Scelte o decisioni: la consapevolezza della differenza migliora risultati e benessere.
VII principio vitale dell’azienda: DECISIONE
Quante volte hai scelto di fare una determinata cosa, e poi non l’hai fatta?
Quante volte, sin da subito hai percepito quale era “ la giusta scelta” , ma poi ti sei ritrovato a prendere altre decisioni?
Quante scuse hai trovato nel dirti che sapevi qual era la scelta giusta, ma poi viste le condizioni particolari, non hai agito?
Spesso, per non dire quasi sempre, noi sappiamo qual è la scelta giusta, ma siamo indecisi e ci limitiamo a non prendere decisioni, o a decidere in forma conservativa.
In realtà quando siamo indecisi, non abbiamo abbastanza forte il perché dell’azione che vogliamo intraprendere, e il risultato che vogliamo raggiungere attraverso la nostra scelta.
Non appena il perché, e si chiarisce, ci sorprendiamo dell’energia che abbiamo per andare nella direzione della nostra scelta.
Il ruolo della paura nel prendere decisioni
Tra la scelta e la decisione c’è di mezzo la motivazione= motiv – azione, il motivo dell’azione.
Ciò che ci blocca è la paura.
La paura è la regina delle emozioni. Noi agiamo o non agiamo per paura.
La paura può essere un’emozione estremamente utile che ci spinge a sviluppare un senso critico, ma può rischiare di diventare invalidante perché ci blocca.
La buona notizia è che non si può non avere paura.
La paura è quell’emozione che se non ci fosse, apiattirebbe incredibilmente la nostra vita fino a portarci all’inedia, per non dire alla morte.
Quindi se siamo bloccati dalla paura, il motivo che ci spinge all’azione, e a prendere decisioni ,deve superare, almeno un pochino, la paura stessa.
E questo motivo deve spingerci a prendere una decisione.
Questa decisione è un atto di coraggio (cor-agire) =azione del cuore
“Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza di paura.” Mark Twain
L’errore come chiave di volta per prendere decisioni
Nessuno MAI fa, a priori, una scelta che ritiene sbagliata, ma a volte capita che si riveli essere sbagliata!
Ciò che potrebbe sorprenderci è che proprio quella decisione, apparentemente sbagliata, potrebbe essere la migliore per noi in quel momento: perché da quello potremmo capire l’errore, non commetterlo più e avere un futuro radioso.
Potremmo scoprire di avere molto più coraggio di quanto immaginavamo, potremmo vedere esattamente ciò che non vogliamo e di conseguenza comprendere CIÓ CHE DAVVERO VOGLIAMO.
Ciò che potrebbe ulteriormente aiutarci a comprendere come mettere in campo il motivo dell’azione (motiv -azione) è rispondere a questa domanda?
Quante sono le scelte che fai ogni giorno?
Quante sono le decisioni che prendi ogni giorno?
Difficilmente si dice prendere una scelta. Le scelte si fanno, le decisioni si prendono. Già i due verbi ci orientano su strategia e operatività!
Scelta, participio passato di scegliere, dal latino ex-eligere. Ex=da +eligere= selezionare, preferire.
Ogni scelta, se autentica, implica un atto di libertà e responsabilità ed ha a che fare anche con una rinuncia.
Decisione, dal latino decīdĕre, dall’unione del prefisso de- = da con il verbo caedĕre = tagliare. Quindi, letteralmente, decidere significa tagliare da, tagliar via, dare un taglio, definire.
Daniel Kahneman nel suo libro Pensieri Lenti, Pensieri Veloci, afferma “Raramente le scelte umane sono dettate esclusivamente dalla razionalità̀, anche quando sembrano molto ben ponderate”
Non è che dice spesso…dice RARAMENTE!
Abbagnano, con il termine di scelta intende “Il procedimento con cui una possibilità determinata, a preferenza di altre, viene assunta o fatta propria o decisa o realizzata in modo qualsiasi”.
Se la scelta viene o assunta o fatta propria o decisa o realizzata, essa sembra appartenere a una sfera più ampia di quella della decisione.
Decidere deriva, invece, dal latino “tagliare”, che sta a indicare un giudizio definitivo, una risoluzione che pone fine a ogni dubbio e incertezza.
