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  • Il metodo

    Il Lamento in Azienda: Come Gestirlo e Trasformarlo in Energia Positiva

    Il lamento oggi è una costante, sia in azienda che nella vita. 

    Ci si sente complici nel lamento.

    Usiamo il lamento già dai primi momenti, ci aiuta ad esprimere ciò che ci infastidisce ed è assolutamente funzionale per palesare le prime emozioni che incontriamo nel grande spettacolo della Vita.
    Vivo una esperienza e se non mi piace, attraverso il lamento, imparo che molte volte altri si attivano per risolvermela.

    Imparo presto che se ho freddo, fame, sonno, sono stanca, annoiata, arrabbiata, sono qualsiasi cosa i miei sensi e le mie emozioni mi portino a riconoscere di me, se mi lamento, qualcosa accade.

    Il lamento ha effetti positivi nell’immediato ma gravi costi nel medio lungo termine.

    Lamentarsi ci da una gratificazione immediata a bassissimo costo.

    E’ un modo molto economico per lenire il disagio e alleviare la frustrazione.

    In altre parole, lamentarci nell’immediato ci fa stare meglio.

    Più utilizzi il lamento per gestire situazioni frustranti e più i pensieri che le hanno generate vengono rinforzati.

    Se alleni la strategia del lamento questo diventa sempre più un comportamento automatico e fuori dal tuo controllo.

    Quindi lamentarsi crea dipendenza ed assuefazione: ci piace, ci fa stare bene e lo ripetiamo.

    Più ci lamentiamo e più tendiamo a lamentarci.

    Ma tutto ciò nel medio lungo termine in realtà diventa tossico. 

    Succede che 

    • Il problema che lamentiamo rimane così com’è.
    • Diventiamo un po’ più “stupidi”.
    • Ne risente la nostra salute.
    • Ne risentono le nostre relazioni.

    Se la situazione è lesiva dei tuoi bisogni, valori, passioni e ti limiti a lamentarti senza intervenire sulla realtà avrai le conseguenze negative legate alla non soddisfazione di tuoi bisogni, valori e passioni: in sostanza calo di energia ed emozioni negative.

    Inoltre l’attività del lamento tende ad atrofizzare l’area del cervello deputata al problem solving e al pensiero intelligente.

    In base al meccanismo dei neuroni a specchio la maggiore “stupidità” per esempio si estende anche a chi è esposto al “lamentismo”.

    In generale i neuroni specchio ci aiutano nella vita in quanto facilitano:

    • l’apprendimento tramite l’imitazione
    • l’immaginazione e l’empatia.

    La controindicazione dei neuroni specchio si ha nel caso di comportamenti a rilascio energetico negativo come il lamento.

    In sostanza rendono il lamento molto simile al fumo passivo: non devi fumare o lamentarti in prima persona per subirne gli effetti negativi. E’ sufficiente lo facciano le persone che ti circondano.

    Quando ci lamentiamo il cervello rilascia dosi di cortisolo che servirebbero per fronteggiare con maggiore forza e prontezza le cause di stress.

    L’ormone, in questo caso, rimane inutilizzato e non c’è attivazione verso al soluzione.

    E’ dimostrato che il rilascio eccessivo di cortisolo ha effetti negativi.

    Tra gli effetti negativi del rilascio di cortisolo nel nostro organismo ci sono:

    • nel breve periodo maggiore suscettibilità alle infezioni,
    • nel medio lungo indebolisce il sistema immunitario,
    • aumenta la pressione arteriosa,
    • aumento dei livelli di colesterolo.

    Inoltre il cortisolo riduce le capacità di apprendimento e la memoria … quindi concorre a renderci stupidi.

    Infine lo stress non solo è cumulativo ma contagioso.

    Per questo motivo gli effetti negativi del tuo stress non si estendono solo a te, ma anche a chi ti sta intorno quando ti lamenti.

    Quindi un’altra conseguenza negativa dell’indulgere al rimedio del lamento è che ti trasforma in un vampiro energetico e danneggia le tue relazioni significative al lavoro e nella vita.

    La società ci insegna letteralmente a LAMENTARCI!

    Come lo fa?

    Facendoci sentire continuamente la mancanza di qualcosa di fondamentale per la nostra sopravvivenza.

