Percorso “Energia dei Numeri UNO” #5
Abbiamo già affrontato il tema della generatività nell’articolo di Luglio ‘GENERATIVITÀ’ per IL MANAGER EFFICACE: il SOSTEGNO COME STRUMENTO DI SUPPORTO’ definendola come un processo in continuo divenire che crea e dà vita.
Abbiamo anche parlato dell’equilibrio tra il principio femminile e quello maschile alla base della capacità generativa di ognuno di noi.
Queste due forze, se equilibrate, non si oppongono ma si completano creando interdipendenza. Non esiste separazione, ma siamo tutti tondi. Non siamo solo in una crescita verticale, dall’infanzia all’età adulta o come gli alberi dal basso verso l’alto, ma cresciamo a tutto tondo, in un movimento continuo e costante.
Che percezione hai di te in termini di sfericità ?
Quale percezione hai di te in movimento tondo, come una palla?
In questo movimento di integrazione passiamo dalla molteplicità delle nostre sfaccettature all’Uno e all’Uno nella molteplicità del TUTTO.
Ecco che si ritorna all’Energia di numeri UNO.
Generare, creare, dare vita sono atti sostenuti da poli complementari che creano unità.
Partiamo dal concetto di dualità come mezzo per impiegare la nostra creatività in azienda.
La dualità è ovunque.
Per esempio, in termini di frequenze di luce, il colore bianco è la presenza di tutti i colori ed è quindi un colore. Il nero è al contrario la completa assenza di colori.
Entrambi sono manifestazioni opposte ma complementari della luce.
L’antico pensiero naturalistico cinese ci parla di yin e yang come di energie originatesi dal vuoto, che con la loro interazione creano l’energia vitale (qi) e il mondo fenomenico.
L’ideogramma di yin e yang, rappresenta una collina, simbolo del prendere forma, dell’esistere come entità. ll versante buio della collina è il significato letterale di Yin.
L’opposto, maschile,rappresenta il lato assolato della montagna.
La vita si genera nella dualità.
Dal momento della creazione, della nascita, fino al momento della fine, del ritorno alla madre terra: ogni essere vivente è nella dualità di una danza di luce e ombre.
Ma in questa dualità, l’uno non può esistere senza l’altro. Al giorno segue la notte e viceversa, in questa rotondità e pienezza che non potrebbe essere se una delle due parti mancasse.
Anche la leggerezza ha un suo opposto a completamento: la gravità
Creatività in azienda: generare in leggerezza
L’atto generativo, e quindi creativo, si fonda sull’equilibrio tra gravità e leggerezza.
“E se la gravità è la forza che ti consente di andare a fondo nelle cose, di capirle poiché non ti accontenti, è poi la leggerezza che ti consente di capire che in fondo tutti gli abissi sono superfici, se visti dall’alto.” (Cardiopoetica)
I grandi artisti della materia ce lo insegnano: la leggerezza della maestria sta nel considerare la materia per poi togliere progressivamente parti di essa.
Con la riduzione del superfluo la materia prende forma lasciando andare ciò che non è essenziale e, alleggerita, ci restituisce l’opera d’arte.
Come posso accedere alla generatività e creatività in azienda utilizzando il potere della leggerezza?
Riportiamo a questo proposito un intervento di Alberto Munari, figlio dell’artista, designer e scrittore Bruno Munari, che ci introduce così al processo dell’atto creativo leggero, originale e libero all’interno di un sistema:
“Non è dunque, come spesso si crede erroneamente, l’assenza di regole o di vincoli che favorisce la creatività. Anzi la creatività nasce proprio dalla ricerca di modalità originali per muoversi agevolmente all’interno di regole prestabilite.
E’ nel rispetto delle regole che appare la maestria dell’artigiano.”
E poi Munari continua:
“La soluzione sta nell’atteggiamento con cui affrontare le esperienze della vita. Possiamo scegliere un atteggiamento epico o un atteggiamento tragico.
Con quello tragico gli eventi si subiscono, si vivono come provenienti dall’esterno e indipendenti dalla nostra responsabilità e dal nostro controllo, ineluttabili.