Diversamente dalla scelta, che riflette delle preferenze soggettive individuali, la decisione riflette qualcosa di più oggettivo e necessario che può anche contrastare le preferenze individuali.
Chi, ad esempio, decide di obbedire a una necessità imposta, di qualsiasi genere essa sia, non opera una scelta secondo le sue preferenze.
Così, l’espressione di “scelta obbligata” è in realtà un ossimoro!
Se c’è di mezzo un obbligo, non ci può essere scelta.
Poche scelte, infinite decisioni
La scelta può essere fatta con apparente libertà, solo se riguarda limitatissime sfere d’azione individuale che dipendono dal soggetto che sceglie.
Spesso NON scegliamo perché siamo irretiti dal contesto, dalle circostanze che riteniamo non essere favorevoli alle nostre scelte.
L’importante è iniziare ad esserne consapevoli: non scegliamo perché stiamo dando maggior potere al contesto esterno e alle condizioni non favorevoli.
Non è un giudizio, sia ben inteso.
E’ il primo passo, importantissimo, per iniziare a rispondere alle 2 domande di cui sopra.
Riprendendo Kahneman e trovandomi perfettamente d’accordo, la verità è che nella nostra vita di SCELTE ne facciamo poche, mentre prendere decisioni è un’attività continua.
Il malessere spesso è dato da questa confusione o sovrapposizione.
Le scelte sono quelle che spesso nella nostra vita abbiamo fatto direttamente “di pancia” anche quando tutti i ragionamenti ben ponderati ci avrebbero orientati a prendere tutt’altra decisione.
Esempio: cambiare lavoro, generare un figlio, sposarsi, divorziare, comprare casa, ma anche scegliere un prodotto di impulso al supermercato, fare un corso di acquerello nella tua giornata iper impegnata, imparare una nuova lingua, e così via..
Se ci pensiamo bene, tutte queste scelte (perché di scelte si tratta) si sono avvalse, per lo più, di ragionamenti mentali, valutazioni,.ma…quel momento, il momento preciso in cui abbiamo scelto è stato un “tuffo “, un dire “sì” a noi stessi sapendo che quell’attimo non aveva niente a che fare con i nostri pensieri.
Il sentire che quella è la scelta migliore solitamente sprigiona entusiasmo, soddisfazione, leggerezza.
Tutto il corpo fisico risponde a quella sollecitazione ben chiara:
gli occhi sono brillanti, la pelle più luminosa, la postura si apre a livello toracico, il respiro cambia frequenza e si stabilizza, la bocca dello stomaco si rilassa.
Lo stesso dicasi quando, per esempio, facciamo colloqui di lavoro.
Spesso bastano pochi istanti per “sentire” se quel colloquio andrà a buon fine. Ma altrettanto spesso, non ci permettiamo di ascoltare il nostro sentire e lasciamo prendere il sopravvento alla nostra abilità cognitiva, distraendoci completamente.
La scelta ha a che fare con il nostro sistema di valori fondamentali, e con il nostro sistema emozionale.
Quei valori che per noi rispondono alla categoria del “non si mettono in discussione”.
Quei valori che sentiamo davvero nostri, e che riconosciamo “separati “o “trasformati” dai valori del contesto culturale, familiare, sociale.
Quali sono i tuoi valori?
Prova a fare l’elenco dei tuoi 5 VALORI principali ed osserva se sono davvero i TUOI valori.
Se riconosco i miei valori e li porto consapevolmente con me nella vita, diventa più semplice agire nei momenti critici della mia vita lavorativa e/o professionale.
La decisione ha a che fare con “cognizione di causa”, con la conoscenza empirica; ed è tanto più libera, quanto più è conosciuta la sfera d’azione della decisione stessa.
In questo senso la decisione non coincide necessariamente con la scelta preferita: in ogni campo la decisione migliore è quella suggerita dalla necessità conosciuta.
E’ operativa, razionale, pragmatica.
Prendere continuamente decisioni nella nostra giornata ci fa stare nel fare, nell’agire.
Spesso il turbinio delle decisioni ci allontana dal nostro sentire “di pancia”, dai nostri valori, dalle nostre SCELTE.
Quando QUESTA DISTANZA diventa troppa, il nostro corpo ci manda dei segnali: stanchezza, stress, rabbia, depressione, malessere.