    In primis lo fa la pubblicità, mostrandoci il prodotto di cui non possiamo assolutamente fare a meno, senza il quale vivremmo una vita mediocre e insoddisfatta.

    Lo fanno le persone, criticando il nostro comportamento, le nostre scelte, il nostro abbigliamento, il nostro corpo.

    Ma soprattutto, lo fa la nostra mente, facendoci percepire una realtà falsata dalla nostra  SOGGETTIVITA’, in cui non siamo mai abbastanza per il mondo, non siamo all’altezza di quel lavoro, di quella persona, del ruolo che ricopriamo nella vita e in azienda.

    Ogni cosa intorno a noi ci porta a confrontarci, paragonarci, e distruggere l’immagine che abbiamo di noi facendoci sentire inadeguati e imperfetti.

    Un passo importante nel “protocollo anti-lamentismo” è prendere consapevolezza del personaggio interiore che sta dietro il lamento.

    Porta a capire che quando ti lamenti non sei proprio tu che ti stai lamentando.

    Quando è il tuo Ego a lamentarsi socialmente tu fai altrettanto.

    Questa “forza” del nostro mondo interiore di fatto sta usando una così detta “strategia di coping disadattiva”. Utilizza un rimedio anti stress non adatto che genera benefici immediati ma gravi conseguenze nel medio lungo termine.

    Stiamo dando voce ad un personaggio che agisce da dentro al posto nostro.

    Quella parte di noi che affronta la realtà con le modalità di un bimbo lagnoso (ego infantile).

    Ad esempio:

    • cercando di evitare le cose difficili,
    • ricercando il piacere immediato,
    • provando paura di fronte ai cambiamenti
    • lamentandosi quando le cose non vanno come vorremmo.

    L’ego è il nostro sistema operativo. Il punto è che ci identifichiamo troppo nel nostro ego e in tutto ciò che gli gira intorno. L’ostacolo più grande è il “buco nero” del nostro ego che non è mai soddisfatto. E’ sempre alla ricerca di qualcosa in più. 

    Il primo grande equivoco è che lo fa all’esterno per avere un beneficio interno.

    L’ego è come un vaso bucato che chiede acqua, mentre noi lo riempiamo l’acqua continua ad uscire dal fondo.

    Per quanta acqua possiamo dare ci ritroveremo nuovamente disidratati!

    Ecco perché ci lamentiamo continuamente, perché restiamo sempre privi d’acqua senza pensare prima a riparare il buco.

    Quanto spesso ti lamenti?

    Quali sono le cause scatenanti?

    Come ti senti in queste situazioni?

    Porti queste domande ti permette di capire la frequenza con cui ricorri a questo rimedio e la dimensione del problema.

    Iniziare a capire se siamo dei lamentoni incalliti è il primo passo per operare una trasformazione.

    Il mio consiglio è quello di misurare il numero delle lamentele che fai ogni giorno, per qualche giorno.

    Per cui ogni volta che ti lamenti con altri o tra te e te di una situazione, segnatelo su un piccolo quaderno che ti tieni a portata di mano o crea una nota nel tuo smartphone.

    Poi, a fine giornata, prova a vedere a quanto ammonta il totale delle lamentele giornaliere.

    Il passo successivo è capire di cosa ti lamenti.

    Nella fase di esplorazione occorre capire se tendi a lamentarti di cose sulle quali potresti intervenire e provare a fare qualcosa, oppure di cose su cui di fatto non puoi farci nulla.

    Ad esempio:

    • tendi a lamentarti di più del tuo capo che ti tiene troppo al lavoro (il tuo ego ti vuole far credere che sei impotente e vittima della situazione). Di fatto in realtà hai margini di manovra, ma preferisci continuare a lamentarti?
    • tendi a lamentarti di più di variabili esterne e incontrollabili (fa caldo, piove governo ladro, c’è traffico, c’è la crisi, e simili)?

    E’ molto importante ascoltarsi e prestare attenzione allo stato emotivo in cui ci troviamo quando ci lamentiamo.

    Il primo passo da fare è essere gentili con noi stessi e accogliere il fatto che siamo dei lamentosi.