L’eroe tragico, anche quando lotta è sempre minacciato dal fato che presto o tardi si abbatterà su di lui. Se adottiamo questo atteggiamento non ci resta che una resa rinunciataria e rassegnata, che conduce a lamentarsi e a ricercare i colpevoli.
L’alternativa è scegliersi il ruolo dell’eroe epico, coraggioso e avventuroso, in costante ricerca.
L’atteggiamento epico ci porta ad assumere in prima persona le nostre responsabilità, a decidere con coraggio e ad affrontare le difficoltà senza cercare i colpevoli.
In questo approccio ci si basa sull’incontro, il confronto, il dialogo e la conversazione.
L’atteggiamento epico ci obbliga a risolvere la domanda epica fondamentale: “Perché siamo quello che siamo allorché avremmo potuto essere differenti?”
La creatività rientra nel pensiero epico, nell’agire privato di gravità, nell’abbandonare ed abbandonarsi, fidarsi di se stessi sottraendo i pesi inutili e lasciare che l’idea creativa, nuova o diversa, affiori naturalmente.
Dare vita con leggerezza, e sperimentare la nostra creatività in azienda è dunque una nostra scelta!
E’ un espressione manifesta del nostro volere privato della gravità del dovere.
Ed è nel verbo l’essenza della generatività.
Voler generare, è diverso da dover generare.
Ognuno di noi può percepire la propria giornata come una serie di attività che deve svolgere, subendone il peso e la gravità dell’impegno da portare a termine, e ritrovandosi a vivere una vita stagnante, fitta di preoccupazioni e al di fuori del nostro controllo.
Come mi sento all’idea di provare OGNI GIORNO a sostituire la parola “devo” con la parola “ voglio”?
Che emozione si muove dentro di me quando inizio ad osservare questa differenza?
Anche in questa oscillazione tra devo/voglio siamo ancora in un dualismo di cui, se non siamo consapevoli, si rischia di “ristagnare” nel “devo” ed ecco che ci si priva del movimento naturale. Il devo risponde alle costruzioni mentali, alle nostre credenze che ci rassicurano e a ciò che gli altri si aspettano. Il “voglio” risponde alla voce dell’anima, al nostro cuore a ciò che fa “vibrare” la nostra energia e ci trasforma in esseri creativi e appassionati.
Prima il dovere poi il piacere. E’ un inganno. E’ un inganno della mente e del sistema sociale per mantenere il controllo.
Ma se dobbiamo essere generativi dobbiamo connetterci a quella parte di noi che vuole creare, vibrare e vivere una vita appassionata.
Se sposto il focus da cosa devo fare perchè imposto, a cosa voglio fare perché in esso riconosco il mio senso e il mio valore, come percepisco dentro il senso di leggerezza? viceversa come sento gravità e pesantezza?
Cosa mi serve oggi per fare sempre più questa osservazione e spostamento?
A chi posso chiedere aiuto?
Se inizio a rendermi consapevole della responsabilità di trasformare la pesantezza in leggerezza, ecco che il mio essere, i miei pensieri, la mia forza, il mio coraggio si aprono a “nuovi spazi” mentali e del cuore. Arrivano nuove intuizioni, pensieri ecc. E in questo “volere” ci si scopre incredibilmente generativi e creativi.
Ricordarsi dei propri sogni, dei propri bisogni e, con consapevolezza, ritrovarli negli impegni di ogni giorno, che ci rendono vivi ci restituisce il potere di dare vita e non subirla.
Fai della tua vita di ogni giorno un capolavoro così che la galleria della tua vita contenga solo opere d’arte!
La via per portare creatività in azienda
La creatività si esprime meglio se coadiuvata dalla leggerezza.
La leggerezza, come abbiamo visto, e’ un concetto profondo, intriso di una logica per la quale la vivacità e mobilità dell’intelligenza riesce a sfuggire al peso delle costrizioni.
Non c’è creatività se ci si sente costretti.