“Scelta” e “Decisione” quindi, nella nostra quotidianità, si trovano quasi sempre in contrapposizione, perché le necessità comuni (famiglie, organizzazioni varie di appartenenza dell’individuo, etnie, religioni) impongono, per lo più, decisioni che sono in contrasto con le SCELTE individuali.
In ambito aziendale questo contrasto spiega, più di ogni altra ragione l’esigenza per ogni organizzazione, di avere “la persona giusta al posto giusto”: si tratta infatti di utilizzare, per la realizzazione di decisioni per l’interesse comune, qualcuno che non sia impedito dalle sue SCELTE personali.
E ciò può avvenire soltanto se le decisioni comuni sono in sintonia con le SCELTE valoriali personali di quella persona.
In altre parole,”la persona giusta al posto giusto”è chi prende la decisione per l’interesse comune sentendola anche congeniale alla propria SCELTA (valori, qualità, capacità, attitudini, ecc.): chi si comporta esattamente come se la decisione comune fosse la sua stessa scelta personale.
Quando le SCELTE e le DECISIONI prendono forma, i sentimenti contano PIÙ’ del pensiero razionale.
Ed è quindi proprio da queste che bisogna partire per elaborare un sistema di assistenza decisionale appropriato alla complessità che ci appartiene.
Quindi cosa ci aiuta a prendere decisioni?
Raramente siamo chiamati a prendere strade irreversibili: è il tempo ad esserlo, non le nostre azioni (o almeno, non la maggior parte).
Se una scelta responsabile, ponderata e non superficiale dovesse rivelarsi errata, è possibile in qualche modo correggerla o trovare una via alternativa.
E quindi, cosa ti trattiene dal decidere?
Cosa ti spaventa della scelta che devi compiere?
Valuta se, accettato il rischio e la paura dell’errore, ci sono ostacoli, persone e/o situazioni che ti fanno vacillare.
Considera se i contro di ciò che intendi fare superano i vantaggi che puoi ricavarne.
Chiedi e ascolta i consigli di colleghi a cui tieni veramente, persone di cui ti fidi anche fuori dal contesto aziendale e soprattutto fai silenzio, entra in uno stato di immobilità fisica totale, ascolta il respiro e cosa si muove nel corpo rispetto al prendere quella decisione.
Osserva se c’è sforzo e fatica, perché quello è un ottimo segnale per aiutarti a comprendere che non è quella al strada giusta per te!
Dove c’è troppo sforzo e fatica mentale c’è scollamento dal proprio sentire.
Alla fine dovrai essere tu a trarre le conclusioni e ad assumerti la responsabilità della scelta che prenderai.
ESERCIZIO:
Porta alla tua attenzione una criticità, una decisione da prendere.
Prepara vicino a te carta, penna, e pennarelli colorati.
Siediti comodo con la schiena staccata dallo schienale e siediti sul ciglio della sedia, non incrociare le gambe e tieni i piedi paralleli a contatto con la terra.
Chiudi gli occhi e respira qualche istante, rendendo il tuo respiro sempre più calmo, ampio e profondo.
Prova a chiederti cosa senti nel corpo in questo momento e lascia che la posizione ferma e il silenzio lascino emergere quel che c’è.
Interrogati sul tuo percorso, su come sei cresciuto, sulle situazioni che ti hanno fatto diventare la persona che sei. Rifletti sulla tua formazione, sulle tue esperienze, sui tuoi interessi.
Chi sei adesso?
Dove vuoi andare?
Cosa ritieni irrinunciabile nella tua vita?
Perchè sei tentato da questa decisione?
Cosa ti trattiene dal decidere?
Apri gli occhi, prendi carta e penna e lascia andare i colori sul foglio senza pensare, potrebbero uscire parole, disegni, tratti o scarabocchi. Questo esercizio ti aiuterà a rilasciare tensioni inutili e a fare chiarezza.
ENERGYOGANT
Il metodo Energyogant concreto e misurabile, ha come intento il miglioramento e il sostegno dell’energia personale anche nei momenti di alto impatto lavorativo.
E’ suddiviso in 4 macro aree all’interno delle quali vengono forniti strumenti e feedback per sviluppare energia, creatività, concentrazione e vitalità nel singolo, migliorando il benessere organizzativo.
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