    Una volta affiorato il lamento c’è, non si può mandare via.

    L’ego è una parte di noi e non si può annullare. Non funziona.

    Di fatto non c’è nulla di male nel riconoscere:

    • cose che accadono che non ci piacciono
    • gli effetti negativi che hanno sui di noi
    • il disagio, la frustrazione, il disappunto, la collera o le altre emozioni che ne derivano.

    E’ per questo che dobbiamo riconoscere il personaggio che c’è dietro il lamento.

    Se un bambino sta soffrendo non ci mettiamo di certo a negargli il diritto di sentirsi come si sente.

    Ma allo stesso tempo non lasciamo in mano al nostro Ego infantile la gestione della situazione.

    Possiamo agire sui nostri pensieri

    La prima cosa da fare è osservare i nostri pensieri senza dargli voce.

    Osservare i pensieri infatti:

    • ti aiuta a prendere le distanze e non con-fonderti con il tuo Ego
    • impedisce l’attivazione del meccanismo del consolidamento delle sinapsi cerebrali che attivano pensieri e comportamenti disfunzionali

    Questa osservazione viene allenata con la mindfulness e la meditazione

    Se vuoi approfondire queste tecniche che:

    • riducono la turbolenza dei pensieri, la ruminazione mentale e il lamentismo
    • aumentano presenza mentale, concentrazione e persistenza

    Puoi approfittare della mia proposta per il 28 29 e 30 marzo 2025 e partecipare al Retreat esperienzale LIBERA-MENTE che si terrà in una splendida location tra le colline del Monferrato. (scrivimi a info@myhara.it per avere tutte le info)

    Possiamo agire sulla percezione della nostra realtà

    L’affermazione buddista secondo la quale la nostra vita è creata dalla nostra mente trova riscontro da analisi scientifiche sul funzionamento del cervello. I tuoi pensieri più ricorrenti diventano degli schemi mentali sempre più forti e veloci, grazie al meccanismo delle sinapsi.

    I tuoi schemi mentali governano la tua percezione della realtà e la tua percezione della realtà governa il tuo agire. Il tuo agire influenza la tua realtà e il tuo destino.

    Quando ti lamenti stai modificando il tuo cervello e come percepisci la realtà.

    Un modo per intervenire sulla tua percezione, rimodellare la neuroplasticità delle tue sinapsi e ridurre le autostrade che ti portano al lamento è la gratitudine.

    La gratitudine (come il lamento) si basa su ciò a cui presti attenzione.

    Quando l’abitudine prevalente è il lamento la nostra attenzione va maggiormente sulle cose che non vanno, con le conseguenze negative in termini energetici, cognitivi, relazionali, emotivi e il relativo impatto negativo sulla salute.

    L’abitudine contraria è la gratitudine, che non è dirsi ingenuamente va tutto bene, ma scegliere di portare la nostra attenzione, invece, verso ciò che va bene.

    La soluzione è davvero molto più semplice di quanto tu possa pensare

    se il vaso è bucato, riparalo o cambia vaso.

    Chi l’ha detto che dobbiamo continuare ad utilizzare il vaso bucato?

    L’abbiamo deciso noi.

    Abbiamo la possibilità di riparare o cambiare tutti i vasi che vogliamo.

    Come?

    Riempiendo i nostri vasi di gratitudine

    Dobbiamo imparare ad essere GRATI. 

     So che scatteranno pensieri come:

    “Eh si ma quando tutto va male si fa presto a parlare!”

    “Eh ma cosa ne sai tu di quanto sto soffrendo!”

    “Si, mo devo essere grato per far sparire i miei problemi! Io ho problemi seri, non come gli altri!”

    Che tu sia cinico, scettico o estremamente fiducioso e speranzoso, la soluzione sarà sempre la stessa. Sii GRATO.

    TUTTI, ripeto TUTTI, abbiamo innumerevoli motivi per cui essere GRATI.

    Se stai leggendo questo articolo, è perché probabilmente sei una persona che vuole migliorarsi, che vuole diventare più consapevole, che sa di meritare di meglio rispetto alla vita che sta vivendo.

    Tutto dipende da noi, il nostro vaso si riempie solo se siamo noi a permetterlo!