Conoscere il mondo nella dissoluzione della compattezza del mondo ci permette di esprimere curiosità, creatività passione e gioia per ciò’ che stiamo facendo.
Quanta gioia c’è nei progetti lavorativi che stai perseguendo ?
Togliere peso alla materia significa concedere leggerezza alla pensosità, come diceva Calvino, dimostrando che il creativo non e’ distratto dalle cose, bensì in grado di accedere al movimento intuitivo e all’individuazione di idee per le quali il sogno di esse rende sostanza la loro espressione.
Esercizio n. 1 – Insistere o mollare?
“Chi molla non vince mai”
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”
“Chi l’ha dura, l’ha vinta”
Queste frasi riecheggiano come mantra nella nostra educazione e hanno un fondo di verità ma con una sostanziale consapevolezza: se quello che sto perseguendo è l’espressione autentica di me, del mio senso e valore.
Seth Godin nel libro “ll vicolo cieco” ci parla di “ abbandono reattivo seriale” e “abbandono strategico “
Il primo è compulsivo entra ed esce dai progetti, ma alle prime difficoltà’ molla.
Il secondo è più razionale e strategico.
A tal proposito Godin ci invita a riconoscere quando siamo in un vicolo cieco o in un fossato.
Nel primo caso, si lavora si lavora, senza che accada nulla. Non vi sono miglioramenti significativi e neppure peggioramenti significativi. Si lavora e basta.
Nel secondo caso, cita l’esempio di Microsoft
“Microsoft ha fallito due volte con Windows, quattro volte con Word, tre volte con Excel. L’intera azienda si basa sull’idea di procedere lungo il fossato senza risparmiare sforzi, modificando la tattica, ma senza mai mollare la grande idea».
Chi si trova nel fossato ha spesso la tentazione di mollare. Perché è stressato o perché il cammino sembra troppo faticoso. Ma, dice Godin, “il fossato è il segreto del vostro successo”.
Dire basta ai progetti che non conducono a nulla è indispensabile per portare avanti quelli che davvero contano.
Solo mollando si libererà in noi l’energia necessaria, la vitalità per portare avanti i progetti che hanno significato per noi, quelli che ci renderanno eccezionali.
1.Prendi carta e penna e fai l’elenco, sia in ambito lavorativo che personale, dei progetti che stai iniziando/ portando avanti nella tua vita.
2. Ora, prenditi del tempo, chiudi gli occhi e porta l’attenzione al tuo respiro, stai nel presente con ciò che è, senza giudicarlo, entra in un ascolto coraggioso ( del cuore) per osservare quali emozioni prendono il sopravvento e lasciale affiorare. Stai con quelle emozioni, qualunque esse siano: gioia, entusiasmo, paura, frustrazione, rassegnazione, ecc.
3. Apri gli occhi e osserva il tuo elenco e, senza troppo pensarci razionalmente lascia che la tua “pancia” indichi dove ti senti in un vicolo cieco e dove nel fossato.
4. Parti da questa consapevolezza per iniziare a convogliare la tua energia personale nella direzione che desideri. Colora il mandala (qui allegato) in silenzio, possibilmente con una bella musica di sottofondo e lascia che la tua energia inizi ad esprimersi liberamente.
5. Finito il mandala, gira il foglio e scrivi dietro una sola azione che potrai fare da domani per andare incontro alla tua creatività, percorrendo il fossato…
Il fossato è il nostro ikigai, il nostro sense of life e in quello spazio la nostra energia e’ molto più’ potente di quanto possiamo immaginare.
Esercizio n. 2
Ti suggerisco la lettura de “La Via della Leggerezza ” di Franco Berrino e Daniel Lumera
Ti aspettiamo la prossima settimana sul blog per continuare il nostro percorso.
Alla fine di questo viaggio, se vorrai, ci potremo confrontare approfondendo in modo pratico ed esperienziale tutti i pillars del metodo Energyogant durante la VI edizione dell’ENERGYOGANT WEBDAY che si terrà il 30 settembre 2020
Le iscrizioni sono già aperte e puoi richiedere informazioni o riservare già il tuo posto qui.
Ti aspettiamo!
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