere piena attenzione, a fare spazio anche a quello che non ci piace, che non vorremmo o che ci fa soffrire. In questo senso sembrerebbe essere un lavoro “contro natura”, un andare “controcorrente”, perchè la tendenza automatica, istintiva che abbiamo è fare esattamente l’opposto. Ma se lo sperimentiamo, allora possiamo scoprire una possibilità sorprendente di fare spazio, di lasciar essere e quindi di essere meno condizionati, meno oppressi anche dalle condizioni che ci portano disagio. E, paradossalmente, facendo questo ci mettiamo nelle migliori condizioni possibili per trovare, quando ci sono, le vie e i modi più efficaci per gestire o risolvere le cause di sofferenza. A volte anche attingendo a intuizione creative.
Un esempio pratico: stati d’ansia e preoccupazione.
Praticando attenzione focalizzata e dedicata, possiamo accorgerci che arrivano da una proiezione che la nostra mente fa, su qualcosa che potrebbe succedere in futuro, o basandosi su esperienze passate.
Ma la vera partita si gioca ADESSO, nel momento presente, nell’unico istante in cui esista il potenziale di cambiamento.
Sul lavoro, il compito che ci viene assegnato sembra troppo grande per noi?
Ci sentiamo sotto pressione?
Come il rintocco di orologio, si presenta la vocina: “quello che stai facendo non va bene… Non è il compito giusto per me… Un altro lo farebbe sicuramente meglio!” “non e’ possibile ogni volta ritrovarsi sempre cosi”
Quanto sopra che cosa ci mostra?
Che prima di agire dobbiamo fare una sorta di pulizia mentale, proprio usando “scopa e paletta”.
Si procede lentamente, angolo dopo angolo.
Riconoscere le emozioni diverse che una situazione ci sta causando, osservare in maniera curiosa paura, rabbia, frustrazione, per quello che sono: parti di noi che hanno bisogno della nostra attenzione, non vogliono farci del male, ma semplicemente essere “viste” e “accolte”.
Prova a farci caso ora stesso: comprendere queste parole richiede la tua attenzione.
Quando creiamo qualcosa di nuovo, o svolgiamo un compito assegnato, per fare due altri esempi, ci riusciamo solo nel momento in cui siamo davvero presenti, invece che occupati con i nostri pensieri.
Lo sforzo di essere presenti, che nasce dall’aver prima fatto, anche in pochi istanti, la pulizia mentale, ha un effetto davvero efficace: creiamo “spazio”, ci sintonizziamo, e ci rendiamo disponibili anche a cercare la frequenza dove tutto potrà divenire chiaro. Sappiamo come agire.
La Mindfulness in azienda porta:
1) Una maggiore focalizzazione, ovvero la possibilità di mantenere l’attenzione in modo intenzionale su ciò che vogliamo e ridurre i fattori distraenti.
2) Un livello più elevato di chiarezza, cioè la consapevolezza chiara dei pensieri e delle emozioni nel momento in cui si manifestano e la non reattività ad essi (risposta ponderata anziché impulsiva).
3) Un maggiore sviluppo della creatività, ovvero la libertà di trovare soluzioni nuove e migliorative liberandosi di alcune trappole della mente e coltivando specifiche qualità dell’essere.
4) Livelli più alti di compassione, cioè la capacità di essere presenti agli altri, capirne i bisogni e, con saggezza e umiltà, entrare in una relazione di solidarietà e comunità.
Un consiglio aggiuntivo, da ultimo: a volte non serve intestardirsi su qualcosa, potrebbe non essere quello il momento giusto. Siate fiduciosi e attenti, il momento arriva sempre, e non siamo noi a decidere quando.
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