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  • Il metodo

    La gestione del tempo libero fa paura

    Per molte persone il tempo libero sembra essere un miraggio, per altre il tempo libero rappresenta un vero disagio.

    La paura dell’ozio accompagna l’umanità dall’inizio della sua esistenza, ma negli ultimi decenni ha raggiunto proporzioni gigantesche. 

    Già Pascal nel Seicento faceva notare che le miserie dell’uomo sono riconducibili alla sua incapacità di stare da solo in una stanza. John Lennon ha proseguito ricordandoci che spesso la vita è «una cosa che ci succede mentre siamo impegnati a fare altro». 

    Molte discipline spirituali hanno in comune la ricerca di consapevolezza, un termine che spogliato di pretenziosità significa fermarsi ed essere coscienti della nostra esistenza. Oggi l’ozio è diventato nientedimeno che un’eresia, perché sulla paura dell’ozio si regge l’intera macchina economica. E sappiamo bene gli eretici che rischi corrono: un rogo più o meno metaforico. Forse allora la cosa migliore è che gli oziosi si armino di ironia e di un pizzico di furbizia.

    Il termine di “oziofobia” (traduzione italiana di ociofobia) deriva dallo psicologo spagnolo Rafael Santandreu. Con questo termine lo psicologo voleva definire la paura di non avere qualcosa, quindi la paura della gestione del tempo libero.

    E’ una paura sempre più dilagante, soprattutto in questa società e nei nostri sistemi organizzativi, dove predomina la politica del fare.

    Sono molte le persone che fanno esperienza di disagio quando non hanno cose da fare. Si tratta in genere o di paura di annoiarsi oppure di non sapere bene cosa fare perchè, fuori dal lavoro, non si hanno altri interessi.

    L’ozio diventerà il problema più urgente, difficilmente l’uomo riuscirà a sopportare se stesso. Friedrich Durrenmatt

    La gestione del tempo libero è ciò che “rimane” nel momento in cui sono stati svolti i compiti e le attività strettamente necessarie nell’arco di una giornata.

    Le attività quotidiane di sussistenza, come mangiare e dormire, possono essere considerate parte del tempo libero, ma in realtà non lo sono. Il nostro corpo ha delle necessità biologiche che è strettamente necessario soddisfare per mantenerlo in buona salute. Per questo motivo il tempo dedicato al riposo e al nutrimento è comunque un “lavoro necessario”. Anche le incombenze della preparazione dei pasti e della loro organizzazione logistica (fare la spesa, cuocere il cibo,ecc.) sono spesso fonti di stress.

    Sebbene in apparenza ci sembri un controsenso, andare in palestra o a svolgere altri sport non può essere considerato tempo libero, perché richiede impegno, dedizione, fatica, costanza, organizzazione. Lo sport genera benessere fisico e psichico duraturo, così come tutte le espressioni artistiche. Quando però diventano degli impegni costanti e cadenzati, che richiedono sforzi di volontà, smettono di essere parte delle attività svolte nel “tempo libero” e diventano parte del programma settimanale a cui ci sentiamo in dovere di attenerci.

    Il tempo dell’ozio non esiste più. 

    Molti pensano che il tempo libero sia tempo “perso” perchè non produttivo, addirittura ci si sente in colpa. Questo è frutto di una società che mette al primo posto l’efficienza e la produttività.Guai ad oziare!

    Ad alcuni di noi la gestione del tempo libero fa paura perchè ci obbliga ad entrare in contatto con noi stessi e talvolta anche con il vuoto. Avere del tempo libero può significare entrare in contatto con le nostre emozioni, anche quelle che non ci piacciono.

    La conquista del tempo libero come spazio per ritemprarci sembra sfumata.

    Eppure abbiamo bisogno di riposo.Estremo bisogno. Siamo frenetici come le api, guidati dal pilota automatico, sedotti da falsi bisogni. Il riposo ci aiuterebbe ad essere più forti, più creativi e a lavorare meglio. Molti di noi pensano che “ dentro di noi non ci sia nulla di particolare da scoprire” così ci neghiamo tutti gli spazi di introspezione, l’opportunità di chiederci chi siamo, dove stiamo andando, cosa vogliamo.