    Se non riesci a liberarti del vittimismo, del continuo lamentarti, del vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, ti suggerisco ulteriori spunti su cui soffermarci insieme:

    • La sfortuna o la fortuna chi la stabilisce?

    Ci sono circostanze palesemente a nostro sfavore. Rimane sempre nella nostra possibilità quale risposta noi diamo. Possiamo trovarci nel posto sbagliato al momento sbagliato ma possiamo vivere una vita straordinaria anche all’interno di una cornice che sia più a noi “familiare”, apprezzando e valorizzando ciò che già c’è.

    • Le persone che si realizzano non sono più fortunate o più dotate di noi di default

    Possono avere avuto situazioni di vantaggio, ma il punto è che tutti, tutti, possiamo realizzare i nostri obiettivi, a patto che siano compatibili con il nostro impegno.
    È sufficiente essere costanti, non accontentarsi dei risultati intermedi e adottare abitudini produttive. Quando ascolti un pianista estremamente dotato puoi pensare che abbia un talento enorme, smisurato, ma probabilmente preferirebbe essere riconosciuto per l’enormità dei suoi sacrifici, delle ore passate a battere le dita sui tasti, fin dalla tenera età.

    • Puoi cambiare la tua vita affidandoti al tuo corpo, al tuo cervello, a quella straordinaria macchina che è l’uomo. 

    L’ uomo è in grado di modificare l’ambiente, di renderlo abitabile per se stesso, introducendo tecnologie irraggiungibili per qualsiasi altra specie. Il nostro corpo, il nostro cervello, le nostre emozioni contengono le armi per il cambiamento. Alleni i muscoli e diventi più forte, cammini ogni giorno e il tuo cuore diventa più sano, introduci nuove abitudini e il cervello si riscrive. Conosci più gente e la tua mente si rafforza e le tue emozioni si aprono al confronto.

    Questo è qualcosa di straordinario.

    Perché allora rimanere passivi e vittime dei nostri stessi pensieri?

    Quando sei nel vittimismo ti aspetti sempre dagli altri dei cambiamenti che in realtà potrebbero venire da te. 

    Agisci sulla tua realtà

    Per evitare di passare dal lamentismo al “donchisciottismo” e fare battaglie contro i mulini a vento, è importante distinguere tra le cose che non ci piacciono su cui possiamo intervenire e quelle su cui non abbiamo leve.

    Se non hai leve per cambiare la situazione hai una sola alternativa adattiva adulta possibile: accettarla.

    Se decidi che in base ai tuoi valori, passioni e desideri vale la pena intervenire, devi mettere in conto che spesso è necessaria la legge dell’A.I.C. “alza il culo” per modificare la situazione o per sviluppare competenze necessarie per modificare la situazione.

    Che è esattamente ciò che l’Ego vuole evitare quando si lamenta: fare la fatica di agire nella realtà che non ci piace.

    Nel caso tu decida di passare all’azione è importante essere specifico nel descrivere ciò che vuoi cambiare.

    Essere specifici ti aiuta a definire con maggiore precisione il corso di azioni necessarie e le eventuali competenze che ti servono per mettere in pista le azioni che hai definito.

    Ad esempio:

    • un conto è lamentarsi con un tuo collega, amico, amica, moglie o marito che il tuo capo è un “burbero” poco disponibile
    • un conto è identificare 2-3 situazioni specifiche in cui il tuo capo ti ha assegnato obiettivi poco chiari e si è indispettito quando hai chiesto maggiori informazioni e affrontare questo problema direttamente con lui.

    Smettila di lamentarti e agisci:

    ti aspettiamo dal 28 al 30 marzo 2025  al Retreat Libera-mente, un week end esperienziale tra le colline del Monferrato, per sperimentare insieme tecniche e pratiche per allentare il rimuginio mentale, l’overthinking costante e ritrovare il tuo centro e il tuo benessere fisico, mentale e energetico, aprendoti a idee e intuizioni attraverso la creatività.

    Le iscrizioni per il Retreat sono appena state aperte e c’è una promo davvero interessante per chi prenota il suo posto entro il 25 dicembre o fino a esaurimenti posti, poi l’investimento aumenterà.

    Per info, programma e iscrizioni scrivici a info@myhara.it

     

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