    Che cos’è allora il vero tempo libero? 

    Si tratta di un arco di tempo durante il quale non abbiamo alcuna attività da svolgere, che possiamo dedicare a noi stessi in attività non schedulate, non strutturate, non finalizzate a un “vantaggio esterno”.

    Lo spiega bene lo storico francese Alain Corbin quando lo descrive come un perimetro personale «governato dal piacere e in cui dimentichiamo le imposizioni temporali stabilite dalla società e creiamo un tempo per noi».

    La gestione del tempo libero va misurato in termini di qualità.

    ll sintomo più visibile di chi soffre di oziofobia è l’ansia. Si manifesta con grande intensità nel momento in cui la persona in questione non ha niente da fare, ma anche prima di un fine settimana senza programmi e aumenta prima delle vacanze.

    Le persone di questo genere sono fortemente influenzate dalle ideologie di efficacia e produttività. Danno maggior priorità ai successi rispetto alla felicità. La cosa peggiore è che misurano i loro successi in termini quantitativi e non qualitativi. Si vantano delle tante attività svolte o dei tanti obiettivi raggiunti. Non menzionano la reale qualità di questi successi,

    Rafael Santandreu, padre del concetto di “oziofobia”, dice che dovremmo imparare ad annoiarci di più. Non c’è niente di male in questo. Non c’è niente di terribile nel passare un’ora a fissare la parete e a pensare a delle stupidaggini. Non solo non c’è niente di sbagliato in questo, ma è necessario. Si tratta di un aspetto che si incastra perfettamente nel concetto di equilibrio. Va bene lavorare e avere vari interessi, ma è altrettanto giusto risposare ed annoiarsi di tanto in tanto.Santandreu rivela che le menti oziose sono molto più produttive. Afferma anche che “la proporzione ideale sarebbe un’ora di lavoro e 23 di ozio”. Non dimentichiamo che i leoni vanno a caccia solo una volta alla settimana e che Cervantes ha scritto il suo Don Chisciotte della Mancia nei momenti di svago in Castiglia. Non è rimasta traccia del suo impiego come esattore delle tasse, invece il risultato del suo ozio ha determinato una trasformazione della lingua e della letteratura spagnola che è giunta fino ai nostri giorni.

    Come si supera la paura della gestione del tempo libero?

    La paura del tempo libero si supera innanzitutto liberandosi dell’ansia che nasce dal sentirsi in obbligo di essere produttivi a tutti i costi. Le menti oziose sono molto più accurate, veloci ed efficienti perchè non vanno in corto circuito. 

    Rendendosi conto che siamo noi i detentori del nostro potere personale e della nostra energia e che la gestione del tempo riguarda la scelta che facciamo nel mettere al centro della nostra vita il fare e la gestione del tempo.

    il fare, l’essere sempre impegnati ci fa sentire vivi, ci porta sempre “ fuori da noi” in un tentativo di fuga e di compensazione da noi stessi.

    Conosco molto bene questa modalità on-off perchè la mia natura è quella del fare sempre tremila cose, perchè mi piaccionp, perchè sono curiosa, perchè se gli altri hanno bisogno, lavoro o vita privata, io devo esserci. 

    Tanto più se lavoro nella relazione d’aiuto. 

    Non posso rinnegare la mia natura, ma posso esplorarla meglio, osservare da cosa mi sto spostando o cosa non voglio sentire.

    Gli innumerevoli anni di lavoro su di me, mi hanno portato proprio a questo: a riconoscere gli stati d’animo, le emozioni che prendono il sopravvento come un osservatore esterno, senza identificarmi in quelle emozioni, situazioni ecc. ed integrare la mia necessità di oziare nel tempo libero, per essere capace poi di accogliere tutto quello che la vita lavorativa, e non solo, mi presenta.

    Da quando ho integrato che tutto quello che succede, succede “per“ me, sono più rilassata e fiduciosa anche nei momenti veramente critici.

    E’ semplice? No, ma è facile, basta allenarsi.

    E’ veloce? Non lo so, per me non lo è stato, proprio per le premesse di prima, ma potrebbe anche esserlo. Dipende dalla storia di ognuno di noi e da quello che scegliamo di raccontarci.

    Per superare la paura della gestione del tempo libero dobbiamo entrare nella comprensione che il tempo non è il nostro nemico che ci insegue in ogni cosa che facciamo, come se non ne avessimo mai abbastanza. 

    Perché il tempo diventa un nemico? 

    Spesso tutto nasce da un periodo di grande impegno, che viene però affrontato male: si distribuisce in modo sbilanciato l’attenzione alle singole attività, si organizza male la giornata, si vuole fare tutto e subito, si fa fatica a delegare o a chiedere un aiuto. E anche quando non si rinuncia a piccole “concessioni” di piacere, queste vengono relegate in un tempo misero e vissute con ulteriore aumento della frenesia. 

    Il tempo libero non va vissuto come una colpa,o un passaggio tra un’attività e l’altra, va visto come una condizione umana positiva e produttiva.

    Non avere paura di incontrare se stessi, è proprio in quell’incontro che possiamo accedere meglio alle nostre risorse e risolvere tanti conflitti.

    Nella modalità di ozio e tempo libero, diamo più spazio al nostro emisfero destro la parte del cervello destro, lo spazio della sintesi, delle soluzioni e dei suggerimenti, delle nuove possibilità e delle idee.

    Da alcuni  studi è emerso inoltre che  i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress,  sono molto più alti durante il weekend per alcune persone, rispetto ad altre. Ma come, il weekend non era fatto per rilassarsi?

    Sembra che  siamo proprio noi donne a preferire i giorni lavorativi a quelli dedicati alla gestione del tempo libero. Il motivo?  Probabilmente è dato dal fatto che, nonostante la volontà di stabilire degli equilibri familiari, ancora oggi sono le donne ad assumersi il carico maggiore di impegni e responsabilità domestiche. Secondo lo psicologo Luke Martin, però, l’ansia da weekend è collegabile anche a un altro aspetto della nostra vita, quello della programmazione. In effetti, siamo così abituate a organizzare la nostra vita nei minimi dettagli, incastrando impegni personali e appuntamenti di lavoro, da sentirci un po’ perse quando invece non lo possiamo fare.

    VADEMECUM per la gestione del tempo libero:

    • Avere tanto tempo libero non ti rende automaticamente più felice: se non lo sfrutti adeguatamente, può essere controproducente come averne poco.
    • Dedicati a migliorare la qualità del tuo tempo libero: non è la quantità a fare la differenza, ma il modo con cui lo impieghi.
    • Mantieni sempre un equilibrio tra impiego e riposo: evita di impegnarti in troppe attività o, contrariamente, di oziare per tutto il tempo libero.
    • Godi del tuo tempo libero senza stress: non importi nessun obiettivo vincolante o di svolgere attività che non ti appagano.
    • Non sprecare il tempo a tua disposizione se non sei riuscito a pianificarlo al meglio: improvvisare può essere una scelta vincente (ed avvincente)!
    • Come ogni impegno importante, organizzati affinché tu possa arrivare preparato. Evita di rimandarlo ripetutamente e non sottovalutare i suoi benefici.
    • Il tempo libero contribuisce al tuo benessere e, di conseguenza, alla tua felicità. Assicurati di averne durante la tua giornata e di utilizzarlo al meglio.

    Una volta un contadino disse: «Il tempo c’è, basta prenderselo». Forse il tempo in realtà è tutto libero. Non si tratta di liberare il tempo, ma di liberare noi stessi. Un’impresa talmente semplice e a portata di mano da risultare impossibile per le nostre vite e menti complicate.

    Se vuoi fare l’esperienza di un fine settimana in cui sperimentare uno “spazio ozioso consapevole”  dedicato al “ sentire”, all’insegna del benessere fisico e soprattutto energetico,con una serie di strumenti (distensione immaginativa, forest bathing, mindfulness, camminate consapevoli, tecniche di respirazione, pratiche di ascolto del corpo, ecc)  che ti verranno proposti per entrare meglio in contatto con le nostre risorse, lontano dalla solita routine, a contatto con il silenzio dei boschi, scrivimi a info@myhara.it

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